Pensieri di un ateo morente

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Le alte canne dei cereali si piegavano in onde, i raggi del Sole continuavano ad abbagliarli.

Avevano assestato la navicella in modo tale da renderla una sorta di casa-famiglia; l'ala danneggiata del portellone aperto creava ombra e le ultime scorte d'acqua potabile avevano momentaneamente saziato i naufraghi.

Mŏdis poteva finalmente toccare il suo sogno: si era tuffato in uno stagno oblungo, una zona paludosa a ridosso della china oltre la quale iniziava il lato occidentale della coltura di grano. Un boschetto di salici bianchi e tronchi della macchia mediterranea gli regalavano un po' d'intimità, nascondendolo parzialmente agli occhi degli altri.

Mŏdis, completamente nudo, muoveva sinuoso nell'acqua torbida e costellata di rametti e foglie secche. Nuotava con estrema lentezza, quasi facendosi portare da una corrente inesistente, mentre la luce solare filtrava tra le fronde sopra di lui. Era la sua pace dei sensi. Chiuse le membrane nittitanti e le palpebre, abbandonando le mani palmate verso il basso fondale ghiaioso. Ancora affannato per il cambio di atmosfera, respirò a pieni polmoni quell'umidità estrema, per la quale sembrava essere nato. Si riebbe e fissò una rana colorata zampettare a metà tra l'acqua e la sponda fangosa.

Mŏdis aveva il volto per metà immerso, le branchie dietro alle orecchie parevano essersi dolorosamente risvegliate, come ferite fissurali riaperte da un coltello lasciavano entrare e uscire per osmosi piccole quantità d'acqua sporca. Aveva le antenne filamentose attaccate alla testa, tanto erano fradice, attaccate alla massa scura e lucente dei capelli tirati all'indietro. Fissò per un po' il verde dinnanzi a sé, poi li vide: due occhi brillavano tra le fronde. Mŏdis scattò in piedi e, per tutta risposta, quegli occhi si ersero con il resto del corpo.

Invece di urlare come un ossesso, Mŏdis reagì all'esatto opposto: rimase pietrificato, ancora immerso dalla vita in giù.

Era simile a un uomo. Era quanto di più simile a un uomo Mŏdis avesse mai visto, non c'era dubbio. Ma sostanziali differenze componevano quel corpo basso e dinoccolato, totalmente calvo e nero come un prodotto della combustione. Due occhi azzurri come gemme di amazzonite erano incastonati in un viso schiacciato, felino, e la sua espressione era sorprendentemente simile al muso terrificato di Mŏdis. Avevano quasi lo stesso taglio d'occhi a mandorla, il naso piatto e le labbra spesse, ma l'altezza di Mŏdis lo rendeva una statua semovente, a confronto.

La creatura umana alzò un braccio e puntò un dito ossuto verso l'altra creatura. «Rash... Q-Qrrash...» e strinse la cinghia della faretra, per poi voltarsi e schizzare via, coperto da rami e canne e tronchi frapposti.

Mŏdis non riusciva a muoversi. Aveva il cuore in gola, gli batteva dietro ai bulbi oculari, tanto era forte la sua sorpresa. Trovò la forza di attivare una ricetrasmittente da polso e chiamare sommessamente i rinforzi. Esattamente quello che anche la creatura nera stava facendo.

Arrivarono, infatti, tutti insieme, e fu presto un fronte aperto. Il comportamento di Cam e gli altri imitò quello più prudente di Mŏdis, che ancora non si decideva a uscire dall'acqua, spaventato com'era. Una fila di uomini e donne dinnanzi a loro non riusciva a raggiungere l'altezza dei folgariani: gli indigeni erano poco più della loro metà, il che era sinonimo di un miglior adattamento ai climi caldi. I corpi di Arlo, Ivon e il resto non erano minimamente fatti per quei luoghi, mentre la figura snella e chiara di Beatriss, la donna più appariscente, veniva guardata di sfuggita come la visione di una luce al lato del campo visivo. Ma tutte le attenzioni erano inevitabilmente rivolte a Mŏdis.

«Qrrash... ash!»

«Che dicono?» disperò Sahara, gesticolando con mani gelide e tremanti. «Puntano Mŏdis!»

«È ovvio» sussurrò Arlo a denti stretti. «Credono che sia un mostro pericoloso.»

«State fermi e zitti. Non fate niente, per ora» seccò Cam, immobile come un leopardo pronto a balzare. «Mŏdis, per Dio, non ti muovere. Resta calmo.»

Sindrome di LazzaroWhere stories live. Discover now