Capitolo 9

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MARTINA'S P.O.V.

Guardo il mio riflesso allo specchio, cosciente che l'incontro di oggi con Jorge non porterà a nulla di buono. Ma resto pur sempre io, Martina Stoessel, calamita umana per i disastri e per le situazioni scomode.

Scuoto la testa per ritornare alla realtà e, dopo essermi data un'ultima sistemata, esco di casa per raggiungere la Blanco Enterprise e parlare di 'affari' con il capo.

Mi metto in auto e per tutto il tragitto canto le mie canzoni preferite; cosa che solitamente faccio per abbattere l'ansia e il nervosismo.

"Salve" mi accoglie una donna sulla quarantina dai capelli biondi. "Siamo in chiusura" dice poi mortificata.

"Ehm si, sono qui per Jor- il signor Blanco" mi correggo subito, schioccando le dita delle mani.

"Chi lo cerca?" domanda continuando a sorridere cordialmente.

"Martina Stoessel" forzo anche io un sorriso, non vorrei mai passare per un'antipatica.

"Lo avviso subito" in quello stesso istante solleva la cornetta di un telefono o citofono, o quello che è, per avvisare il capo di questa enorme azienda finanziaria. "E' nel suo ufficio e la sta aspettando, vuole che le faccio strada?" rimette giù la cornetta, rivolgendosi a me sempre con tono gentile.

Annuisco rapidamente e la bionda mi accompagna fino ad una grande stanza con la porta a vetri, l'ufficio del capo.

"Grazie" dico a voce bassa, per poi bussare delicatamente alla porta.

Jorge, che è seduto alla sua scrivania con alcune scartoffie in mano, alza lo sguardo al mio bussare, rivolgendomi un gran sorriso ed invitandomi ad entrare.

Inspiro ed espiro profondamente per infondermi coraggio, per poi entrare e richiudere la porta alle mie spalle.

"Ciao" mi saluta, alzandosi dalla sua poltrona e venendomi in contro.

"Ciao" gli faccio eco, non sapendo bene cosa fare o cosa dire.

"Hai perso la lingua?" scherza, dimostrandosi tranquillo e sereno. Okay, forse sono io ad essere esagerata, ma insomma... questo ragazzo mi manda in crisi ogni volta.

"No, per tua sfortuna la mia lingua è ancora qui, pronta per prenderti a parole" rispondo a tono, recuperando tutto il mio spirito.

"Ma se tu mi adori" socchiude gli occhi, gonfiando il petto.

"Ma fammi il piacere, Blanco" schiocco la lingua sul palato, sollevando le sopracciglia e trattenendomi dallo scoppiare a ridergli in faccia. Montato.

Sta per ribattere, ma proprio in quel momento bussa alla porta mia cugina. Che puntualità.

"Ehm... signor Blanco, questi sono i bilanci finali della settimana" nasconde un ghigno, mentre si avvicina ad Jorge per porgergli una cartellina.

"Grazie Candelaria, se è tutto puoi andare" ripone la cartellina in questione in un cassetto della scrivania, per poi tornare al mio fianco, in piedi al centro della stanza.

"Si, allora a lunedì" saluta il suo capo, rivolgendo poi uno sguardo a me. 'Poi mi racconti' mima con le labbra e, facendo l'occhiolino, esce dall'ufficio.

"Allora... dov'eravamo?" torna a sorridermi, invitandomi ad accomodarci sul divanetto.

"Ero sul punto di chiamarti coglione" lo prendo in giro, ottenendo una lieve risata.

"Martina" mi richiama in modo serio. "Io non voglio che ti senta obbligata, se non vuoi fingere troverò un'altra soluzione" serra le labbra, guardandomi fisso negli occhi.

All'improvviso tu// JortiniWhere stories live. Discover now