Ira

2.6K 154 131
                                    


"Sorgi, vendicatore, dalle mie ossa

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Sorgi, vendicatore, dalle mie ossa."

Virgilio


Quella notte non chiuse occhio, tormentato da pensieri assurdi, visioni irreali, sensi di colpa e rabbia repressa.

Dopo che Zayn aveva aggredito Ivan Vladik con la magia, nella serra degli Horan, gli insegnanti sopraggiunti avevano chiamato subito la preside Boncoeur, che era accorsa ancora col fiatone e la vestaglia da notte alla villa, richiamando tutti all'ordine, e convocando chi di dovere per soccorrere il russo esangue sul pavimento.

Zayn era stato portato via da una preside furiosa, non senza prima aver gettato uno sguardo deluso e dispiaciuto in direzione di Harry, rimasto immobile ed impotente ad assistere a tutta la scena.

Harold non si sarebbe mai più dimenticato l'espressione del moro mentre veniva in qualche modo scortato dalla madre di Alexis e da un altro paio di docenti fuori dalla festa, in direzione dell'Accademia, come il più vile dei colpevoli.

Sapeva che il Consiglio Nero si sarebbe impicciato, era solo questione di tempo, e sapeva che per il suo amico probabilmente non ci sarebbe stato nulla da fare: Zayn sarebbe stato espulso dalla scuola senza la possibilità di rimediare al casino.

Non era giusto.

E la rabbia era talmente forte da fargli stringere i denti e contorcere le budella.

Vladik aveva insultato sua madre, e solo per quel motivo avrebbe dovuto ucciderlo lì sul posto, ma Zayn era intervenuto prima di lui, e la situazione era precipitata.

Sicuramente il padre di Vladik era stato avvertito, e sicuramente quel vecchio stronzo aveva convocato il Consiglio per non farla passare liscia a chi si era permesso di toccare quell'inetto di suo figlio.

Una volta che il Consiglio veniva chiamato, difficilmente si riusciva a scampare alla minaccia di un'espulsione: le regole stabilite dalle antiche streghe dovevano essere rispettate sempre e comunque, e a dire il vero la radiazione dai registri della Blackveil era ancora qualcosa di accettabile.

Harold aveva saputo di streghe che, dopo aver trasgredito le leggi magiche, erano state esiliate in prigioni apposite dove vivevano gli ultimi giorni della loro vita, al buio e patendo fame e stenti inimmaginabili, o ancora, e la cosa lo allarmava parecchio, suo padre gli aveva raccontato di streghe private, per punizione, dei loro poteri, relegate ad essere impure per l'eternità.

Se avesse dovuto decidere, Harry avrebbe preferito morire piuttosto che rinunciare al proprio retaggio magico.

Quella mattina, ancora con la testa pesante per via dell'alcol e delle canne della sera prima, si svegliò molto lentamente, mentre il cellulare sul comodino lampeggiava a segnalare messaggi non letti.

Be my hunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora