Enzo scese dall'auto ed aprì il cancello della villetta, poi entrò guidando a passo d'uomo. La ghiaia scricchiolava sotto le ruote, ma nessuno si affacciò dalle finestre e lui parcheggiò nel primo spiazzo d'erba che trovò. Ignorando il modo in cui gli sudavano le mani, Enzo camminò fino al portone d'ingresso e suonò il campanello, anche se aveva le chiavi di casa in tasca.

Dall'interno non giunse nessun rumore, anche se le luci del piano terra erano accese. Prima che il suo coraggio potesse evaporare, Enzo suonò una seconda volta e fece un passo indietro.

Avrebbe contato fino a dieci, poi se ne sarebbe andato.

«Amore? Sei tu?»

La voce di Catia giunse da dietro di lui. Enzo trasalì dalla sorpresa e si girò a fronteggiarla.

Catia era già in pigiama e teneva fra le braccia una cassa di vino rosso. Quando vide Enzo restò a bocca aperta, ma non sembrava arrabbiata.

«Enzo! Che ci fai qui?»

«Ciao. Io...»

«Sei arrivato con un tempismo perfetto! Vuoi mangiare qualcosa? Alessandro tornerà a momenti con la spesa.»

«Veramente...»

«Se hai già cenato puoi bere con noi. O mangiare il dolce. Ho imparato a fare il gelato senza latte.»

«Non sono qui per mangiare il gelato. E nemmeno per conoscere Alessandro.»

Catia non si aspettava quell'improvvisa ondata di spontaneità. Ammutolì ed Enzo cominciò ad avere caldo, ma ora che aveva preso la rincorsa non poteva fermarsi.

«Dobbiamo parlare, Catia. Lo so, oggi ci siamo già visti, avrei potuto tirare fuori questo discorso al ristorante cinese, ma io non voglio che fra noi sia finita. Siamo sposati. Stavamo bene. Non puoi... Non puoi darmi una possibilità, prima di scegliere?»

Catia rimase in silenzio. Enzo poteva rimangiarsi quello che aveva detto e toglierla d'impaccio, ma non voleva vanificare così i suoi sforzi. Tenne la bocca chiusa e alla fine Catia dovette rispondere.

«Enzo...» disse. Era un lamento. Un ammonito. Uno di quei versi che si fanno ai bambini quando macchiano la tovaglia con il sugo. «Non fare così. Io voglio davvero che restiamo amici.»

«Ti amo. Te lo dirò più spesso.»

«Mi dispiace. È andata così.»

È andata così.

Enzo sapeva che quelle tre parole si sarebbero scavate un posto fisso nei suoi ricordi nel momento in cui le sentì pronunciare. Per un attimo si sentì ferito, quasi arrabbiato per quella crudeltà gratuita proveniente dalla persona a cui aveva giurato amore fino alla morte, poi ebbe pietà di sé stesso.

Aveva chiesto un confronto ed era stato accontentato. Se si sentiva di merda non era colpa della sincerità di Catia, ma della speranza che era una canaglia.

Enzo abbassò la testa.

«Scusa se sono venuto senza avvisare. Non succederà più.»

«Aspetta, Enzo. Resta.»

«Scusa.»

Enzo tornò alla sua auto. Catia lo guardava con occhi dispiaciuti e continuava a dirgli di restare, ma lui salì a bordo e sgommò via. Puntò dritto al cancello, ma proprio mentre stava per immettersi in strada, si ritrovò accecato da un paio di fanali.

Fu questione di un attimo.

Enzo si ritrovò faccia a faccia con un'altra auto.

L'altro autista inchiodò con una prontezza di riflessi da non dare per scontata, ma Enzo andava troppo veloce. Pestò il freno con tutta la forza che aveva in corpo, ma per scansare l'altra auto dovette per forza sterzare a destra. Finì contro una delle colonnine del cancello e non capì nulla di quello che stava succedendo, finché non udì il versaccio metallico dei mattoni che distruggevano la sua portiera del passeggero.

Finalmente tutto si fermò. Enzo realizzò di essersi coperto la testa con un braccio solo quando lasciò andare l'aria che aveva nei polmoni.

Stava tremando. Il suo cuore batteva così forte che non si sarebbe stupito se gli fosse venuto un infarto. Desiderava con tutto se stesso farla finita con le emozioni forti, ma purtroppo aveva un'idea abbastanza realistica sulla persona con cui aveva rischiato di fare un frontale.

Alessandro, il nuovo compagno di Catia, uscì dalla propria auto e cercò Enzo con lo sguardo.

«Ehi!» urlò. «Tutto okay? Stai bene?»

Era diverso da come lo aveva immaginato. Era basso. Pelato. Con le gambe magroline e le braccia muscolose, nonostante non fosse più giovanissimo. Indossava una tuta sportiva di marca e la sua BMW era in perfetta sintonia con il suo stile. L'auto di Enzo era una carriola per nonnine, in confronto. Enzo stesso era una nonnina.

Alessandro stava ancora aspettando una risposta, ma Enzo era troppo stravolto per essere cordiale con lui. Soffrendo per il suono orribile che fece la sua portiera nello staccarsi dalla colonnina del cancello, accese di nuovo il motore dell'auto e fece retromarcia quanto bastava per lasciare ad Alessandro lo spazio necessario per entrare in giardino. Alessandro rimase in piedi fuori dalla sua BMW, ma quando capì cosa voleva, decise di non umiliarlo ulteriormente.

Alessandro salì in macchina ed entrò in giardino. Enzo ne uscì senza guardarsi indietro. In un attimo si ritrovò di nuovo in mezzo alla campagna, come se non avesse mai smesso di guidare. L'urto con la colonnina gli echeggiava nelle ossa e gli faceva tremare le braccia, ma lui si teneva ben saldo al volante.

Guidò con prudenza per i primi dieci metri, poi mise la terza, la quarta, la quinta. Anche se le buche facevano sobbalzare la sua auto, lui pestò l'acceleratore più forte di prima.

Spazio Autore:

...chi come me amava follemente Paperinik? In una vecchia versione di questa scena, Enzo trovava il salvadanaio a forma di deposito di Zio Paperone aka uno dei cimeli a cui tenevo di più durante la mia infanzia haha 

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo di questo episodio! Finalmente si comincia ad entrare un po' più nel vivo della storia. Io comincio già a temere che la pubblicazione di questa storia volerà in un attimo quando è in cantiere da ben due anni... L'altro giorno ho ritrovato uno dei primissimi file e l'ultima volta che lo aveva salvato era dicembre 2020. Buon secondo anniversario a me.

Grazie per aver letto! Vi aspetto mercoledì prossimo 💜 Oppure sui miei social! Trovate tutti i link nel LinkTree che ho messo in bio✨

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now