RIMPATRIATA

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Andare in moto con Riccardo era forse la cosa che Olivia preferiva al mondo.

Le piaceva andare veloce e superare tutti i bus. Le piaceva il vento che le strattonava i vestiti e le piaceva come ogni viaggio sembrasse un'infinita pausa dalla vita in cui la sua unica priorità era rimanere in sella. Senza né prima né dopo, senza arrivo e partenza. Un eterno limbo in cui l'unica cosa reale era la schiena di Riccardo.

Olivia amava in particolare quando le strade erano dritte e sgombre, come in quel momento. Riccardo guidava rilassato e lei poteva abbracciarlo un po' di più. Nello specchietto retrovisore c'era il riflesso delle sue mani aggrappate alla maglia di lui ed era un'immagine ancora così assurda che faticava a distogliere lo sguardo. Con l'urgenza di immortalarla per sempre, Olivia tirò fuori il cellulare e scattò una foto allo specchietto, poi tornò ad aggrapparsi a Riccardo.

Non vedeva l'ora di controllare come fosse venuto lo scatto, ma adesso doveva concentrarsi sul presente. Con il passare di ogni secondo erano sempre più vicini alla cena di classe ed Olivia aveva una paura folle, ma sentiva una vocina speranzosa che le prometteva che era solo questione di coraggio.

Ma Riccardo cominciava ad essere irrequieto. Rallentò quando arrivarono nei pressi della pizzeria in cui avevano appuntamento con i vecchi compagni di classe ed approfittò di una rotonda per tornare indietro. Lo fece in modo brusco, scartando all'ultimo l'uscita che doveva imboccare. Si infilò in una strada residenziale in cui non passava nessuno ed accostò di lato.

«Entriamo separati.» disse Riccardo appena si tolse il casco. «Glielo diciamo durante la cena. Puoi andare a piedi da qui?»

Non andava bene.

«Va bene. Ci vediamo là.»

Non andava affatto bene.

Riccardo la baciò a stampo e fece per rimettere il casco, ma si bloccò per tastarsi le labbra.

«Hai il rossetto o qualcosa?»

«No.»

«Okay.»

Riccardo si allacciò il casco e ripartì.

Rimasta sola in quella viuzza residenziale, Olivia cacciò l'inquietudine che le stava mettendo le mani addosso. Prese la collana che le aveva regalato Riccardo e la mise sotto ai vestiti, poi si incamminò.

La 3°A era quasi al completo quando Olivia li raggiunse. Stavano chiacchierando fuori dalla pizzeria ed era impossibile ricordare al primo colpo ogni faccia, ma si erano già spartiti nei gruppetti sociali di un tempo e questo rendeva le cose più facili.

Alcune persone erano rimaste identiche a dieci anni prima. Avevano lo stesso stile, lo stesso modo di parlare, lo stesso portamento, mentre altre erano irriconoscibili. Olivia stentò a capire chi fosse un ragazzo con i capelli ossigenati e le ci volle più di un'occhiata per riconoscere un trio di ragazze emo senza i tagli di capelli drastici ed il trucco pesante.

Anche Olivia era cambiata, ma quello lo sapevano tutti. Le voci erano arrivate anche a quei compagni di classe che studiavano dall'altra parte del mondo, eppure questo non impedì a nessuno di strabuzzare gli occhi quando la videro arrivare. Una ragazza in particolare, Rebecca, spalancò la bocca dalla sorpresa.

«Cuoghi?» esclamò, facendosi sentire da tutto il quartiere. «Sei tu?»

«Ciao.» disse Olivia.

La stavano fissando tutti. Il gruppetto delle ragazze. Il gruppetto degli strani. Quello dei bulletti. Riccardo era l'unico che guardava negli occhi ed Olivia colse la sua preoccupazione, ma era accerchiato dai suoi amici e lei non prolungò gli sguardi con lui.

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now