IL BILOCALE

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Enzo si trovava fuori Modena. La sua auto era parcheggiata lungo una stradina residenziale e nello specchietto retrovisore c'era incorniciata la figura di un giovane uomo in giacca e cravatta che fumava appoggiato al muretto di una casa. Sembrava un teppistello di quartiere, ma la cartellina che teneva sottobraccio diceva ad Enzo che era proprio lui la persona che doveva incontrare. Avevano un appuntamento alle quindici ed ormai non c'erano più scuse per temporeggiare.

Stropicciandosi la faccia per l'ultima volta, Enzo scese dall'auto e la chiuse. La pioggia aveva smesso di scendere e dalle nuvole era sbucato un raggio di sole, ma lui aveva gli occhi gonfi di pianto e tutta quella luce lo faceva sentire tremendamente esposto. Tenne la testa bassa, ma fu costretto a darsi un contegno quando l'agente immobiliare lo avvistò. Quest'ultimo spense la sigaretta e la gettò di lato, poi gli andò incontro con passo carismatico.

«Salve! È il signor Montorsi?»

«Sono io.»

«Prego, per di qui.»

I due si strinsero la mano, poi l'agente immobiliare aprì il cancellino del muretto a cui era appoggiato ed invitò Enzo a seguirlo.

L'appartamento non era nuovo di zecca, ma lo sembrava con le sue pareti tinte da poco ed il pavimento color bottiglia che rendeva il tutto molto moderno. L'agente immobiliare ne era entusiasta e descriveva ogni pregio come se fosse l'affare del secolo, ma Enzo si guardava intorno senza sapere cosa pensare.

Non era una brutta casa. Anzi, era davvero bella per rientrare nel suo budget, però c'erano troppe stanze. Troppi corridoi. Troppo spazio che lui non avrebbe riempito, se non con la sua solitudine.

«Allora? Che ne pensa?» gli chiese l'agente immobiliare alla fine della visita. Erano tornati all'ingresso e lui si era finalmente voltato a guardare Enzo, dopo aver passato gli ultimi cinque minuti a camminargli davanti. Enzo ricambiò il sorriso cordiale e pensò a qualcosa da dire, ma nell'indecisione decise di improvvisare. Tirò fuori il cellulare e lo mostrò all'agente immobiliare.

«Posso fare delle foto?»

«Certo che può! Vuole che gliele scatto io? Apro di più le tapparelle? Le ho già detto che tutte le tapparelle sono antigrandine?»

Alle sedici di quello stesso pomeriggio, Enzo stava visitando un altro appartamento. Era più piccolo del primo ed era già arredato (particolare che ovviamente si faceva risentire nel prezzo), ma Enzo decise che lo avrebbe scartato appena ci mise piede.

Il proprietario era un uomo insopportabile. Gli mostrò l'appartamento sventolando un magico telecomandino con cui gestiva tapparelle, luci, temperatura ed ogni altro aspetto tecnologico e si vantò più volte di come si potesse fare di tutto senza mai alzarsi dal letto.

Convinto di guadagnarsi la simpatia di Enzo, gli raccontò di aver acquistato quell'appartamento per tagliare le spese sempre più ingenti degli alberghi in cui portava le amanti. Era costretto a venderlo dato che la moglie sospettava qualcosa, ma quell'appartamento rimaneva il paradiso dello scapolo, un'isola pacifica nell'esorbitante scomodità ed oppressione dalla vita in famiglia.

Ed Enzo? Era sposato? Fidanzato? Aveva figli?

Enzo esitò prima di rispondere a queste domande. Il proprietario trasudava malizia ed era evidente che aveva già la battuta successiva pronta.

Se Enzo fosse stato single, il proprietario gli avrebbe dato del fortunato e lo avrebbe spronato a continuare così. Se avesse detto di essere sposato, cosa tecnicamente ancora vera, lui avrebbe apostrofato il matrimonio come una scocciatura. Se invece gli avesse detto la verità, cioè che era stato mollato da sua moglie tre settimane prima per un altro e stava soffrendo come un cane, non era difficile immaginare il consiglio che avrebbe potuto dargli.

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now