Stato liquido

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Le spighe dorate si flettevano al vento notturno e al passaggio degli dèi a cavallo.

Cam e Ivon sobbalzavano dolcemente sulle schiene di due stalloni bianchi, presi dalle scuderie della città fortezza, un prestito che non avrebbero mai reso.

«Lo sai, vero, che non si torna più indietro?»

Cam non rispose neanche, tanto l'esito era ovvio. Buttò un euforico sguardo alla Luna e sorrise sinistro, un'espressione che piacque al dottor Idra.

Un guscio nero e opaco comparve alla loro vista: il dorso dell'Arca, il laboratorio genetico di ultima generazione; tutto ciò che rimaneva di un'intera civiltà, Folgar, e tutto ciò che serviva per fondarne una nuova sulla Terra.

Strappare il cuore di SET dalle mani di Sahara era stato facile. Un colpo dietro alla nuca inferto da Cam e la ragazza avrebbe dormito per un bel po'. L'ultima immagine che Ivon ebbe della sua studentessa prediletta, della sua amica, confidente, compagna di crimine, fu lei stesa a terra con le mani vuote e un trauma cranico.

Se lo sarebbe immaginato molto diverso, l'addio a Sahara. Ma la vita sapeva essere decisamente grottesca e non per forza tutto doveva avere un senso, o un sentimento di mezzo.

L'ultima immagine che Ivon ebbe di sé stesso fu il riflesso distorto sul portellone in apertura dell'astronave. Il suo viso pallido, i capelli fusi al colore della notte, gli occhi grandi, blu elettrico.

Poi, la Savanna ascese al cielo.

Nella notte, la gloria dei dèi
Disertori
Fu assunta dalle stelle
Ed Essi scomparvero dagli occhi di Qrrash
Il misericordioso. Che non avrebbe voluto
Lasciarli andare.

Sacro Testamento, Parte Seconda




Quindici anni dopo




   Gli invasori nordici erano accampati da un mese e appena schierati, ricalcavano la linea di un orizzonte arido, maledetto.

«Nostro Signore, Dio onnipotente, attendiamo ordini.»

Le sclere stanche del Divino erano puntate dall'altra parte della tetra vallata mesopotamica. L'armatura lucente di Qrrash baluginava al Sole, mentre gli scribi scrivevano che emanasse addirittura lampe di fuoco fatuo. La voce del faraone era flebile, eppure scuoteva un'intera nazione.

«Avanziamo a ranghi serrati. Ci incontreremo a metà strada.» Il dio alligatore strinse le palpebre, tentando di mettere a fuoco il tipo di tecnologia nemica. «Catapulte, balestre e fanti dietro alle truppe a piedi. Lance orizzontali in prima fila: come abbiamo sempre difeso la nostra terra, così faremo anche oggi.»

Il servo si prostrò speranzoso. Osò voltarsi solo dopo molti passi all'indietro, comunicando al resto della milizia l'inizio della fine.

Qrrash non lo aveva mai visti da vicino. Sapeva solo che Mida, il loro re, era una figura leggendaria. I nordici erano comunque giunti all'improvviso, senza ambasciatori o mediatori, senza minacce, solo fatti: erano decisi a prendersi la culla della civiltà Terrestre, le terre fertili tra i fiumi eterni.

La loro tecnologia era superiore. I nordici possedevano piccoli oggetti volanti che si arrischiavano a sorvolare le teste dei mesopotamici, armi da fuoco. Tutte cose che Qrrash aveva già visto in un altro tempo, in un altro mondo, e sapeva che sarebbe stata una tremenda carneficina per la sua gente. Eppure, ci sarebbe stato fino alla fine: Qrrash non temeva la morte, aveva vissuto abbastanza da essere stanco, oltraggiato, disgustato da tutto quello che aveva dovuto vedere nella prima metà della sua vita. Non temeva nulla e nessuno.

Sindrome di LazzaroWhere stories live. Discover now