Sei buffa quando sei spaventata

472 19 0
                                    

"Apra subito! O sarò costretta a chiamare la sicurezza!" urlò la donna, sbattendo i pugni contro la porta.
Mi sedetti velocemente alla scrivania e
premetti il pulsante accanto al microfono.

Ok, ora mi sentono in tutto l'aeroporto...

Cercai di trovare le parole giuste.

"Ok... ehm... salve a tutti." dissi, non sapendo esattamente come iniziare. "So che non dovrei utilizzare questi mezzi e che probabilmente tra pochi istanti qualcuno della sicurezza verrà a prendermi... quindi cercherò di essere il più veloce possibile." dissi poi.

"In tutti questi mesi, inconsciamente, ho lottato contro i miei reali sentimenti. Ho rinunciato alla persona a cui più tenevo al mondo solo per paura di soffrire, e sopratutto di farla soffrire. E così ieri sera l'ho delusa ancora, proprio come anni fa." esitai un istante.

"...Mark, so che probabilmente non vuoi più saperne di me. In questo momento potresti persino già essere su un aereo, lo capisco, ma ti prego..." dissi, e le lacrime si fecero minacciose.
"Ho sbagliato tutto... tutto. Ti prego non lasciarmi ancora. Io..." esitai ancora.
"Io ti amo, Mark. Ti amo come non ho amato mai nessuno al mondo. Ti amo dal primo istante in cui ti ho incontrato.
E non mi importa di tua moglie, di Micheal, dei miei genitori. Non mi importa di nulla."
Una lacrima mi rigò il viso.

"Ci sono diecimila ragioni per cui non dovremmo farlo. Per cui sarebbe più semplice se ci lasciassimo e non ci vedessimo più. Ma la verità è che non voglio..." mi mancava quasi il fiato.
"... non voglio rinunciare a te di nuovo. Non voglio essere codarda e non combattere per noi un'altra volta."

Sul volto mi si formò un piccolo sorriso, come volessi cercare di sdrammatizzare quell'assurda situazione.
"... ecco, spero solo che queste parole non siano volate al vento. Grazie mille a tutti e scusate per... insomma..."

La porta della stanza venne sfondata proprio in quell'istante.
"Mark... se potessi aiutarmi adesso te ne sarei grat-"
Iniziai a urlare quando cinque guardie si fiondarono nella mia direzione, immobilizzandomi.
"Lasciatemi! Lasciatemi andare! L'ho fatto per una giusta causa!"

Forse opporre resistenza non era la migliore delle idee, ma in quel momento avevo così tanta adrenalina in corpo da non poter ragionare lucidamente.

Le guardie mi trascinarono in un'altra stanza e iniziarono a interrogarmi.
"Dov'è il suo bagaglio?"
"Non ho un bagaglio"
Mi guardarono con sguardo confuso.
"Per quale motivo?"
"Non avete sentito?" dissi, indicando gli altoparlanti. "Non sono qui per prendere un aereo"
"Si... come no. Ragazzi per favore perquisitela."
"Perquisirmi? Oh andiamo, fate sul serio?!"
Non volevo che quelle razza di scimmie urlatrici mi mettessero le mani addosso.
"È la prassi." affermò l'uomo con tono fermo.
"Sì... per i delinquenti. Ma io ho solo preso in prestito un microfono!"
"Si tratta di un reato."
"Lo so ma... capite i miei motiv-"
"Ivy! Ivy sono qui! Lasciatemi entrare!" sentii la voce di Mark, e i suoi pugni sferrare contro la porta.

Lui è qui.
Lui è rimasto.
È rimasto per me

Non sapevo se essere più felice per ciò, o per il fatto che fosse venuto a salvarmi.
Insomma, ero stramaledettamente contenta di sentire la sua voce.
"E chi è ora quest'altro?" disse l'agente, infastidito.
"Oh andiamo... non avete sentito proprio nulla?" dissi alzandomi e andando incontro alla porta.
"Stia ferma!" disse, sfilando una pistola dalla sua fondina e puntandomela contro.

Oh cazzo... quella è una pistola vera.

Alzai le mani in alto in segno di resa.
Dire che me la stessi facendo sotto davanti a quell'arma era riduttivo.
Avrei volto letteralmente fuggire a gambe levate.

"Mi scusi, ma se non collabora mi costringe a usare le maniere forti"
"Va bene, va bene!" dissi, infastidita.
"Potete almeno farlo entrare?" dissi poi, indicando la porta.

L'uomo fece cenno alle altre due guardie di far entrare Mark.
"Hey." disse vedendomi.
Sembrava affannato, come se avesse corso il più veloce possibile per venirmi a salvare.

Le guardie lo fecero sedere accanto a me.
"Hey." dissi anche io, sorridendo come una scema. Non riuscivamo a smettere di guardarci negli occhi.

"Mi dispiace interrompere i due piccioncini..." disse l'agente.
Ma io e Mark eravamo in universo completamente diverso. Un universo in cui, in quel momento, esistevamo solo io e lui.

"Mi state ascoltando?!" chiese la guardia, davanti al nostro totale disinteresse per le sue parole.
"S-sì." dissi, distogliendo lo sguardo da Mark, come tornata alla vita reale.
"Ascolti agente... è vero, Ivy ha sbagliato, ma è stata solo una stupidaggine. Insomma... non è di certo una criminale." iniziò a parlare Mark.
"Beh... questa stupidaggine vi costerà quattrocento euro di multa."
"Quanto?!" chiesi, visibilmente stupita. "Ma voi siete dei ladri!! Ve lo sognate che io paghi tutti questi soldi!"
"Se non li paga subito verrà scortata in centrale."
"C-cosa?!"

Guardai Mark.
"Ti prego dimmi che hai quei soldi."
"N-non... non qui. Non ora."
"Vuoi che mi sbattano dritta in carcere?"
"Ti portano solo in centrale... da lì poi verrò a prenderti."
"Mark ti prego trova quei soldi adesso Chiama chi vuoi, non mi interessa. Non voglio andare in carcere."
Ormai ero a tratti isterica.

"Va bene, va bene!" disse divertito.
"Cosa ridi?! È una cosa seria!"
"È solo che... sei buffa quando sei spaventata. Credo di non averti mai visto così." rise ancora.
Gli gettai un'occhiataccia.

"D'accordo, d'accordo... una persona che verrebbe qui in men che non si dica con i soldi ci sarebbe..." il suo tono e il suo sguardo diventarono più seri.

I still love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora