x. Benedizione

177 13 111
                                    


Cromodoma, Spinada sotterranea



«No, vi imploro, boss! Non fatelo!»

«Dente, mi sto annoiando.» Meccanjca lo esortò, seduta sgraziatamente sul trono.

I versi scimmieschi dei compagni di clan accompagnavano il momento dell'esecuzione. Qualcuno urlava "Muriamolo vivo!", "Alla colata di cemento!", qualcun altro osannava Dente ritmicamente e a gran voce.

La risata sommessa e perversa di Den indurì il volto del condannato, che guardò il rosso avvicinarsi con la morte negli occhi. «No, vi supplico! N-non spiffererò più nulla, lo giuro!»

«Le tue parole hanno lo stesso valore dei tocchi di merda che vengono a galla qui, in queste fognature.» Meccanjca sollevò un dito scheletrico, e quel lieve gesto bastò al sicario per alzare e abbassare la scure. «La dea perdona, dicono. Io no.»

Preciso e letale, Den tranciò di netto il collo del traditore, e il boss guardò svogliata la testa rotolare e tingere il pavimento di cremisi. «Ripuliranno i nostri ammassi di latta. Dente, vieni qui.»

L'uomo deglutì. Quando il suo capo faceva così, o era di buon umore, o stava bluffando ed era scontenta per qualcosa. Den strusciò le suole degli scarponi allo spigolo del gradino, per togliere un po' di sangue rimasto impastato. Salì il palco lercio che lo separava da lei e si inginocchiò tra le sue gambe. «Dimmi tutto, boss. Qualcun altro della "famiglia" ha provato a fregarci?»

«Non che io sappia, Den. Comunque, ci sono questioni più urgenti.» Meccanjca strinse le cosce dure e artificiali attorno alla gola del suo sottoposto, infliggendogli un principio di soffocamento. «Parliamo di soldi. Il nostro amico Vescovo ha omesso di far fede a una qualche promessa e, mi pare, che tu stia tergiversando un po' troppo. Dico bene o dico giusto?»

«Giusto.» Den tossicchiò, portandosi la mano a massaggiare l'esofago parlò sincero: «Il fatto è che vorrei evitare di creare altri casini in giro. Potrei scatenare il panico, lì ad Assica, quel prete ha una rara faccia da schiaffi. Ma ci stanno un po' di Accessori e Moderatori che ormai mi conoscono. Stessa storia per Arlo, in questi giorni si sta nascondendo dove può.»

«Fa' venire qui il tuo amico, tu ti fidi di lui e io mi fido di te. Un uomo in più fa sempre comodo.» Meccanjca gli aveva già fatto capire che quei bit andavano condivisi, una volta ottenuti. Tuttavia, il Vescovo non era rimasto soddisfatto della missione a Pa-Dienach e procrastinava il pagamento. Il boss si chiedeva se l'ecclesiastico stesse tenendo a mente con chi aveva a che fare. «Jona Moses calerà le braghe, che lo voglia o meno,» rifletté Meccanjca a voce alta «caro Dente. Sei il migliore dei miei e non è da me elogiare qualcuno, specialmente se maschio. Quel dannato voleva mandarvi a morire, in quel buco radioattivo. Ma tu e quell'Arlo siete ossa dure.»

Il rosso si chinò a baciarle delicatamente una caviglia, segno di profondo rispetto per lei, la donna a capo della famiglia. «Grazie, boss. Mi permetto di chiederti: che ne pensi di quello che ha detto SET? C'è abbastanza Cannatris da mandare sul TæT?»

«Quello è il problema minore,» replicò Meccanjca, storcendo la bocca «per prima cosa mi toccherà inviare i "diplomatici" a strizzare le palle dei farmacisti. Se l'Industria medica non sgancia, è inutile partire.»

Il quartier generale mafioso era un ex sistema di bunker antiatomica. A Cromodoma, la "Spinada", nome volgare della mafia provinciale, era solo un distaccamento della più grande Spinada a Eta'Ari, capitale della criminalità organizzata.

Sindrome di LazzaroWhere stories live. Discover now