Il graffito

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E anche quella giornata, con i freschi colori primaverili, lasciò spazio alla giovane sera, facendosi cullare dalle sicure stelle e dal caldo venticello.

"Grazie mille per il pomeriggio semplicemente fantastico" Dissi, sorridendo come solo un bambino fa.

"Sono io che devo ringraziare te: riesci a rendermi me stesso e, quindi, essere veramente felice". Mi accarezzò gentilmente la guancia con le sue setose mani.

Avrei voluto che quel momento durasse per sempre ma, purtroppo, anche quello volò via come la sabbia scivola tra le dita.

Durante il tragitto del ritorno, Nick, continuava a filmare con la sua videocamera retrò, come un regista impegnato nel suo faticoso lavoro.

"Dai smettila!" Esclamai, ridendo e oscurando l'obbiettivo per non farmi riprendere.

"Sù Char! Era solo per avere un ricordo di noi due, un ricordo di questa giornata magnifica ..." Disse, aspettando una risposta ed abbassando la telecamera.

"Vuoi una memoria di oggi?" Chiesi; lui annuì.

"Allora eccola" E lo baciai.

Lasciò scivolare la videocamera, facendola finire nella borsa, e mi strinse a sé: so che ne aveva bisogno. So che aveva bisogno, necessitava, calore; e non intendo come temperatura, ma come affetto, amore. So che potrà sembrare un semplice e comune abbraccio ma, quando qualcuno ne sente la necessità, diventa il pilastro che fa andare avanti, che spinge a sorridere, ridere ed essere contenti della propria vita e delle persone che la colorano.

Guardavo, lontano ed immobile, l'orizzonte arancio, cedere alla pressione dell'oscurità della fresca notte e diventare sempre più buio, lasciando alle spalle ogni tonalità accesa di colore. Ero talmente stanco che mi addormentai in quel poco tempo che passammo sull'autobus; fui svegliato dal mio ragazzo che mi scosse dolcemente la spalla.

"Char ... siamo arrivati" Bisbigliò al mio orecchio con la sua magnifica voce. Aprii gli occhi, un po' scombussolato, e mi alzai pian piano.

Scesi, la calura del pomeriggio cambiò e diventò una fresca arietta che ci scompigliava i capelli. Rimanemmo fermi per qualche secondo, solo guardandoci, prima che Nick avesse il coraggio di rompere quell'istante e parlare.

"Grazie" Disse sorridendo e mostrandomi le sue fossette, le sue stupende fossette.

Non dissi nulla e mi lasciai andare tra le sue braccia: quello era il mio modo per dirgli grazie; lì mi sentivo al sicuro, come in una capanna nel bel mezzo della foresta, un focolare durante una bufera, ma era solo il mio ragazzo.

"Ci vediamo a scuola, allora" Mi disse, guardandomi dall'alto.

"Non vedo l'ora! Voglio restare ancora con te!" Risposi, lamentandomi simpaticamente.

"Avremo tempo lunedì amore".

"Va bene!" E alzai gli occhi al cielo, ridacchiando.

"Buonasera e buonanotte piccolo" Esclamò, dandomi un bacetto.

"Buonanotte anche a te" Dissi, diventando rossastro sulle guance.

Le nostre strade si divisero fino al rientro alla Truham. Sentivo come se i nostri cuori fossero ancora più vicini di quanto non lo fossero stati fisicamente.

Salii in camera, mi misi le cuffie e suonai un po' la batteria, sia per rilassarmi che sfogarmi: ne avevo bisogno.

Abbandonarsi alla musica, secondo me, era il metodo migliore per sciogliere tutti i complessi nodi che attorcigliavano la corda della mia vita; era uno sfogo, una passione: era come entrare in un universo alternativo dove i miei problemi, le mie insicurezze e paure, non potevano raggiungermi. La musica era la mia salvezza; perché, alla fine, lo è un po' per tutti.

Sotto la mia alaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora