Capitolo 25

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Saranno tutti preoccupati.
Arrabbiati con me.

E lo so che sarò etichettata come egoista e menefreghista.

Ma, volevo solo starmene per conto mio e pensare a quello che mi è stato tolto.

Ho provato a trovare mille appigli che mi facessero cambiare idea, perché quando il danno è stato fatto, non si può tornare indietro.
Ma, alla fine mi sono arresa all'evidenza.

Stamattina sono uscita presto, non ho neanche salutato Ronan e poi ho preso il primo pullman per Galway.

Arrivata mi sono fermata a fare colazione in un bar e un giro veloce tra i mercatini.
E poi, per evitare di rifugiarmi nel primo pub della zona, ho deciso di andare nel posto in cui mi fa sentire più vicina a mia mamma.

Il mare.

Non è un giorno facile.

Sono otto anni che è morta, ed ecco perché ho scelto di allontanarmi da tutto e tutti.

Ho messo il cellulare in modalità offline, così nessuno può disturbarmi.

Ronan sa che preferisco non avere nessuno tra i piedi, ma questa volta ho decisamente esagerato non dicendogli neanche dove stessi andando.

Spero solo che capisca.

E poi, Declan, darà sicuramente di matto.

A pensare a entrambi, il senso di colpa scava una voragine profonda nel mio cuore.

Trattengo un respiro profondo per tenere quel pensiero lontano da me, non posso rimuginarci troppo.

Osservo con malinconia il mare, e rifletto su quanto lei lo amasse.

Quanto mi mancano le nostre lunghe passeggiate in riva al mare, ma soprattutto poter parlare con lei di ogni cosa.

Come può la vita toglierti tutto?

Come può portarti tua madre via per sempre?

La persona che ha sempre creduto in me.

L'ho vista avvicinarsi al letto, di notte, soltanto per rimboccarmi le coperte o lasciarmi una carezza sul viso.
L'ho vista gioire, quando raggiungevo un traguardo.
L'ho vista consolarmi quando le persone sapevano essere cattive.

Come quel giorno, ero appena ritornata da scuola.
Non mangiai neanche che andai subito a rifugiarmi in camera mia.

Chiudo gli occhi, e la mia mente mi proietta quel ricordo che ogni volta mi commuove.

«Cos'è successo tesoro mio?» , mi chiese con tono preoccupato, mia madre sedendosi sul fondo del mio letto.

Mi asciugai con la felpa le lacrime.«I miei compagni» mormorai flebilmente.

«Che hanno fatto?»

«Mi hanno appeso un foglio sulla sedia, con scritto 'Poveraccia"», iniziai a singhiozzare rumorosamente.«Stavano tutti ridendo di me, non c'era nessuno. Nessuno, che ha preso le mie difese», e poi mi buttai tra le sue braccia. «Perché sono così cattivi? Cosa ho fatto di male?» strillai senza smettere di piangere.

Mi strinse a sé più forte e mi accarezzò i capelli. «Bambina mia, guardami», mi staccai e alzai lo sguardo puntandolo nelle sue iridi verde prato.

Con i pollici mi asciugò le lacrime, e poi posò le mani sulle mie guance. «Troverai tanta cattiveria nella tua vita, Erin, tanta insensibilità.
Ma, tu non arrenderti.
Non permettere loro di buttarti giù, perché tu non hai niente per cui sentirti inferiore».

Destini IncrociatiTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon