Capitolo 7

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MARTINA'S P.O.V.

Guardo l'orologio fisso al muro della cucina, mentre cerco di mettere giù la prima bozza della mia tesi di laurea. Mi mancano solo quattro esami e il professore mi ha consigliato di iniziare a pensarci, così eccomi qua.

E' passata un'altra mezz'ora e la pagina continua ad essere bianca.
Sul mio quadernetto di appunti ci sono tanti spunti, ma nessuna di queste idee mi ha convinto abbastanza per presentarla al professor Rodrigo.

Sospiro, alzandomi dalla sedia per prendere l'ennesimo caffè della giornata. Riaccendo il telefono, che avevo appositamente lasciato in un cassetto della cucina per non avere distrazioni, e solo ora noto un messaggio di mia cugina Candelaria in cui mi chiede di andare a prenderla a lavoro.

"Ci penso domani con calma" penso a voce alta, nel silenzio tombale di casa mia. Riporto il mio materiale di studio in camera e poi mi preparo in fretta per andare in ufficio a prendere Cande.

"Sto arrivando" scrivo a mia cugina, dopo aver ricevuto la sua posizione, in modo da poter raggiungere facilmente l'edificio.

E' un grattacielo nella zona dei quartieri alti. Avrà all'incirca una ventina di piani ed enormi vetrate si presentano sulla facciata principale.

"Sono nel parcheggio, dove sei?" scrivo alla rossa, mentre accosto la mia auto in uno dei posti liberi nell'enorme parcheggio.

"Ti raggiungo tra un attimo" ricevo subito risposta, ma conosco i tempi di mia cugina e so che, quasi sicuramente, ci vorrà un po' prima che veda Candelaria raggiungermi in macchina.

Canticchio per un po' le canzoni che passano alla radio, ma poi il caldo afoso del primo pomeriggio inizia a pesare, così decido di scendere dall'auto e di passeggiare un po'.

In realtà non c'è molto da vedere qui in giro, se non enormi auto e qualche albero qua e là. Mi incammino verso l'entrata e mi appoggio ad una colonna, mentre scrollo la homepage di Instagram.

"Buongiorno" una voce piuttosto familiare distoglie la mia attenzione dal cellulare.

"Ah ciao" sorrido lievemente.

"Come stai Martina?" ricambia con un sorriso a trentadue denti, Jorge.

"Tutto tranquillo" scrollo le spalle, riponendo il telefono in borsa. "E tu?" chiedo poi per educazione.

"Super indaffarato, ma il tempo per te lo trovo sempre, lo sai" ammicca.

"Scemo" ridacchio. "Perché dovrei voler passare del tempo con te?" sollevo un sopracciglio.

"Perché mi adori, ovvio" si pavoneggia, Blanco. "Altrimenti perché saresti qui?" continua con too spavaldo.

"Non sapevo di trovarti qui in realtà" ammetto e cerco di trattenere una risata, quando vedo quel suo sorriso sparire di colpo.

"Vuol dire che il destino ci vuole insieme" mi si avvicina ancora di più. mettendomi con le spalle al muro, letteralmente. "Ci mette sempre sulla stessa strada" poggia una mano sulla colonna, a pochi centimetri dal mio viso.

"Tini!" esclama sulla soglia della porta scorrevole, la ritardataria cronica della famiglia. "Signor Blanco?" sgrana gli occhi, accorgendosi del ragazzo in mia compagnia.

"Eccoti finalmente, sono venti minuti che ti aspetto, bradipo" la canzono, scostandomi da Mister Occhi Verdi e andando in contro a mia cugina, che non vedo da circa due settimane.

"Si sono felice di vederti anche io, Tinita" finge un sorriso, facendomi scoppiare a ridere.

"Ecco cosa ci faccio qui" mi giro verso Jorge, che continua a guardarci in cerca di risposte.

All'improvviso tu// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora