Capitolo 25 - Epilogo

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Jorge's P.O.V.

"E poi? Sei arrivato in tempo zio Jorge?" interrompe il racconto la piccola Francesca, figlia dei miei due migliori amici.

"Appena in tempo" ridacchio, ricordando la corsa contro il tempo che ho subito quel giorno.

"Ormai la sai a memoria" rotea gli occhi Alejandro, con in mano il pallone. "Andiamo a giocare ora?" domanda poi alla sua migliore amica.

"Aspetta Ale, prima devo ascoltare la fine" si raddrizza con la schiena la bambina di sei anni, follemente innamorata della storia dei suoi genitori.

"Ma l'ascolti ogni volta" si lagna mio figlio, mentre Francesca mi incita a continuare il racconto di quel giorno di sette anni fa.

Ricordo quel giorno come se fosse ieri e la mia figlioccia ama ascoltare questa storia ogni anno per l'anniversario dei suoi genitori, visto che ogni volta ci ritroviamo a farle da babysitter, mentre Lodo e Diego festeggiano tra di loro.

Francesca è il perfetto mix tra sua madre italiana e suo padre spagnolo. Ha i capelli lunghi e di un castano scuro, gli occhi verdi come suo padre e le guance rosee come la madre. Il nome, ovviamente, l'ha scelto Lodovica per omaggiare le sue origini italiane.

Alejandro, invece, è la mia copia, ad eccezione per gli occhi, grandi e marroni come quelli di mia moglie. Alla sua nascita non sapevamo il sesso, ma una cosa era certa, maschio o femmina che fosse, si sarebbe chiamato come il padre di Tini, che due settimane prima del parto era stato ricoverato per un intervento urgente al cuore.
Fortunatamente tutto è andato per il meglio e mio suocero sta bene, meglio che mai.

"Ehi voi!" richiama la nostra attenzione Martina, che ha in braccio nostra figlia Beatriz di appena nove mesi. "Fate festa senza di noi?" dondola con in braccio la bambina, che sorride e batte le mani.

"Zio mi stava raccontando il giorno del matrimonio di mamma e papà" sorride euforica la piccola Fran.

"Adoro il racconto di quel giorno, lo porterò sempre nel cuore" risponde la donna che è ormai mia moglie, venendosi a sedere sul divano accanto a me.

"Ma io voglio andare a giocare con la palla in giardino" sbuffa Ale.

"Dai Ale, dopo ci andiamo" lo prende per il braccio la piccola Domínguez, costringendolo a sedersi sul tappeto accanto a lei.

"Uff, e va bene... ma sto qua solo perché lo vuoi tu" puntualizza con il dito mio figlio.

"Fatevi fare una foto voi due" dice poi Tini, riferendosi ai due piccoli migliori amici, passandomi in braccio Bea, alla quale lascio un bacio sulla testolina piena di capelli biondi.

Ale poggia un braccio sulle spalle di Francesca, che si gira per lasciargli un bacio sulla guancia.

"Siete così carini" sorride Martina, continuando a guardare la foto che ha appena scattata. "Ora la mando a Lodo" invia la foto alla sua migliore amica. Da quando sono nati i piccoli, a cinque mesi di differenza, le due pazze immaginano il matrimonio tra i due.

Quest'idea non è condivisa da Diego, che vuole tenere la sua bambina tutta per sé e adesso che è nata Beatriz lo capisco bene. Nel frattempo i nostri figli sono migliori amici da sempre e condividono qualunque cosa.

"Papà finisci di raccontare, così possiamo andare a giocare" mi riporta al pianeta terra, Alejandro.

Inizio Flashback

Corro nella hall dell'albergo, ormai già tutto sudato. Premo più volte il tasto dell'ascensore, ma questo arriva al piano con tutta la calma possibile. Come se non bastasse poi, un gruppo di persone anziane occupava l'ascensore e, sempre con tutta la lentezza del mondo, liberano questo maledetto ascensore.

All'improvviso tu// JortiniWhere stories live. Discover now