È davvero lui?

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Continuai fino a farlo venire, poi mi alzai e mi rimisi i vestiti.

"Niente cena mi sa, hai avuto già fin troppo." dissi poco dopo, una volta vestita, sussurrando al suo orecchio.
"Della cena non mi importa nulla, l'importante è non saltare il dolce." rispose con voce profonda, sorridendo.
"Mi dispiace mio caro. Niente dolce per stasera. Troppi zuccheri fanno male."
"E sentiamo, quanto dovrei aspettare per mangiare un altro pezzo di torta?"
"Tutte queste metafore mi stanno facendo venire fame."
"Allora vieni a cena con me."
"Buonanotte." dissi, baciandolo frettolosamente e uscendo dalla stanza.
Prima regola: farsi desiderare. Modestamente, sono molto brava in questo. Se non contiamo il fatto che gliel'ho data solo un'ora dopo il nostro primo bacio... che tecnicamente non era neanche il primo...

Tornata a casa, lavai i denti, infilai il pigiama e mi infilai sotto le coperte. Era stata una giornata molto faticosa e un po' di sano relax era decisamente ciò che ci voleva. Decisi di guardare un film in televisione, ma non appena afferrai il telecomando, improvvisamente il telefono vibrò.

CHAT
?: Ho davvero voglia di torta, Jones.

Bingo! Era davvero un gioco da ragazzi...

io: Dottor Ferreri, mi dispiace che la sua fame non possa essere saziata. Magari domani potrò rimediare.
Ferreri: Perché non subito?
io: La torta vuole farla penare...
Ferreri: Bene, allora anche io farò penare la torta.

Oh... questo non era previsto.

io: In che modo?
Ferreri: Giocherò al suo stesso gioco.
io: Capo, sinceramente non credo lei ne sia in grado.

Dai, facciamo i seri, i tuoi ormoni sono a mille...

Ferreri: Vedremo.
io: D'accordo, ora vado nel mio bagno, mi spoglio e mi faccio una bella e lunga doccia calda.

Non avrebbe vinto questa battaglia!

Ferreri: Jones.
io: Cosa, capo?
Ferreri: Non ci riuscirai.
io: Sa, avrei proprio bisogno di qualcuno che mi massaggiasse le spalle sotto la doccia. Peccato non ci sia nessuno qui con me...
Ferreri: Buonanotte Jones.
io: Buonanotte capo.

Risi per l'assurdità di quella conversazione. Mi stavo davvero mettendo nei guai, ma francamente quello era l'ultimo dei miei pensieri. Posai il telefono sul comodino e mi misi a dormire, alquanto eccitata da tutto ciò che era accaduto.

La mattina seguente, mi svegliai piena di energie. Mi preparai curando ogni dettaglio: indossai una gonna bianca più corta di quelle che indossavo di solito, e una camicia di seta rosa cipria. Raccolsi i miei capelli, mi truccai leggermente e misi dei tacchi semplici, e così mi avviai in azienda
Arrivata davanti alla porta dell'ufficio di Ferreri, sbottonai i primi bottoni della mia camicetta, per mettere in evidenza la mia terza abbondante.

Vi vedo già che mi state giudicando, ma fatemi giocare solo un po'...

Feci, però, il grave, gravissimo, errore di non bussare. E così spalancai la porta.

"Buongiorno dottor Ferreri." dissi, mostrando un sorriso a trentadue denti.
"Signorina Jones." rispose con tono freddo, di cui francamente fui davvero stupita, almeno fin quando non mi accorsi non fosse solo. L'uomo seduto davanti a lui si voltò nella mia direzione, rivelandosi ai miei occhi.

Sbattei le palpebre ripetutamente, per capire se fosse solo una mia allucinazione o lui, la persona per cui più avevo sofferto al mondo, la persona che pensavo non avrei mai più visto in vita mia, l'ultimo uomo che avrei mai potuto immaginare seduto in quell'ufficio, fosse davvero lì, proprio davanti a me.

Lui nel frattempo restò fermo a fissarmi, come esterrefatto, come non sapendo esattamente se i suoi occhi lo stessero ingannando o se io fossi davvero lì, in carne e ossa. Restammo in silenzio per un po', finché non si decise ad alzarsi e mi venne incontro, forse per smorzare la tensione che si era venuta a creare nella stanza.

"Molto piacere, Mark Lewis." disse, allungandomi la mano.

Ehm... so perfettamente chi sei. Non ti sarai mica dimenticato di me?!

Restai immobile, impassibile davanti alle sue parole. Poi dopo qualche istante rinsavii e mi decisi a stringergli la mano, che nel frattempo era rimasta ferma a mezz'aria.

La sua mano... non sentivo il calore della sua pelle da così tanto tempo.

"Mi scusi dottor Ferreri, avrei dovuto bussare." mi rivolsi a Micheal, in evidente imbarazzo.
"Sì, avrebbe dovuto. Ma in ogni caso l'avrei chiamata ugualmente. Volevo presentarle Mark Lewis, il mio contabile e uno dei miei più cari amici. È stato fuori città in questi giorni, ma ora lavorerete molto insieme. Mark... lei è Ivy Jones, la mia nuova segretaria."
"Contabile?!" chiesi, guardandolo. Non potei far a meno di rimanere spiazzata davanti a quelle parole.
"Ehm... vi conoscete già?" chiese Ferreri, visibilmente confuso.
"Ovviamente no, Micheal, come potremmo?" mi anticipò lui, sorridendo, quasi fosse imbarazzato.
Rimasi in silenzio, completamente atterrita da quelle parole.
"Anche la signorina Jones viene da Roma, proprio come te." rispose.
"Non conosco di certo tutte le donne di Roma." gli fece notare lui, sorridendo.
"Su questo avrei qualche dubbio." ribatté Micheal, ridendo.

Possibile si sia davvero dimenticato di me?

"Vi lascio ai vostri affari..." dissi, incredula, non aspettando neanche che Micheal mi desse il permesso di congedarmi. Mi diressi velocemente nel mio ufficio, e mi misi alla mia scrivania, cercando di metabolizzare ciò che era appena accaduto: Mark era lì, in quell'azienda, proprio accanto al mio ufficio, e lavorava per l'uomo che, oltre ad essere il mio capo, avevo appena iniziato a frequentare. Anzi, mi correggo, loro erano "cari amici", così aveva detto. E ora anche io avrei dovuto lavorare a stretto contatto con lui. Volevo letteralmente sprofondare. Ah, dimenticavo il dettaglio più importante: lui non si ricordava di me. Ok, erano passati sei lunghi anni, ci sta non ricordarsi di una persona che hai conosciuto tempo prima e con cui sei stato solo per pochi mesi. Ma allora che fine avevano fatto tutte le belle parole della sua lettera?

"qualunque cosa accada, tu sarai sempre con me, impressa nel mio cuore, indelebile, come un tatuaggio"

Tutte balle! Evidentemente non gli importava un fico secco di me!

Lasciai la porta aperta per poter scrutare attentamente cosa accadesse all'esterno, e dopo pochi minuti li vidi uscire entrambi dall'ufficio di Micheal.

"È sempre un piacere Mark. Andiamo a prendere un caffè e parliamo degli ultimi dettagli?"
"Certo." rispose lui, ma sembrava, in un certo senso, visibilmente scosso. Il telefono di Micheal squillò proprio in quell'istante.

"Sì... certo, d'accordo. Arrivo subito." disse, poco prima di chiudere la chiamata. "Scusa, mi ero dimenticato della riunione. Ma puoi parlare con Jones delle ultime cose." disse allora a Mark, dandogli una pacca sulle spalle in cenno di saluto e andandose velocemente.

I still love youWhere stories live. Discover now