Donuts

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La porta si chiuse alle nostre spalle lasciando i timori e le ansie al di là di quel sottile confine: il confine che segnava definitivamente l'inizio della nostra stupenda relazione; ma, come in tutte le attività, bisognava prima superare un grande ostacolo, scalino per scalino, prima di arrivare in cima e godersi la vista.

Sapevo che sarebbe stato difficile, e magari lungo, ma con Nick al mio fianco, avremmo potuto superare qualsiasi cosa.

Come se fossimo delle superstar, molti degli studenti che c'erano nel corridoio, si girarono verso di noi, specialmente verso il mio ragazzo, e ci giudicarono con degli occhi accusatori; nessuna parola, solo sguardi taglienti come dei coltelli e smorfie di disgusto. Mi sentivo un po' in soggezione però, con l'aiuto della sua forte mano, riuscimmo ad oltrepassare quell'inferno. Quella era la prova schiacciante della nostra relazione, del nostro amore, legame, e mi sentivo molto più sicuro a camminarci accanto, senza più paura.

Lo vedevo combattuto, in preda ad una tempesta di emozioni, quindi, per farlo stare meglio, gli strinsi ancora più forte la mano, per ricordargli che c'ero io al suo fianco; che poteva contare su di me, sul mio appoggio e affetto.

Lui si girò, mi guardò in faccia, dritto nei miei occhi, e sorrise anche lui, rassicurandomi. Il suo sorriso tenero, il suo viso splendido, i suoi capelli dorati, i suoi occhi autunnali, mi facevano amare Nick ogni secondo di più; questo è l'amore: trovare la bellezza anche nelle cose comuni e dove gli altri non vedono nulla di speciale.

Con tutti gli sguardi della scuola puntati addosso, camminare in quel corridoio mi sembrava eterno, ma forse era meglio così: avrei passato più tempo insieme al mio fidanzato.

Magari lui non lo noterà mai, però non mi ero più sentito libero come in quel modo; era un vecchio ricordo, quasi un sogno, che spolverai dopo tanti anni, che liberai dalla catene del tempo.

Arrivammo, finalmente, in classe e solo dopo esserci seduti, facemmo un grosso respiro di sollievo.

"Ce l'hai fatta" Dissi, praticamente sottovoce, ma entusiasta di aver fatto superare la barriera al mio bellissimo ragazzo.

"Ce l'abbiamo fatta" Mi corresse. Il suo soave tono di voce quasi rimbombava in quell'aula ancora vuota, che mi sembrava l'unico posto sicuro dell'intera scuola.

"Come stai?".

"Potrei stare meglio ... però, grazie a te, non ho avuto troppa paura" Esitò un attimo; contemplavo i suoi occhi mozzafiato. Ero rapito dal suo sguardo fugace che, in un modo o nell'altro, mi dava sicurezza e forza.

"Grazie" Continuò.

Il caldo sole primaverile già entrava dalle grandi finestre e, io, guardavo i suoi timidi raggi, colorare di splendidi colori l'intera aula.

Non aspettai un secondo di più e, senza una vera e propria ragione, lo abbracciai: era il mio modo di dirgli grazie. Anche se può sembrare strano, lui mi ha aiutato a superare le paure che mi perseguitavano da un anno oramai; dopo il coming out, avevo timore ed ansia a camminare nei corridoi perché venivo preso in giro, deriso e guardato male, come se fossi diverso. In poche parole, avevo paura di mostrare il vero me stesso.

Il nostro caldo abbraccio riusciva a curare tutte le ferite coagulanti che avevamo: era la medicina migliore e più efficace. Lo era e lo è sempre stata: si chiama amore. Credo che quello fosse il nostro modo per farci stare bene a vicenda; era la nostra sicurezza, la nostra oasi in mezzo al deserto, il nostro pasto dopo un lungo digiuno.

Come consuetudine, quel momento venne rotto dal professore e gli altri studenti che entrarono in classe.

Durante la lezione, cercando di non farsi scoprire, Nick mi allungò un suo solito bigliettino; lo presi, furtivo, e lo lessi seduta stante.

Sotto la mia alaWhere stories live. Discover now