💙Capitolo 5🖤

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Era un nuovo giorno.
Alex aprì gli occhi dopo una lunga dormita.
La sera precedente è stato in giro fino a tardi con i suoi amici.
Ricorda di aver passato la maggior parte della sua serata al bar e di aver scommesso venti euro durante una partita a briscola.
In fondo non avevano nulla di meglio da fare.
Il problema stava che il ragazzo aveva perso quei venti euro e di certo non poteva chiederli di nuovo a suo padre, anche se non lo avrebbe fatto ugualmente.
Si alzò a malavoglia e indossò degli abiti a caso.
Si pettinò i capelli con fare sbrigativo, prese lo zaino e lo Skateboard e uscì dalla sua stanza.
Ignorò i suoi genitori che gli diedero il buongiorno e uscì di casa.
Peggio di così non poteva proprio iniziare.
Mise a terra lo Skateboard e iniziò a girare per le vie della città.
Sospirò.
I suoi amici avevano detto che non sarebbero andati a scuola quella mattina e già sentiva di essere solo.
Si scrollò il pensiero di dosso e proseguì verso la scuola.
....
Alex arrivò a scuola e camminò lungo i corridoi del secondo piano in cerca della sua classe e alla fine si ritrovò davanti ad essa.
Aula M.
Il ragazzo guardò di storto l'insegna.
"Aula di mer*a"
Disse entrando.
Si sedette al suo posto.
Tutti i suoi compagni lo guardavano con sguardo di terrore.
Conoscevano molto bene la sua natura impulsiva e la sua cattiveria.
Il ragazzo non ci pensò.
Non era nemmeno colpa sua in fondo se era diventato così.
Era stato costretto.
....
La lezione durò per secoli secondo il ragazzo dai capelli blu.
Non pensava affatto su cosa avrebbe fatto a pranzo.
Non poteva andare al bar, ne al mc, non poteva fare nulla se non patire la fame per tutto il giorno.
Sbuffò.
"Alex, ti dispiacerebbe darmi la risposta alla domanda numero 3?" Chiese il professore sapendo che il ragazzo non stava seguendo nemmeno una parola di ciò che aveva spiegato.
"Il diametro del cerchio A è di 60 centimetri" rispose svogliato il ragazzo.
Il professore sembrò scioccato.
"Corretto"
Alex accennò un sorriso.
...
Nella frattempo, Cico era nell'aula E insieme a Giorgio.
Stavano presentando delle poesie per l'ora di letteratura e toccava a Cico presentare la sua.
Il ragazzo si alzò goffamente per poi camminare con sicurezza verso la lavagna.
Si mise di fronte all'intera classe e prese un bel respiro.

"Questa poesia parla di un ragazzo
Che seduto su una panca stava,
Aveva lo sguardo Timido
E con cautela parlava" iniziò a dire.

Giorgio si portò una mano sulla fronte per sorreggersi la testa.
Era palese che fosse Stre il ragazzo della poesia.

Il castano sospirò.
"Mo pensa di fare il poeta" Si disse tra se e se cercando di non farsi sentire.

"Capelli colorati come l'arcobaleno,
Guardai i suoi e mi sentii sereno."

"Oddio" commentò Giorgio poggiando la fronte sul banco.

"Il suo sorriso mi ha incantato,
Penso che ora mi sono innamorato...fine" concluse il rosso.
I compagni applqudirono e Giorgio rimase nella stessa identica posizione di prima.
"Davvero una bella poesia" disse la professoressa di letteratura con una lacrima in procinto di scendere.
"È un nove Cico"
"Evvai" commentò il ragazzo andandosi a sedere.
"Giorgio, dato che hai tanto sonno, direi che vieni a leggerci la tua poesia così ti riprendi" disse la prof con tono un po' di sarcasmo.
Il castano si alzò dal banco sbuffando e si mise anche lui di fronte a tutta la classe
Prese un foglio ripiegato più volte dalla tasca dei jeans e lo aprì.
Sentì l'ansia che lo opprimeva, ma poi si fece coraggio e iniziò a leggere.

"Sicuri?" Chiese Giorgio.
Tutti annuirono .

"Le rose sono rosse,
Le viole sono blu
Le stratocaster fender sono belle,
Ma la mia chitarra di più.

Fine"

Giorgio fece un sorriso ebete e tutta la classe rimase sconcertata.
Nemmeno la professoressa sapeva cosa dire.
"Giorgio..la tua poesia era semplice, però diciamo che l'hai personalizzata...quindi è un otto e mezzo "
Giorgio sorrise.
"Va più che bene" disse il castano andandosi a sedere.
La mattina passò così.
...

Suonò la campanella delle dodici, ciò significava che era ora di pranzo .
Giorgio si fiondò alle macchinette e tirò immediatamente fuori due euro.
Prese un pacco di patatine e una cola.
Probabilmente avrebbe pranzato sul tetto per poter pensare.
Ma ben presto si fermò.
Vide Alex seduto a terra con la schiena contro il muro.
Giorgio lo guardò, per poi avvicinarsi.
Si abbassò tenendosi in equilibrio con le punte dei piedi.
"Alex?" Chiese il ragazzo.
Quest'ultimo alzò lo sguardo e guardo il castano attraverso i suoi profondi occhi scuri.
"Hey Gio" disse forzando un sorriso.
"Stai bene?" Chiese il castano preoccupato.
"Si, non preoccuparti!" Mentì il ragazzo tenendo ancora il suo sorriso falso sulle labbra.
"Alex, non stai bene"
Il ragazzo dai capelli blu sospirò.
Giorgio capì che c'era qualcosa che non andava.
"Non mangi nulla?" Chiese il castano.
"No, non ho fame.."
"Sicuro?" Chiese Giorgio indicando il fatto che si stesse tenendo lo stomaco.
"Ah, è impossibile mentirti, eh?" Scherzò Alex.
Giorgio sorrise.
"Se non ti dà fastidio vorrei condividerle con te" disse il castano mostrando il pacco di patatine.
In effetti era abbastanza per entrambi.
"Non preoccuparti, pensa a te stesso" rispose Alex.
Giorgio scosse la testa.
"Insisto, mo sentirei in colpa"
Il blu sospirò.
"Va bene, ti ringrazio " disse mostrando un sorriso sincero.
Il castano ricambiò il sorriso e gli tese la mano.
Il ragazzo seduto a terra la prese e si lasciò aiutare.
Dopodiché, il castano iniziò a salire le scale che portavano al tetto.
"Dove andiamo?" Chiese Alex.
"Sul tetto" rispose Giorgio.
Una volta sul tetto, i due si sedettero a terra.
Tirava un leggero venticello che scompigliò I capelli ai due ragazzi.
Giorgio tirò fuori telefono e cuffiette, per poi indossare un solo auricolare e mettere a volume basso un po' di musica.
Alex lo guardò sorridendo.
Il castano aprì il pacco di patatine e iniziarono a mangiare.
"Sei gentile con me, eppure sappiamo solo i nostri nomi" disse Alex ridacchiando.
"Beh, se ti va possiamo rimediare e diventare amici" propose Giorgio.
Il blu lo guardò con faccia sorpresa.
"Che c'è?" Domandò il castano curiosamente.
"Nulla, è strano sentir dire una cosa del genere se si parla di me"
"Perchè? Domandò il musicista.
Alex scrollò le spalle.
"Per via della mia reputazione " rispose il ragazzo.
"Non mi interessa, gli amici sono gli amici, indipendentemente da ciò che è il loro carattere" rispose il castano guardando il cielo nuvoloso.
"Già"

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