xvii. Sollevazione

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   Jona Moses toccò il suolo e il suo esoscheletro antigravitazionale si spense.

Dopo di lui, atterrò anche il suo ristretto esercito personale, composto da quegli spettri mafiosi abbastanza ricchi da potersi permettere una tenuta da combattimento come quella del loro leader: il vescovo di Assica.

«Cellula quattro, mi ricevi?» Moses parlò al suo bracciale trasmittente. Guardava il mondo attraverso il vetro aranciato dell'esotuta spaziale. Altrimenti, l'atmosfera tossica di Folgar l'avrebbe soffocato in un attimo.

Venuti da Assica e approdati appena fuori la parete orientale della cupola di Exo, il gruppo di Moses attendeva la risposta del braccio della rivolta.

La capitale era blindata da giorni, dal momento in cui la Jul era partita con a bordo SET e i suoi compagni: Madre aveva protetto sé stessa e predetto gli immediati intenti della Resistenza, restringendo il suo dominio a mo' di fortezza, dopo l'annuncio clandestino di Ivon Idra al mondo. Era come se avesse immediatamente ammesso tutte le sue colpe: dopotutto, Madre era quello che i sapiens chiamavano banalmente "robot", e non poteva dichiarare il falso. Non direttamente.

―Eccellenza, siamo proprio dietro di lei. Tenga gli occhi sull'orizzonte.

L'annuncio arrivò come musica alle orecchie di Jona. Si voltò verso sud, strinse gli occhi provati dagli ultravioletti della luce stellare e li scorse. La linea che separava la crosta planetaria dal cielo era frastagliata di artefatti neri, alcuni volanti, altri a ruote: l'esercito che aveva reclutato stava arrivando.

«Cellula quattro, rapporto» chiese allora. Il promemoria non tardò ad arrivare.

―Siamo l'unione di tre cellule di resistenza spettrale, come richiesto. Diecimila uomini da Pa-Dienach, settemila da Cromodoma, duemila da Moderat, mille da Pneusta e Eta'Ari è assente all'appello, ha voluto restare neutrale insieme alla mafia locale.

Moses sbuffò. Se l'aspettava, dato che Eta'Ari era sempre stata una metropoli di fuorilegge piuttosto codardi al momento del bisogno. «Ricevuto. Mezzi?»

―Venti arietotrivelle, cinque magnetocatapulte e i migliori spettri cecchini del mondo, signore. Più due navi atmosferiche di fattura locale piene di fanteria.

Non bastò a rassicurare Moses. «Mi dite come faremo con solo venti trivelle? Avete idea della robustezza della struttura poligonale di Exo? Dannazione...»

―Sua Eccellenza, lei è un uomo di fede, la mantenga.




L'assedio a Exo, quella che ormai era divenuta una città-stato, fu intervallato da due assalti laterali dell'esercito di Madre.

Moderatori, Accessori e Precetti – i veri figli di Madre, poiché pervasi dalla sua coscienza – avevano praticato due manovre a tenaglia, assaltando la Resistenza da nordest e da sudovest, secondo la pianta circolare della cupola exica. Così, i vertici della Resistenza si ritrovavano a combattere su due fronti.

Dopo il quinto giorno di guerra mondiale, i ribelli erano già stremati. Riuscivano a malapena a mantenere la doppia trincea stabile, mentre gli spettri morivano con la stessa facilità delle mosche asfissiate. Moses vagava per gli accampamenti coperto di sangue vecchio di giorni, sempre più conscio del fatto che sì, le forze cyberumanoidi di Madre si stavano rivelando forti almeno tanto quanto si aspettava.

L'algoritmo dispotico di Madre aveva generato nuove tecniche di difesa e attacco, convertendo tutti i poli industriali di Exo alla tecnologia bellica. Dall'altra parte, la Resistenza veniva a stento rifornita dagli obsoleti cantieri illegali di Pa-Dienach. Per quanto era possibile, dal momento che tutte le altre metropoli a parte Exo erano nel caos più totale, in uno stato di pericolosa anarchia: Madre le aveva abbandonate al loro destino senza pensarci due volte.

Sindrome di LazzaroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora