La donna ideale

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Lo vidi digitare il suo numero davanti ai miei occhi.
"Aspetta." lo interruppi. "Metti il viva voce."
"D'accordo." rispose.
"Ma non dirglielo." aggiunsi poi.
"Cosa ti aspetti che dica scusa?"
"Fai quel che ho detto e basta."

E così fece. Composto il numero, chiamò e, quando Micheal rispose, mise immediatamente il cellulare in vive voce.

"Pronto."
"Hey... l'ho trovata." gli disse.
"L'hai trovata?! Dov'era?! Sta bene?"
Sentivo chiaramente quanto fosse agitato dall'altra parte del telefono.
"Sì... stanotte ha avuto un incidente." gli disse allora Mark.
"Come un incidente?"
La sua voce da agitata sembrò quasi rompersi, spezzarsi, come se fosse l'ultima cosa che avrebbe mai immaginato di sentire, che avrebbe mai voluto accadesse.

"È stata investita, ma ora sta bene-"
"Dove siete?" lo interruppe.
"Micheal... lei non vuole vederti." rispose, tentando di mettere subito le cose in chiaro, come gli avevo chiesto poco prima.
"Mio Dio... è solo colpa mia, abbiamo litigato dopo la festa. Ti prego Mark, dimmi dov'è. Devo scusarmi. Sono preoccupato per lei-"
"Micheal, davvero, non è il caso." lo interruppe, anche se sapeva quanto potesse essere insistente il suo amico.
"Aspetta, come hai fatto a trovarla?" aggiunse allora Micheal, e il suo tono sembrò farsi agitato.
"Mi ha chiamato lei." rispose Mark.
"Perché diamine ha chiamato te e non me?" sbraitò.
"Forse perché ieri sera l'hai trattata di merda?" rispose a tono.
"C'è qualcosa tra voi due?"
"Micheal, ti sembra il momento?"
"Si, mi sembra eccome il momento, visto che ieri ho scoperto che le due persone di cui più mi fidavo al mondo mi stavano trattando come uno stupido!"
"Sono in un letto di ospedale e tutto ciò a cui riesci a pensare è la tua stupida gelosia?" mi intromisi allora io, interrompendolo.
"... Ivy- io non..."
"Tu non ti devi far più vedere, hai capito? E tu..." dissi, rivolgendomi a Mark. "Chiudi sta cazzo di chiamata."
E così gli chiuse il telefono in faccia.

"Come diavolo ho fatto ad essere così cieca?" dissi allora. "Dio Ivy, perché te li scegli tutti così?!"
"Farò finta di non sentirmi offeso dalle tue parole." constatò allora Mark, sorridendo.
"Tranquillo, eri incluso anche tu."
Sorrise ancora, come sempre divertito dal mio lato ironico. Poi cercò di farmi ragionare:
"Non credi di star esagerando? Lo sai bene che ci tiene a te..."
"No, non sto esagerando affatto. Pensavo fosse l'uomo perfetto per me, invece ieri sera tutte le mie sicurezze sono crollate."

"Scusate se vi interrompo." disse un uomo in camice, entrando nella stanza.
"Oh... lei dev'essere il dottor Bailey. Piacere di conoscerla." lo salutò immediatamente Mark, allungandogli la mano.
"Lei è il suo ragazzo?" gli chiese.
"... no, io non-" tentò di contraddirlo, ma io lo interruppi.
"Si, stiamo insieme da poco" dissi. Sapevo bene che, se non avessi detto così, avrebbero cercato di chiamare i miei. E l'ultima cosa di cui avevo bisogno era che prendessero un treno per Milano solo per me, per poi uscire fuori di testa vedendomi di nuovo insieme a Mark.

"Oh bene, quindi posso parlare con lei."
"Certo." rispose Mark con tono fermo, gettandomi un'occhiata fugace, capendo perfettamente il mio intento.
"Ora le spiego tutto... venga."

Uscirono fuori dalla stanza. Li vidi parlare dalla finestra che dava sul corridoio e, per fortuna, non sembravano particolarmente agitati. Dopo pochi minuti, li vidi stringersi la mano e congedarsi. Mark tornò nella stanza.

"Allora?"
"Stai bene." disse, facendo un sospiro di sollievo, per poi sorridermi.
"Ma... allora cos'era la crisi di stamattina?"
"È stata una crisi epilettica. Il dottore ha detto che può accadere dopo un trauma cranico, ma che nella maggior parte dei casi si risolve tutto in breve tempo."
"Quindi?" chiesi ancora.
"Quindi... potresti avere qualche altra crisi nei prossimi giorni, anche se è piuttosto raro, ma in ogni caso starai bene. L'importante è che tu stia a riposo assoluto per un poi."

Riposo assoluto?! Ma come farò con il lavoro? No... io ho troppe cose da fare, non posso-

I miei pensieri furono interrotti dalla realizzazione del fatto che la sera precedente mi fossi, a tutti gli effetti, licenziata.

"Forse dovremmo avvertire Micheal, non credi?" mi chiese Mark dopo qualche istante, facendomi tornare alla realtà.
"Possiamo smetterla di parlare di lui una buona volta!" lo interruppi.
"Ok... d'accordo, non ti agitare, per favore. Faremo come vuoi tu. Ma tanto sai perfettamente che in un modo o nell'altro saprà che sei qui."
"Che venga pure! Non vedo l'ora di cacciarlo fuori a calci nel sedere!"
"Non ti sembra di star esagerando?"
"La smetti di difenderlo?" ribattei, infuriata.

Venimmo interrotti dall'arrivo del mio pranzo. L'infermiera era una biondina sulla trentina che, dopo aver poggiato il vassoio sul tavolo, prima di uscire, fece apertamente un occhiolino a Mark.
Lui, dal canto suo, non sembrava affatto infastidito da quelle attenzioni, anzi.

"Vedo che hai sempre lo stesso effetto sulle donne." constatai, guardandolo.

Effettivamente, come potevo biasimare quella donna? Il suo fascino era rimasto invariato. Era lo stesso che aveva ammaliato quella ragazzina del quarto liceo anni prima.

"Cos'è Jones? Ti dà fastidio?" mi chiese allora, sorridendo, divertito dalla mia osservazione.
"Fastidio? A me? Pff... perché mai dovrebbe?" gli chiesi allora.
"Mhh... non so. Magari in fondo in fondo ti piaccio ancora." rispose ridendo, poggiando delicatamente il suo sguardo sul mio.
"Certo... nei tuoi sogni." ribattei a tono.
"Dai, ti aiuto a mangiare." mi fermò lui.
"Sì, e mi raccomando, quando la biondina tornerà a prendere il vassoio, lasciale il tuo numero sotto il piatto. Le farà sicuramente piacere..."
"Ho gusti diversi in fatto di donne, Jones." rispose allora lui, porgendomi una cucchiaiata.
"Ah sì?" chiesi, guardandolo con sguardo di sfida.
"Certo." rispose fermamente.
"E sentiamo... qual è la tua donna ideale?"

So già cosa state pensando! Non stavamo affatto flirtando; la nostra era solo un'inncoente chiacchierata tra due vecchi conoscenti. O almeno questo era ciò continuavo a ripetere a me stessa nella mia testa.

"Oh... beh... la mia donna ideale... lasciami pensare..." disse, sospirando, fingendo un'espressione concentrata.
"Devi addirittura pensarci?" gli chiesi allora, prendendolo per il culo.
"Sei così impaziente di scoprire se tu eri il mio tipo?" controbatté ancora.
"Pensa ciò che vuoi." lo interruppi immediatamente.
"La mia donna ideale..." continuò. "... beh, deve essere leale, caparbia, tenace... intelligente..." disse, guardandomi intensamente negli occhi. "...deve dire ciò che pensa contro tutto e tutti, non aver paura di nulla, essere sicura di sé anche se consapevole di quanto, a volte, sembri una completa imbranata..."
Sorrise, ma subito il suo sguardo si fece più serio. I suoi occhi erano ora immersi nei miei, e non avevano alcuna intenzione di distogliere lo sguardo. Si avvicinò pericolosamente al mio viso.

Non sta succedendo...? No! Non deve succedere, Dio mio! Io non sono quel tipo di persona!

Ormai le sue labbra quasi sfioravano le mie e, per quanto fossi intenzionata a respingerlo, il mio corpo sembrava non seguire le mia volontà. Ero troppo assuefatta da lui, dai ricordi, dal passato.

"Deve essere bellissima, e deve guardarmi con quegli occhi che..." deglutì un istante, ormai a un soffio da me. "...ti giuro Ivy, ogni volta che guardo quegli occhi-"

Venimmo interrotti dalla porta che si spalancò, rivelando un visibilmente preoccupato Micheal Ferreri.

I still love youWhere stories live. Discover now