I LOVE YOU, OLIVIA

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Mancavano solo due settimane al saggio di danza. Dicembre era arrivato in un lampo ed oltre alle luminarie per strada, i Babbi Natale fuori dai negozi e Jingle Bell Rock in ogni piazza a tutte le ore, aveva portato con sé tutte quelle cose che lo rendono un mese frenetico.

Il centro commerciale era un incubo, da questo punto di vista. Chi cercava lo spirito natalizio lo trovava a basso prezzo fra i suoi corridoi, ma chi ci lavorava, come Olivia, non percepiva più alcuna magia.

Il Rancio era molto più sopportabile. La musica di sottofondo era quella di sempre, i menù non avevano nulla di diverso. Sarebbe anche rimasto senza alcuna decorazione, se qualche cliente non avesse fatto dei commenti scherzosi a riguardo. Il proprietario se l'era legata al dito ed era per questo motivo che, una sera in cui non c'era troppa calca, Olivia tirò fuori lo stesso scatolone fatiscente che conteneva le cose di Halloween e cominciò ad appendere ghirlande spelacchiate un po' ovunque.

Enzo era seduto ad un tavolo. Aveva già consumato la sua cena e stava programmando su un diario le lezioni della settimana successiva, ma era troppo stanco per concentrarsi. Quando Olivia invase i suoi spazi per decorare la finestra sopra al suo tavolo, lui si lasciò distrarre.

«Abbiamo delle decorazioni a casa?» chiese Enzo.

«Praticamente nulla.»

«Dovremmo infilarci qualcuna di queste in tasca, allora.»

«Cosa preferisci? Babbo Natale con la faccia da maniaco o la renna senza un corno?»

Olivia pescò le due statuine dallo scatolone e gliele mostrò. Enzo sorrise ed allungò la schiena, stufo di star seduto. «Potremmo davvero fare un po' di shopping natalizio.»

Olivia stava per dire che ne faceva volentieri a meno, quando una collega corse da lei per pregarla di accogliere al posto suo un gruppo di clienti appena arrivato, dato che doveva scappare al bagno. Olivia mise giù le decorazioni e sorrise un'ultima volta ad Enzo, un sorriso che voleva dire "torno subito", ma quando vide chi erano i clienti si bloccò.

Enzo non li conosceva. Erano un gruppo di ragazzi vestiti sportivi e sembravano avere la stessa età di Olivia. Lei aveva la faccia di chi aveva appena visto un fantasma, ma i ragazzi si stavano già sedendo ad un tavolo per cui lei deglutì e andò a prendere le loro ordinazioni.

«Cuoghi!» esclamò uno di loro. «Non sapevo lavorassi qui! Voi lo sapevate, raga?»

«Che vi porto da bere?»

Olivia si segnò i nomi delle birre che volevano, poi apparecchiò velocemente con le tovagliette di carta e diede loro i menù. Sorrise per tutto il tempo, ma era quella smorfia cordiale che faceva quando odiava una situazione. Enzo cercò di essere discreto, ma quando Olivia tornò da quei ragazzi con le birre osservò la scena.

Chi erano? Degli ex-bulli? Dei molestatori? La versione giovane e raspante del tavolo uno?

Era convinto di quest'ultima teoria, quando Olivia si sporse per sistemare le birre sul tavolo e la collanina con il ciondolo a forma di "R" scivolò fuori dalla sua maglietta. Enzo l'aveva vista decine di volte e non ci avrebbe nemmeno fatto caso, se gli occhi di uno dei ragazzi non si fossero improvvisamente accesi.

Guardò la collana. Guardò Olivia. Guardò di nuovo la collana. Ad Olivia ci volle qualche secondo per notare i suoi sguardi, ma quando lo fece prese la collana e se la ficcò sotto i vestiti in tempo record, poi scappò in cucina. Il ragazzo rimase scuro in faccia, ma si sbarazzò di quell'ombra quando un amico gli mise un braccio attorno al collo per coinvolgerlo nella conversazione.

Mentre si vantavano di una partita a calcetto vinta contro un gruppo di olandesi, gli amici gli diedero del grande per aver segnato il punto decisivo e lo chiamarono Richi. Enzo poteva aver sentito male, magari era Michi o Nichi, ma ripeterono il suo nome.

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now