Capitolo 21

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Martina's P.O.V.

Sono in macchina, il silenzio regna sovrano, rotto solo dalla musica a basso volume proveniente dallo stereo, quella non manca mai.

"Che hai?" mi chiede Jorge, mentre tiene lo sguardo fisso sulla strada.

"Sono un po' preoccupata" ammetto. "Ho paura che ci siano dei problemi, in seguito al rapimento" continuo.

"Ehi, stai tranquilla... andrà tutto bene, me lo sento" parcheggia la macchina nel cortile dello studio del mio ginecologo, poi si volta a guardarmi. "Il nostro bambino è forte, come la sua mamma" mi lascia un bacio a fior di labbra.

Saliamo al piano dello studio del dottore, accolti dalla sua segretaria, e, dopo aver aspettato pochi minuti in sala d'attesa, entriamo nella sala visite.

"Salve Martina, come va?" mi saluta cordialmente il dottor Velazquez, alzandosi in piedi per stringermi la mano. "Ho saputo la lieta notizia, congratulazioni" mi sorride l'uomo dai capelli brizzolati e un accenno di barba grigia.

"Grazie dottore" ricambio il saluto con la stretta di mano.

"Tu sei il marito?" si rivolge poi a Jorge.

"Si, sono Jorge" si stringono la mano.

"Bene Martina, come va in questi giorni? Nausea?" ci accomodiamo attorno alla sua scrivania ed io gli passo la cartellina che mi hanno dato in ospedale qualche settimana fa, dopo il rapimento, con tutta la mia documentazione.

"Leggermente alla mattina, per il resto bene" rispondo, mentre Jorge rimane in assoluto silenzio ad osservare il dottore, che è intento a studiare la cartella.

"Ho appena letto quello che ti è successo, mi dispiace molto" mi guarda per un attimo il dottore. "Ma dai risultati che leggo qui il bambino sembra stare bene, in ogni caso direi di tenere la situazione sotto controllo" dice poi, facendoci annuire. "Accomodati sul lettino" mi ordina e faccio come dice.

"Va tutto bene dottore?" chiedo, leggermente tesa e preoccupata dal suo lungo silenzio.

Dopo avermi fatto scoprire la pancia e averla ricoperta con quel gelido gel, ha iniziato a muovere l'ecografo su di essa e non si è ancora pronunciato. Questi attimi di silenzio sono strazianti.

"Il vostro bambino sta benissimo e..." dice con il sorriso e, muovendo qualcosa sul suo macchinario, s'interrompe poi non appena il battito di nostro figlio irrompe nella stanza. "Stavo cercando di farvi ascoltare il battito del suo cuore" continua il dottore, che gira lo schermo verso di noi.

Jorge mi stringe forte la mano, rimanendo incantato ad osservare il monitor.

Mi giro a guardarlo; ha gli occhi lucidi e il verde delle sue iridi brilla più che mai, ha il sorriso più grande di sempre.

Si gira. Ci guardiamo negli occhi. Nessuno parla. Siamo felici e ce lo diciamo con gli occhi.

"Bene, per sicurezza, data la situazione, io ti direi di ripetere l'ecografia tra due settimane anziché tre" si pronuncia poi il Velazquez, interrompendo il momento romantico all'interno del suo studio.

"Ehm si, grazie dottore" torno con i piedi per terra, ripulendomi la pancia da quella sostanza scivolosa.

"Ti prescrivo anche degli integratori, che non fanno mai male" segna qualcosa su un foglietto, che inserisce nella cartellina insieme all'ecografia appena fatta. "Arrivederci Martina, Jorge" saluta entrambi con la stretta di mano.

"Tutto bene? Non hai detto mezza parola" chiedo a Jorge, appena fuori dall'edificio, a poi passi dalla nostra auto.

"Si, tutto bene" risponde atono.

All'improvviso tu// JortiniWhere stories live. Discover now