E SE TI DICESSI CHE SONO INCAPACE DI TOLLERARE IL MIO STESSO CUORE?

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Il silenzio all'interno del ristorantino non aiutava a far passare il tempo. Gli unici suoni che lo spezzavano erano i versi di battaglia ed il clangore di spade magiche provenienti dal videogioco che teneva impegnato il ragazzone dietro alla cassa. Stava giocando da un'ora e si interrompeva solo per rispondere al telefono o preparare l'ordinazione di un cliente in arrivo.

Fu solo quando perse una partita che dichiarò ufficialmente conclusa quella sessione di gaming. Si alzò in piedi per fare un po' di stretching ed incrociò per caso lo sguardo di Enzo. Enzo distolse subito il suo, ma il ragazzo notò i giochetti che stava facendo con la fede nuziale e cominciò ad annuire. Sorrise, come chi la sa lunga.

«Sta aspettando un'amica speciale?»

«Aspetto mia moglie.» disse Enzo.

«Certo.»

Il ragazzone mosse le sopracciglia in modo suggestivo ed approvò la situazione con un pollice insù. Enzo arrossì, particolare che non aiutava a provare la sua sincerità, ma non poteva farci nulla. Si girò di nuovo verso la vetrina e solo così si accorse che gli era appena passata davanti la persona che stava aspettando. Enzo scattò in piedi e si sistemò i capelli bagnati giusto in tempo.

La porta del ristorantino venne aperta e Catia Nocetti fece il suo ingresso senza tante cerimonie. Si guardò attorno, alla ricerca di un angolo in cui lasciare l'ombrello fradicio, poi alzò lo sguardo e cercò Enzo.

Enzo conosceva quel viso meglio del proprio. Gli capitava spesso di passare davanti allo specchio e di trovare qualcosa di dissociante nella propria immagine, invece quella di lei era una certezza.

Catia dimostrava appieno i suoi trentacinque anni. La sua fronte spaziosa raccontava quanto era intelligente, i capelli liscissimi, solitamente legati in una coda bassa, suggerivano quanto la sicurezza che aveva in se stessa non derivasse dall'aspetto fisico. Quel giorno indossava un paio di jeans con una giacca da completo, ma qualsiasi cosa scegliesse dall'armadio non riusciva mai a non sembrare l'adulta che era diventata.

Non ne avevano mai parlato, ma Enzo era convinto che lei fosse l'unica persona al mondo ad apparire all'esterno come si vedeva dall'interno. Senza compromessi. Con ogni vestito, in ogni luogo, accerchiata dalle persone più diverse. Non c'era stata una volta in cinque anni di matrimonio in cui Enzo l'avesse guardata e avesse pensato che era fuori posto.

L'aveva invidiata per questo.

Se ne era innamorato per lo stesso motivo.

«Ehi...» disse Catia, non appena lo vide. Gli andò incontro a braccia aperte, come se fossero vecchi amici che non si vedevano da tempo, ma per fortuna il loro abbraccio fu breve: Catia teneva in mano una grossa busta di carta che si mise in mezzo nel momento giusto e diede ad entrambi una scusa per fare un passo indietro.

«Scusa per il ritardo.» disse Catia, allegra. «Sei qui da molto?»

«No. Sono appena arrivato.»

Il ragazzone dietro alla cassa si schiarì la voce. Enzo gli lanciò un'occhiata supplichevole e Catia finse di non accorgersene. Si sedette al tavolo occupato da Enzo con un gran sospiro di contentezza e lui la imitò. Si rimise a giocherellare con la fede, ma appena lo realizzò nascose le mani sotto al tavolo.

Erano ufficialmente seduti uno di fronte all'altra. Catia sembrava piena di cose da raccontare, mentre Enzo era incapace di guardarla negli occhi.

«Allora...» disse Catia.

«Allora...» ripeté Enzo.

Catia rise, un po' nervosa. Prese la grossa busta e la passò ad Enzo da sopra al tavolo.

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now