Giocare col fuoco

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I giorni successivi passarono senza complicazioni. Ferreri era sempre fuori, impegnato in meeting straordinari ai quali non potevo partecipare perché, a parer suo, non ero ancora pronta e avrei prima dovuto studiare per filo e per segno ogni dettaglio della società. Così passai praticamente l'intera settimana a leggere e studiare enormi cartelle, rinchiusa nel mio ufficio. Passavo le pause pranzo con Chris e Lizzie, ai quali avevo raccontato, ovviamente, del mio interesse per il mio capo, che poi effettivamente era il capo di chiunque lì dentro. Loro non avevano esitato neanche un istante nel farmi una lavata di capo, mettendomi in allerta del fatto che lui fosse ricco, bello e potente e poteva avere qualunque top model o imprenditrice di successo al suo fianco. Sapevo perfettamente lo facessero per il mio bene, ma purtroppo i loro avvertimenti non facevano altro che farmelo piacere sempre di più.

Sarà il fascino degli stronzi straricchi...

Così, mentre studiavo a fondo quelle centinaia di pagine, pensavo e ripensavo a quando sarebbe tornato da me. Anche solo per darmi un incarico. Anche se mi avesse guardato distrattamente, come era solito fare quando entravo per consegnargli del materiale e lui era assorto nei suoi impegni.

Alla fine di quella lunga settimana, finalmente si fece vivo. Sentii bussare alla porta del mio ufficio il sabato mattina.

"Sì, chi è?"
"Jones, sono io."

Mi alzai in piedi di scatto, come spaventata dalla sua presenza improvvisa. Non era solito raggiungermi nel mio ufficio. Se voleva parlarmi, mi inviava una mail invitandomi a raggiungerlo nel suo.

"Sì, può entrare." dissi, cercando di mostrare un tono fermo.
"Buongiorno Jones." disse, spalancando la porta.
"Dottore." replicai.
"Le sono mancato?"
"Uhm?" chiesi, imbarazzata.
Lui sorrise. "Abbiamo una riunione importante questo pomeriggio."
"Uhm... abbiamo? Significa che finalmente mi porterà con lei?" chiesi, con occhi sognanti. Passare le mie giornate a giocare a solitario e studiare enormi cartelle non era esattamente la mia aspirazione di carriera.

"Esatto."
"D'accordo." dissi, facendo un sorriso a trentadue denti.
"Bene, il meeting è alle 15.00."
"Va benissimo."
"Si ricordi di chiamare Calvin per quei documenti e vada a ritirarmi le camice in tintoria. E... ordini anche il pranzo."
"Certo. Cosa vuole mangiare?"
"Non so Jones... lei cosa preferisce?"
"Io...?" dissi, guardandolo confusa.
"Pranziamo insieme, no?"
"Uhm... certo." dissi, stupita. Quell'uomo mi faceva diventare stupida.

"Allora prendo del sushi?" chiesi poi
"Ottima scelta Jones. Ha dei bei gusti. Ora mi scusi ma devo andare. Buon lavoro." disse, uscendo dalla stanza.

Chiamai subito Chris per avvertirlo che quel giorno non sarei scesa a mangiare con lui.

"E per quale motivo?" mi chiese, impiccione com'era.
"Ferreri mi ha chiesto di pranzare con lui." gli dissi allora, con tutta la sincerità di questo mondo. Mentire non sarebbe servito a nulla e ne ero perfettamente cosciente.

"Cosa?!"
"Non farti strane idee. È per parlarmi della riunione di questo pomeriggio."
"Sì, certo... voi due, soli, nel suo ufficio, a parlare di lavoro. Quando tutto ciò che vorresti fare è saltargli addosso."
"Hey! Non significa nulla! E comunque anche se fosse, a lui non interessa nulla di me."
"A questo punto non ne sarei più così sicuro..." constatò.
"Chris, la vita è una. Fammela godere e basta."
"Potresti perdere il lavoro!" mi rimproverò allora, come se fossi pazza.
"E allora?! Ne troverei un altro! E comunque non accadrà nulla!" dissi, per poi chiudergli il telefono in faccia istintivamente.

Ero stufa di sentire sempre le stesse cose, di essere trattata come una bambina che gioca col fuoco.

Sì, è vero, forse sto giocando col fuoco! Magari è perché voglio bruciarmi! Posso essere libera, per una volta nella vita, di fare ciò che mi pare?

I still love youWhere stories live. Discover now