Capitolo 11.

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-Anche io ho molte cose da spiegarti.

Il mio cervello ci impiega meno tempo del previsto per realizzare quello che sta succedendo.
Mio fratello Hiro è, insieme ad Estelle, l'unico componente rimasto in vita del CDR, è la persona con cui dovremo affrontare una missione a dir poco mortale e, soprattutto, questo significa che è al corrente di tutto.
Mi stacco dal suo abbraccio spingendolo via e lui non sembra sorpreso dal mio gesto, anzi ridacchia come un idiota.

-Sei arrabbiata vedo.- mi dice incrociando le braccia al petto e io mi sento ribollire dal fastidio.

-Certo che la sono! T-tu ci sei dentro fino al collo in questa storia e non me lo hai mai detto.- ammetto che il mio tono di voce è leggermente alto ma non mi importa perchè in questo momento realizzo un altra cosa che sento più grave delle altre. -Tu sapevi degli esperimenti?- domando fulminandolo con lo sguardo.

-Si, sono venuto a scoprirlo quando sono entrato nel CDR ma oramai era troppo tardi, per te e per poter fermare papà.- risponde e stavolta il suo sguardo si fa serio, quasi dispiaciuto.

-Ehi, quindi sei tu Hiro?- domanda Archel puntandogli il dito contro.
Mio fratello annuisce e gli porge la mano, che Archel afferra e stringe sorridente. -Piacere di conoscerti.-

-Il piacere è mio.-

Gidan e Clare si fanno avanti e quest'ultima lo scruta con interesse, forse troppo.
Hiro si volta verso di loro e saluta Gidan come un amico di vecchia data, poi sorride a Clare e si presenta.

-Clare.- dice annuendo e stringendo la sua mano.

-Bene, ci siamo tutti quindi?- domanda lui controllandoci come se fossimo un gruppetto di bambini in gita. - Meglio andarcene di qui, il portale potrebbe essere controllato.

Si gira e comincia a camminare, dirigendosi verso un vicolo piuttosto buio e stretto. Prima di seguirlo mi guardo intorno notando che, al contrario del luogo da cui siamo arrivati, questo posto mette i brividi: è una piccola piazza nascosta tra i palazzi, illuminata fievolmente da alcune lampade di metallo attaccate ai muri circostanti, il portale si confonde con le altre porte marcite che si affacciano sullo spiazzo e c'è una nauseante puzza di zolfo.
Rabbrividisco e mi accorgo che Gidan mi ha preso la mano, tirandomi gentilmente verso il vicolo.

-Va tutto bene? Sei impallidita- mi domanda sussurrando quando mi metto accanto a lui.

-Questo posto mi mette i brividi..- un altro brivido mi corre lungo la schiena.

Lui non aggiunge altro, semplicemente mi lascia un bacio tra i capelli e riprende a guardare davanti a se, per non perdere di vista gli altri.

-Dove stiamo andando?- domanda Archel.

-Potere considerarlo come un posto sicuro, uno dei pochi rimasti per noi.- risponde mio fratello guardandosi intorno furtivo e poi girando, imboccando un altro vicolo ancora più stretto.
Nessuno si sente di ribattere o dire qualcos'altro, così continuiamo a seguire la testa nera di mio fratello attraverso quel labirinto.
Perchè qui tutto mette i brividi?

I muri che delineano il piccolo spazio in cui camminiamo sono umidi, marci e puzzano ancora di più di zolfo.
Ad un certo punto si sente un urlo raccapricciante provenire da lontano, assomiglia al rumore delle unghie su di una lavagna.
Clare sobbalza e va addosso a mio fratello facendolo quasi cadere, nonostante lei sia piccola la metà di lui, e quando si accorge dell'accaduto arrossisce e si sposta.
Ci guardiamo intorno e io stringo più forte la mano a Gidan.

-Che cos'è stato?- domanda tremante la mora.

-So che vi sembrerà strano ma finché resterete qui questi rumori saranno all'ordine del giorno.- dice senza veramente rispondere alla domanda.
Perchè si comporta così? Penso. Perchè fa il misterioso?

Guardo mio fratello mentre riprende a camminare, sembra così diverso dal solito.
Al contrario di quello che tutti pensano di lui conoscendolo come Sanatore, non è mai stato un ragazzo capace di essere indipendente, infatti ha sempre vissuto a casa con me e la mamma, ma nonostante tutto ha sempre avuto la battuta pronta e il sorriso sulle labbra, ma ora vederlo così freddo, autoritario e riservato mi riempie di malinconia.
Sospiro abbassando lo sguardo e concentrandomi sul suolo sdrucciolevole del vicolo.

Faccio un respiro profondo sperando di raccogliere più aria pura possibile.
Oramai stiamo camminando da un ora e più andiamo avanti, più l'aria si fa calda e pesante.
Le mie gambe, che oramai si muovo in modo meccanico, mi fanno male ed ogni passo mi sembra l'ultimo, prima di crollare a terra.

-Eccoci!- esclama Hiro improvvisamente e tutti i nostri sguardi si illuminano contemporaneamente nell'udire quelle parole tanto attese.

Quest'ultimo si volta verso il muro di destra e infila una chiave dentro la serratura arrugginita di una porta verde appena ridipinta, che in questo posto sembra così strana. La apre facendola cigolare e ci invita ad entrare all'intero;
Appena scavalco l'ingresso rimango a bocca aperta, tutto questo posto sembra così fuori luogo: l'interno di un salotto arredato con toni di bianco e rosso si apre davanti a noi, al fondo una parete quasi tutta vetrata si affaccia sul paesaggio che da qui sembra un enorme distesa di terra marrone e ocra.

Mio fratello ci supera e scompare dietro l'angolo formato dal muro lungo l'ingresso, lo seguiamo ancora con lo sguardo che scruta il salotto e ci ritroviamo in una piccola cucina munita di fornelli e un tavolo da sei posti. Mi accorgo che alla mia sinistra c'è una porta aperta che da su una scala di legno compresa fra due muri.

-Al piano di sopra ci sono tre stanze ed un bagno..- comincia a dire Hiro attirando la nostra attenzione. - Una è già occupata ma le altre due potete dividerle fra di voi. Magari maschi e femmine.- aggiunge rivolgendomi un occhiataccia mentre pronuncia l'ultima frase.
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo.
Ce l'ha ancora con la storia del fratello iperprotettivo?

-Grazie mille fratellone, ma ti ricordo che ho compiuto due mesi fa diciannove anni.- ribatto incrociando le braccia al petto.

Lui mi fa la linguaccia e poi si volta verso la cucina chiedendo ai due ragazzi di dargli una mano per sistemare un mobile.

-Che cosa intendevate dire?- mi chiede Clare avvicinandosi a me.

-Mio fratello non vuole che io e Gidan dormiamo nella stessa stanza.- comincio a dire senza smette di fulminarlo con lo sguardo. -Anche a casa ha fatto una scenata del genere.

Lei mi osserva e poi scoppia a ridere; mi volto e faccio la finta offesa dalla sua reazione.

-Grazie tante!- metto un finto broncio e mi giro, in direzione dei divani bianchi.

-Scusa ma..- cerca di dire in mezzo alle risate. -Tutto questo è così tenero e ridicolo allo stesso tempo.

Poso il mio zaino a terra e mi abbasso per sedermi ma qualcosa nella vetrata attira la mia attenzione, o meglio, è qualcosa attraverso la vetrata ad attirarmi.
Mi rimetti diritta e mi avvicino, ignorando Clare che mi chiede incessantemente cosa c'è che non va.
Arrivo davanti alla finestra e inorridisco, coprendomi la bocca per non urlare: tutto il paesaggio circostante è terra, bruciata o scavata, le persone scappano, si nascondono oppure giacciono ferme sul suolo, sporche di terra e sangue; numerosi incendi ricoprono i pochi arbusti presenti nel luogo, in lontananza ci sono rovine di palazzi e cumuli di carcasse umane.
Dalla strada al disotto provengono urla, urla simili o a volte peggiori di quella udita prima mentre strani versi e ruggiti si confondono con esse.
Questo è l'inferno.

-Dove siamo finiti?- soffia Clare accanto a me in un sussurro e io rispondo alla sua domanda con un gemito soffocato, alla vista di quell'orrore.

~ ~ ~ ~ ~

Lo so, sono in ritardo. Ma queste due settimane sono un inferno per me! Infatti questo sarà l'ultimo aggiornamento di Giugno perchè tutta la prossima settimana, e in più alcuni giorni, ho troppe cose da fare anche solo per respirare. Mi dispy.

Questo capitolo fa schifo ma dovevo in qualche modo introdurre Hiro e l'inquietante mondo parallelo di Elveres (tan tan taan).

Alla prossima, kiss

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