Capitolo 30

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Speravo nel profondo del mio cuore, che mi raggiungesse.
Non volevo che finisse così tra di noi, con tante domande senza risposte.
Con tanti dubbi, con tante parole non dette.
Con quella costante paura di perderlo.
Uno degli incontri più inaspettati che il destino mi ha messo lungo il mio cammino.

Scuoto il capo per riprendermi, e poi mi volto verso di lui e ci fissiamo in silenzio.
Sotto al suo sguardo, tutto in me inizia a tremare.
Non sono in grado di dire o fare qualunque cosa.
Una scossa improvvisa giunge con fatica al mio cuore, e lo fa palpitare forte, come non lo faceva da tempo.

Il battito è accelerato e non riesco a placarlo, mi lascia senza fiato, continua a gonfiarsi di mille emozioni, che non so più dove contenere.

Le nostri iridi, si sfiorano piano, come se dovessero di nuovo trovare fiducia l'una nell'altra, e poi si agganciano di nuovo.
Si baciano di nascosto, non vogliono essere scoperte in questa intimità.
Il verde dentro all'azzurro, si fonde creando una miscela di passione, come eravamo soliti fare.
Il cuore accelera ancora, un balzo, e poi un altro, come se volesse trovare delle ali, per andare a unirsi anche lui con la sua metà.
Ma lo fermo in tempo, non è ancora il momento.
Prima bisogna parlare, e poi forse, posso farlo volare da lui.

Il vento si imbatte su di noi, più forte e prepotente, come a incitarci a parlare, ma come se entrambi, stessimo ponderando le parole giuste da dire.
«È mia cugina», butta fuori Declan, senza smettere di grattarsi la barba.
Sgrano gli occhi, sento le mie guance prendere fuoco.

«Mi sembrava che... insomma... da come ti toccava... ho pensato che stavate insieme», blatero, prima di portarmi una mano al collo e sfiorarla con insistenza.

Lui mi guarda con un luccichio divertito negli occhi. «È sempre stata molto attaccata a me, fin da bambina. Mi ha sempre visto come una sorta di fratello maggiore. Purtroppo visto che lei vive a Londra, non ci vediamo molto, ma cerchiamo di restare comunque in contatto», poi aggiunge subito dopo. «È stata lei a incitarmi a venire da te», dice per poi farsi scuro in volto.«Stai insieme a Brennan?».
Cerco con tutte le mie forze di non ridere, a pensare al soprannome di Brennan, poi vedendo che mi sta guardando con un cipiglio confuso.

Tossisco.«No, siamo solo amici».
Lui annuisce. «Mi sa che entrambi siamo andati a conclusioni sbagliate», afferma ridacchiando.
Un sorriso arriccia le mie labbra.«Capita», replico prima di calare in un altro silenzio imbarazzante.

Ci scrutiamo a fondo, e capisco quanto due occhi possano abbracciarsi.

Inspiro ed espiro, prima di trovare il coraggio di farmi in avanti. «Perché te ne sei andato?», domando sfiorando con le dita il vestito.
«Non hai letto il biglietto?».
«Certo che l'ho letto, ma vorrei solo sapere perché non hai voluto aspettarmi per parlare».

Lui si allenta la cravatta, se la sfila e la butta sulla sabbia. «La stessa domanda te la faccio a te, sei partita senza dirmi niente. Io almeno un biglietto te l'ho lasciato», afferma levandosi anche le scarpe.
Abbasso lo sguardo. «Non voglio litigare Declan».
«Nemmeno io», dice «Ascolta, faremo così, io ti dirò il motivo per cui sono andato via, se tu mi dirai il tuo, ci stai?», domanda fissandomi dalla testa ai piedi, con quello sguardo penetrante.
«Ci sto».
«Inizio io», dice lui prima di sedersi e allungare le gambe davanti a lui.«Ti ricordi della promessa che avevo fatto a mio padre?», chiede guardandomi di sfuggita.

Annuisco. «Visitare le tappe, che avevate programmato prima che lui si ammalasse, giusto?».
«Esatto», afferma. «La cosa che non sai, è che ho sempre cercato di rallentare i tempi.
Mi fermavo due o tre mesi in qualche città prevista, e con fatica riuscivo a trovare un lavoretto, in questo modo mi tenevo occupato, e non pensavo a mio padre», si ferma lanciando in acqua un sassolino.

Destini IncrociatiWhere stories live. Discover now