xxiv. Selezione innaturale

51 6 25
                                    

Riport- mio figlio... Augenloch. Figlio, ...perso

Era strano fissare le creste di quella registrazione. La impressionava, le faceva salire un brivido gelido e provare delle strane sensazioni di smarrimento.

Sahara si era procurata la copia del famoso messaggio dei sapiens. Vecchio di migliaia di anni, settato su frequenze che solo alcune macchine e alcune menti avevano potuto captare. La ragazza era attanagliata dall'inquietudine.

«Ma perché in codice? Non facevano prima a mandare un messaggio esplicito sulla loro condizione?» esordì, facendo sobbalzare Gì dalla poltrona. Il comandante si voltò a guardare quel fagotto di ragazza, incappucciata a ridosso di una sedia di plancia. La cattedra circolare davanti a lei era enorme, faceva sparire la sua figura esile e pallida.

«Beh, è probabile che i sapiens sapessero» rispose il vecchio.

«Sapessero cosa?»

Cam s'intromise, ma senza mai staccare lo sguardo dal firmamento nero oltre le vetrate. «Che Folgar fosse dominato da un'Intelligenza Artificiale. Prima del disastro solare, la tecnologia era evoluta abbastanza da far prevedere una cosa simile. Se ne parlava da secoli; i sapiens sapevano che prima o poi sarebbero finiti su un altro pianeta e che l'avrebbero dominato con i robot. Così come poteva prevedere che quella stessa tecnologia li avrebbe sopraffatti, presto o tardi.»

«Che brutta storia...» commentò Zeno, nella posizione speculare a Sahara.

«Ma voi due non dovreste essere di supporto al dottor Idra? Beata pigrizia!» Gì li rimproverò, ma il giovane si difese, dicendo: «Non è colpa nostra, volevamo essere utili, ma il prof si è barricato! Se ne sta tipo dieci ore di fila chiuso dentro, non fa entrare più neanche Mŏdis.»

Cam aggrottò le sopracciglia. «Il mutante? A proposito, da dove è uscito, quello?»

«È speciale, per quanto esaurito sia» divagò Sahara. «Peccato che si è fatto spappolare il cervello da Ivon.»

«Che schifo, quei due! Sono stati loro a intasare le fognature, sapete? Una roba gelatinosa... Porca puttana Madre, vi evito i particolari, sennò divento volgare. E comunque siete tutti ninfomani, su questa dannata nave» tossì Gì.

«Parla per loro,» Zeno alzò il mento verso Sahara e il corridoio «io sono a secco da... da...» le parole gli si spensero in bocca, perché un groppo gli si era annodato nell'esofago. Zeno pensò a Moses e alla sua morte eroica. Pensò a quanto si sentisse fuori posto, inutile; sarebbe dovuto morire su Folgar con Savanna e Jona. Gli salì un conato di lacrime e rabbia.




«Non hai il diritto di piombare qui senza preavviso!»

«Dottor Idra, sarò poco formale, stavolta. Il suo progetto è illegale e potenzialmente nocivo per il pianeta Terra. Le suggerisco di disalimentare immediatamente gli embrioni di ittioide. Sono intrusi nel sistema di criogenia

«Non osare toccare i miei bambini o, giuro, ti spengo.»

SET era immobile, fissava Ivon come una madre avrebbe fatto con un figlio ubriaco. «Dottor Idra, lei non dorme da venticinque ore. È affetto da: principio di allucinazioni; sudore freddo; tachicardia; pensieri ossess...»

«Taci! Sei venuto qua a dirmi come fare il mio lavoro?» ansimò lo scienziato. Si passò una mano in faccia, raspando il velo di barba nera che stava crescendo incolto. Ivon aveva gli occhi iniettati di nervi e i capelli tirati all'indietro con forza, come se avesse messo la testa sotto il getto del lavabo. «Sono riuscito a creare quello in cui mio padre ha fallito: una razza perfetta per il suo ambiente.»

Sindrome di LazzaroWhere stories live. Discover now