MANI SCONOSCIUTE

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Erano la peggior marca di uomo che esistesse al mondo. Olivia non amava essere così categorica con le persone, ma con loro non c'erano margini di miglioramento.

Gli uomini del tavolo uno, così soprannominati perché insistevano per avere ogni settimana lo stesso tavolo, avevano dai trenta ai quarant'anni. Erano tutti sposati, a giudicare dalle fedi che portavano all'anulare, ed usavano il loro tempo al Rancio per sfogare le bestie che fra le pareti domestiche dovevano domare.

Trattavano con sufficienza il personale formato da ventenni. Provocavano i ragazzini dei tavoli vicini per il gusto di fargli bollire il sangue. Facevano scenate ad ogni pretesto. Ad Olivia si rizzavano i capelli ad ascoltare di sfuggita i loro discorsi machisti, ma non poteva rifiutarsi di servire il loro tavolo quando chiedevano espressamente di lei.

L'avevano presa in simpatia. Non si sapeva perché. Poteva sembrare una cosa positiva, considerato che con gli altri camerieri erano dei gran maleducati, ma con lei erano dei gran maleducati e dei gran cretini.

Si divertivano a provarci con lei. La corteggiavano in gruppo. Nessuno di loro era davvero interessato, ma Olivia ed i suoi sguardi seri rappresentavano la sfida perfetta e loro amavano dar spettacolo per i propri amici. Quella sera, poi, erano ancora più esaltati del solito.

Olivia non sapeva chi fosse il festeggiato, ma le bastò passare in rassegna gli uomini del tavolo uno con un'occhiata per individuarlo. Era l'unico ad essere rimasto seduto, mentre gli altri facevano baldoria. L'unico che si guardava attorno con una timidezza da ragazzino, nonostante i trentacinque anni dichiarati dalla candelina sulla torta. Quella doveva essere la primissima volta che veniva al Rancio, perché Olivia era certa di non averlo mai visto ed ebbe l'impressione che non c'entrasse nulla con il resto del gruppo.

Tutto in lui era gentile. Gli occhi. Le espressioni. I capelli chiari. Aveva una stazza imponente che lo avrebbe reso attraente agli occhi di molti, ma i suoi vestiti scialbi raccontavano che non sfruttava mai la cosa a suo favore. Sembrava appena uscito da una chiesa. O da un colloquio per fare il bibliotecario.

Non era stato lui a chiedere la donna nuda. Quella di Olivia era solo una deduzione, ma ne ebbe la conferma quando raggiunse il tavolo e gli mise la torta davanti. Il festeggiato la ringraziò con un sorrisino imbarazzato, poi vide l'immagine e le sue orecchie diventarono viola. Distolse subito lo sguardo, mentre le sue guance si tingevano di quello stesso colore, ma gli amici gli indicarono la candelina e lo incitarono a spegnerla finché lui non soffiò in fretta, senza nemmeno esprimere il desiderio.

Olivia aspettò che il nastro di fumo si dissolvesse nell'aria, poi si fece avanti per prendere la torta.

«Posso farla tagliare?»

«Aspettate!» disse uno del gruppo. «La foto insieme!»

In men che non si dica, gli uomini del tavolo uno si strinsero attorno al festeggiato e si misero in posa per un selfie. Olivia cercò di mettersi in disparte, dato che non aveva nessuna intenzione di comparire in quella foto, ma un braccio le circondò le spalle e la tenne ferma dov'era.

Paolone era il bello e borioso del tavolo uno. Era convinto di piacere alle donne solo perché aveva ancora tutti i capelli in testa e pensava che quella dote fosse un lasciapassare per tutte le cazzate che diceva. Olivia aveva già avuto a che fare con il suo narcisismo, ma rimase comunque interdetta dall'improvviso contatto fisico. Gli lanciò un'occhiata stranita e lui le indicò il cellulare dell'amico che stava scattando la foto.

«Sorridi.»

Olivia non sorrise, ma la sua schiena venne coperta da mani sconosciute e lei finì nel selfie prima che potesse decidere come reagire.

I LOVE YOU, OLIVIAWo Geschichten leben. Entdecke jetzt