TRE MESI DI AFFITTO

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Erano le chiavi del bilocale. Enzo la ringraziò e le infilò in tasca, Olivia cercò di non pensarci troppo. Indossò un giacchetto e si caricò il borsone sportivo su una spalla.

«Ti ho scritto i miei orari su quella lavagnetta. Di solito ho poco tempo fra il primo lavoro ed il secondo, per cui ti chiedo se per favore puoi farmi trovare il bagno libero quando torno a casa alle sette. Così faccio la doccia e vado.»

«Lavori anche questa sera?»

«È un problema?»

«Nono, assolutamente. Pensavo... Pensavo avremmo cenato insieme per... Era solo un'idea mia, non ne avevamo parlato. Come non detto.»

«Okay. Passa una buona serata, allora.»

Olivia salutò Enzo con un cenno militare ed uscì dall'appartamento prima che la situazione si facesse ancora più imbarazzante.

Non poteva funzionare.

Olivia si era sforzata di crederci, ma ora che Enzo era sotto il suo stesso tetto le sembrava tutto ancora più assurdo. Avrebbe aspettato una, due settimane, forse anche un mese intero per vedere come andavano le cose, ma le sembrava ovvio che non poteva licenziarsi dal Rancio. Quella convivenza non sarebbe durata e lei doveva tenersi pronta a restituire l'anticipo sull'affitto.

Per tutto il tempo che passò lontana da casa, Olivia continuò a chiedersi cosa stesse facendo Enzo. Aveva finito di disfare le valigie? Dove aveva appeso l'accappatoio? Aveva messo lo spazzolino da denti nel suo stesso bicchiere o in un altro?

Chissà se aveva già fatto la spesa. Olivia gli aveva liberato metà frigo e metà credenza. Chissà se mangiava solo cose surgelate o se era un appassionato di cucina. E se la casa avesse cambiato odore?

Maledizione, si erano scordati di risolvere la questione armadio. Enzo non aveva ancora un posto dove mettere i vestiti. Dovevano comprare qualcosa all'Ikea, oppure potevano trovare il modo di utilizzare il mobiletto del televisore.

Olivia stava ancora pensando a questo tipo di cose mentre si cambiava nel guardaroba del Rancio, mentre appendeva le decorazioni di Halloween prima che arrivassero i clienti, mentre puliva il vomito di un ragazzino che si era strozzato con una patatina.

Era passata la mezzanotte, quando Olivia si incamminò per tornare a casa. Le faceva male tutto, ma era così agitata che non aveva un briciolo di sonno. Quando arrivò davanti alla porta del bilocale e vide che lo stipite era stato ricoperto di post-it, si allarmò subito e corse a leggerli, temendo il peggio.

"Ho fatto cadere le tue creme." diceva il primo. "Non si è rotto nulla, ma posso ricomprarle."

"Domani mi sveglio alle sette meno dieci. Se è un problema, svegliami."

"Ti ho lasciato la lucina accesa. Puoi spegnerla quando arrivi, buonanotte."

Olivia li staccò man mano che li leggeva, poi prese un bel respiro.

Eccoci.

Era arrivato il momento che temeva da quando era uscita di casa.

Olivia inserì la chiave nella toppa. La girò piano, trasalendo quando la serratura fece più rumore di quanto si aspettasse, poi aprì la porta e se la chiuse dietro subito per non fare entrare la luce delle scale. Inserì il chiavistello, sempre a rallentatore.

Nella penombra del suo salotto, Enzo Montorsi dormiva abbracciato a quel cuscino che si era portato dietro. Era sdraiato su un fianco e dava la schiena alla porta, per cui Olivia si sentì più libera di far vagare lo sguardo.

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now