Amrothos

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La tempesta ci aveva portato fuori rotta. Molto fuori rotta. Quando il sole si levò in un cielo finalmente limpido, doppiammo un'isoletta e campimmo subito di essere condannati.

"Dannato Ossë!" escalmò la vedetta "Dol Amroth!" ci avvisò e poi procedette a esclamare una serie di imprecazioni che avrebbero fatto arrossire i marinai più navigati.

Il capitano iniziò a urlare ordini ma ormai era troppo tardi. Sentivamo le trombe e i tamburi della città suonare la chiamata alle armi e dal porto iniziò a uscire una nave da guerra. Era enorme.

Provammo a scappare, ma ci raggiunsero e allora sguainammo le spade preparandoci alla nostra ultima battaglia.

Loro erano tanti e molto meglio addestrati e, nonostante la nostra fiera resistenza, non ci misero molto a prendere il sopravvento. Improvvisamente sentii un braccio che mi cingeva le spalle tirandomi contro un petto in armatura e sentii una lama premere contro la mia gola. Invece di tagliarmi il collo, come mi aspettavo, la lama di fermò facendomi uscire solo una goccia di sangue. Il braccio mi prese saldamente per le spalle e mi fece girare. MI trovai davanti a un soldato alto in armatura argentata e mantello blu. I capelli neri gli scendevano sotto le spalle e gli occhi erano grigio chiaro. Impressionante quanti dettagli riesci a vedere quando la tua vita è appesa a un filo. Occhi che in quel momento erano spalancati. Sapevo che aveva visto sotto il mio travestimento, il braccio mi aveva stretta abbastanza da sentire i seni sotto la fascia con cui li stringeva contro il petto.

"Una donna?" eslamò stupito. Improvvisamente scese il silenzio intorno a noi. I superstiti mi guardavano con tanto d'occhi, nessuno lo aveva intuito. Sembravo solo un ragazzo un po' femmineo ai loro occhi. Solo il capitano lo sapeva, ma giaceva morto accanto al timone. Peccato. Era un pirata ma era un uomo decente. Sapevo però che avrebbe preferito morire così, sulla sua barca, da uomo libero.

"Thos?" chiese un altro soldato, avvicinandosi a quello che mi aveva risparmiata. Si assomigliavano parecchio, dovevano essere fratelli.

"È...è una donna Erchi" disse lui guardandomi ancora con tanto d'occhi. Quello che si chiamava Erchi mi lanciò un occhiata e poi mi strappò via la maglia, istintivamente mi coprii con le mani ma tanto valeva, i seni si vedevano troppo chiaramente, e anche la curva dei miei fianchi.

"Sì, è una donna. La prostituta della nave immagino" disse lui spassionatamente

"Non lo sono" ringhiai

"Nemmeno sapevamo che era una donna" disse in mio aiuto il cuoco. Lo sguardo di stupore della ciurma confermò la mia versione.

Erchirion scrollò le spalle ma Amrothos si tolse il mantello dalle spalle offrendomelo. Lo accettai mormorando un grazie. Il suo sorriso mi fece arrossire.

A quanto pare a Dol Amroth le donne non si imprigionano nelle segrete. Avevo una stanza e potevo girare per il castello con una guardia al seguito. Con mia grande sorpresa Amrothos veniva spesso a farmi da scorta e, a differenza delle altre guardie, mi parlava e rispondeva alle mie domande, facendomi vedere il castello. Scoprii che era il figlio del principe Imrahil di Dol Amroth. E io che pensavo fosse solo un ufficiale di marina! Mi presentò anche la sorella e ogni tanto venne anche lei a trovarmi. Aveva un sacco di domande. Per fortuna ci furono loro a garantire per me la notte che i miei compagni scapparono. Fratello e sorella assicurarono che io non li avevo aiutati in nessun modo. Fui felice che i miei vecchi compagni fossero riusciti a scampare alla forca.

Pian piano i mie capelli tornarono lunghi e mi riabituai a portare vestiti. Era piacevole non dover più fingere. Ma c'era un neo, oltre al fatto di essere prigioniera, ovvio. Il mare mi mancava da morire. Passavo lunghe ore alla finestra a guardarlo, desiderando con tutta me stessa di essere là fuori su un veliero.

One Shots da Valinor alla Terra di MezzoWhere stories live. Discover now