Sembra quasi tu non mi abbia mai visto nudo

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"Fosse per me sarebbe già morto."
"Lo so bene..." esitai qualche istante, intristita da quelle parole. "Come hai fatto ad arrivare qui così velocemente?" gli chiesi poi.
"Ero qui fuori." confessò.
"E cosa ci facevi?" chiesi, in parte divertita da ciò, mentre mi accingevo a coprire la ferita che Jack aveva sulla guancia con un cerotto.
"Jones... lo sai. Ero preoccupato per te."
"Oh..."

Ci fu qualche attimo di silenzio, in cui riflettei su quelle parole. Perché gli importava ancora così tanto di me, dopo tutti gli anni passati separati? Una persona normale mi avrebbe detto di stare attenta, di non fidarmi così facilmente. Ma poi sarebbe tornata a casa e avrebbe ripreso la sua vita, come se nulla fosse. Ma lui no. Lui aveva sprecato la sua serata, le sue ore, il suo tempo, sotto casa mia, solo perché preoccupato per me.

"Puoi portare questa roba in bagno?" chiesi, una volta finito di medicare Jack, indicando le varie cose che avevo preso dalla credenza. Lui fece cenno di sì, mentre io nel frattempo andai a gettare le garze sporche di sangue.

"Jones!" mi sentii chiamare dal bagno dopo qualche minuto.
"Aspetta, arrivo subito!" risposi, andandogli incontro.

"Cosa c'è?" gli chiesi.
"Dove andava messo questo?" disse, indicando il disinfettante.
"Spostati." risposi, prendendoglielo dalle mani, e tentai di rimetterlo al suo posto, sullo scaffale più alto. Ma, mentre ero intenta ad alzarmi sulla punta dei piedi, persi improvvisamente l'equilibrio, atterrando tra le sue braccia.
I nostri volti erano ora separati solo da un filo d'aria, i nostri occhi immersi gli uni negli altri.

"Jones... sta' attenta." disse, indietreggiando velocemente, capendo quanto quella situazione potesse da lì a poco diventare pericolosa.
"S-scusa, mi dispiace." dissi, arrossendo.

Rimanemmo lì per pochi istanti, come a tentare di capire il da farsi.

"Dai a me, ci penso io." disse, riprendendo il tubetto dalle mie mani e posandolo finalmente al suo posto. "Certo che questo bagno è davvero piccolo..." constatò poi, dal momento che eravamo separati solo da pochi centimetri.

Per quale motivo stiamo qui, fermi, a fissarci senza far nulla?

"Non credo potessi trovare di meglio a Milano con i due spicci che spendo per questo buco..." risposi, sorridendo leggermente.

Osservai le sue possenti braccia, i suoi muscoli ancora tesi per i pugni sferrati, il suo volto accaldato. Cercai di pensare ad altro, ma tutta quella situazione era così dannatamente eccitante, che i miei pensieri non potevano non portare alle sue mani attorno ai miei fianchi, il suo profondo respiro sul mio, le sue labbra che avrei tanto voluto bruciassero la mia pelle desiderosa con il loro caldo tocco.

"La tua maglia..." dissi, notando fosse sporca di sangue. "Se non togliamo subito quelle macchie, non andranno più via." continuai.

Ma chi diavolo vuoi prendere in giro, Ivy?

"Oh... d'accordo." disse, sorpreso da quelle parole.

Lentamente, fece per sfilarsi la sua t-shirt, mentre io lo guardavo con occhi impazienti. E così rimase a torso nudo di fronte a me. Spalancai gli occhi e mi si seccò la gola a quella vista. Ero come strabiliata.

Wow... è persino meglio di quanto ricordassi...

Deglutii, come cercando di scacciare via tutti i brutti pensieri che si stavano proponendo alla mia mente in quel momento.

Cazzo Ivy, sei fidanzata!

Lui nel frattempo era di fronte a me, immobile, a tratti divertito dalla mia reazione.

"Cosa c'è, Jones? Sembra quasi tu non mi abbia mai visto nudo." disse sorridendo, guardandomi con sguardo malizioso.

Questo gioco sta diventando decisamente pericoloso...

"V-vado a lavarla allora..." dissi, non riuscendo a staccare del tutto lo sguardo dalla sua figura. Ero come ipnotizzata: gli sbiaditi ricordi di quei pochi mesi passati insieme sembrarono improvvisamente tornare vividi nella mia mente, impadronendosene del tutto. Feci per andare, ma lui mi trattenne per un braccio.

"Ivy..."
"Sì?" chiesi timidamente, guardandolo ancora.

Restò in silenzio a fissarmi per pochi istanti. Lentamente, i suoi occhi si spostarono sulla mia bocca. D'istinto mi morsi il labbro, eccitata dal suo sguardo che non sembrava aver affatto intenzione di spostarsi da me.

"Non farlo mai più." disse fermamente, guardandomi ancora più intensamente. Sembrava stesse cercando di trattenersi in ogni modo.
"C-cosa?" chiesi timidamente.
Sentii le mie guance infuocarsi per l'imbarazzo e il cuore battere all'impazzata. Non riuscimmo più a resistere. Con uno scatto annullammo ogni distanza fra di noi, baciandoci.
Gettai a terra la sua maglietta, stringendomi di più a lui. Quello non era un semplice bacio. Era un bacio così atteso, così desiderato, così speciale. Un bacio che ci aveva fatto aspettare sei lunghi anni. Un bacio in cui c'erano sofferenze, delusioni, false aspettative, ma anche desiderio, passione, ardore, brama. Mi staccai dalle sue braccia.

"Noi non... non dovremmo farlo..." dissi, senza fiato.
"Al diavolo, Jones." rispose, baciandomi nuovamente, stavolta ancora più voracemente.

Mi prese per i fianchi, poggiandomi sul lavandino, ponendosi in mezzo alle mie gambe e cominciando a baciarmi il collo. Gemevo sotto il suo caldo tocco e le sue labbra che tentavano di assaggiare ogni millimetro della mia pelle. Poi mi sfilò la maglia, e cominciò a baciarmi il seno.

"Mi sei mancata così tanto, Ivy." disse, quasi divorandomi. "Mio Dio, come ho fatto a stare lontano da te così a lungo? A non sentire più questo sapore sulle mie labbra?"
"Oddio..." dissi, prendendolo per i capelli, incitandolo a non fermarsi.
"Sei così buona, Ivy. Così fottutamente buona..." disse, con voce rotta. Aveva ormai quasi le lacrime agli occhi.
"Mark..."

Avrei tanto voluto che il destino fosse stato meno crudele con noi due, che ciò che stessimo facendo fosse giusto, perché insomma... come poteva essere sbagliata una cosa bella a tal punto?

"Sì?" chiese, guardandomi dritto negli occhi.

Non riuscivo più a resistere. Lo volevo, lo volevo completamente. Volevo mi facesse sua, volevo che fosse mio. Non esisteva più Micheal, né tantomeno Elizabeth. Non esistevano il mio lavoro, la mia casa, i miei amici. Non esisteva nulla. Nulla al di fuori di Mark.

"Ti voglio." gli sussurrai all'orecchio, che cominciai poi a baciare. Ricordavo perfettamente fosse il suo punto più sensibile. Feci poi scendere un dito lungo tutto il suo torace, fino ad arrivare al suo membro, che prontamente iniziai a toccare. Non si fece pregare due volte.
Cominciò a sbottonarsi i pantaloni, mentre io mi toglievo gli shorts e le mutandine.

"Sei sicura, Ivy?"
"Mai stata più sicura di così." risposi, ansimando di piacere al solo sentire la sua presenza sulla mia coscia.
Entrò dentro di me, cominciando a spingere sempre più forte. Il silenzio fu colmato dalle mie urla di piacere, che si fecero via via sempre più forti, tanto che ebbi paura i vicini potessero sentirci.
"Oddio Mark..." urlavo.
Ma, a dir la verità, in quel momento i vicini non erano la mia priorità.
"Dimmi che mi ami, Ivy." disse.
"Mark..." gemevo.
"Dimmelo."
"Io... io..."
"Dimmelo, cazzo!"
"... io ti amo." dissi, gemendo.
"Dimmelo ancora Ivy, ti prego..."
"Ti amo, Mark." urlai ancora.

Continuò a spingere ancora più forte e, più tardi, venimmo insieme, nello stesso preciso istante, con una tale sincronia che finii per dubitare del fatto che fossimo due anime, due corpi, separati. In quel momento mi sentivo un tutt'uno con lui, e non concepivo come ciò potesse essere diversamente.
"Ti amo anch'io." disse al mio orecchio, stringendomi tra le sue braccia.

I still love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora