Rachel

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Il rumore della pioggia riecheggiava tra i muri impolverati della casa in cui mi ero rifugiata. Quel posto era freddo e umido e più ci restavo più i ricordi di ciò che era successo tempo prima mi tormentavano. Quella casa, proprio come mia madre e mio padre, mi aveva ingannata. Mi aveva fatto credere di essere tornata al luogo a cui appartenevo, di essere al sicuro. Quando avevo scoperto le vere intenzioni di mio padre tutto si era mostrato per quello che era e i miei occhi avevano ripreso a vedere quelle mura come qualcosa di estremamente estraneo. Mi ero ripromessa di non tornarci mai più, di lasciarmi quel posto e quei momenti oscuri alle spalle. Volevo davvero vivere tranquilla nella nostra amata Torre, insieme a tutti i miei compagni. Volevo scherzare con Dick, parlare di cose da donne con Kori, battibeccare con Jason e sentire le labbra di Gar sulle mie tutti i giorni. Eppure eccomi lì, di nuovo a fuggire e ad attendere qualcuno che venisse a prendermi.

Era notte fonda, il cielo aveva un color pece e le nubi che lo riempivano erano di un grigio scuro. La pioggia scendeva a non finire da ore, mentre io attendevo al buio e tremante seduta nella cucina della casa. 

Confidavo sull'arrivo di Jason, o ancora meglio di Gar. Attendevo delle braccia calde che mi rassicurassero e scaldassero. Ma l'attesa era lunga e il mio cuore agitato non ne poteva più. In quei giorni erano successe troppe cose, tra la fuga di Kori e la distruzione della Torre mi sentivo come se fossi stata improvvisamente gettata nel vuoto. Inoltre pur avendo dato un indizio a Jason su dove mi sarei nascosta, come facevo a sapere che aveva capito davvero quale era la mia meta? Questo dubbio mi tormentava da ore.

Un tuono ruppe il silenzio della casa, seguito da un lampo che ne illuminò le pareti. Lunghe ombre comparvero per la stanza e un brivido mi percorse la schiena. Sapevo che quel posto era disabitato, che non ero stata seguita e che quello era un semplicissimo temporale; ma il mio cuore prese comunque a battere più velocemente e l'agitazione si fece maggiore. Non volevo stare lì da sola, né di notte né mai. Sentivo come se ci fosse ancora la presenza dei miei genitori, come se le disgustose unghie da demone di mio padre fossero pronte a scalfirmi, mentre la sua grande mano mi afferrava e trascinava via con sé.

Cominciai a tremare e delle lacrime mi si formarono negli occhi. Volevo che qualcuno arrivasse e mi portasse via, che mi salvasse dall'inferno dei miei ricordi e delle mie paure.

Proprio in quel momento una forte luce raggiunse le finestre della casa. Le ombre ripresero a formarsi, ma questa volta indugiarono di più. 

Non è un lampo, c'è qualcuno fuori!

Mi voltai di scatto, il mio cuore pieno di speranza. Quando vidi i fari di una macchina delle lacrime, questa volta di gioia, mi scivolarono sul viso. La portiera dell'auto si aprì e dei ricci neri fecero capolino da essa. Era Jason, era finalmente venuto a prendermi.

Corsi fuori, la pioggia fitta mi colpì la pelle e mi inzuppò in fretta i vestiti. Ma a me non importava, il solo pensiero di vedere un volto familiare, di uscire da quella casa e di tornare dai miei compagni mi faceva dimenticare ogni tipo di ostacolo. Gettai le braccia al collo di Jason e sospirai sollevata.

<<Scusa se ci ho messo tanto>> la sua voce era vicino al mio orecchio e traboccava di preoccupazione.

<<Non importa>> risposi semplicemente, <<Torniamo a casa>>.

Sapevo che non c'era più un posto da chiamare casa, che la nostra Torre era stata distrutta e che non potevano tornare da nessuna parte. Ma in quel breve tempo che avevo vissuto con i Titans avevo capito quale fosse il vero significato della parola 'casa': non era un luogo con delle mura e molte stanze dove vivere, ma erano le braccia delle persone che amavi, che erano sempre pronte ad accoglierti e tenerti al sicuro.

New TitansWhere stories live. Discover now