Capitolo 7

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«Sarà meglio che te lo ripeto in caso non mi avessi sentito», mormora Declan alzando l'indice in segno di ramanzina facendomi roteare gli occhi.
È da quasi mezz'ora che continua a ripetermi, che devo stare attenta e che non devo rigare la sua piccola.

Devo ammettere però, che è davvero esilarante vederlo tutto preoccupato e poi, lo è stato ancora di più, vedere la sua faccia quando mi hanno proclamato vincitrice.
Non riusciva a crederci, continuava a contestare la mia vittoria, e se non ci fosse stato il pubblico dalla mia parte avrebbe trovato un modo per farla rigiocare.
Se devo essere sincera non pensavo, che alla fine avrei vinto veramente, mi è ci voluto un po' di tempo, per capire che ero riuscita sul serio a farcela.

È proprio vero che non bisogna mai sottovalutarsi.

«Mi stai ascoltando? Queste sono cose importanti, Rossa», continua Declan, ma io continuo ad ignorarlo.

Non può semplicemente stare zitto.
Perché deve rovinare, in questo modo, la realizzazione di un sogno?

«Madonna ma quanto parli?», gli dico seria.«Datti una calmata mi stai facendo venire mal di testa», continuo, posando una mano sulla sua spalla e, data l'adrenalina e l'impazienza del momento ci metto un po' a realizzare il calore che il suo corpo emana, nonostante indossi la giacca di pelle.

«Rilassati, andrà tutto bene».
«Rilassarmi?», replica irritato grattandosi nervoso il mento, ho notato che è un gesto che fa sempre quando qualcosa fa vacillare la sua sicurezza o il suo controllo.
«Sei mica sordo?», lo punzecchio.«La tua piccola è in buone mani».
«A me non sembra, la sto mettendo nelle mani di una che non ha mai guidato una moto», urla come un matto.
«Su dai, fammi salire, muoviamoci. Brontolo», affermo impaziente, e poi, non riuscendo a controllare la felicità, che scorre dentro me, inizio a saltellare come una scema, provocandogli una risata nervosa.

Prendo posto in sella, e prima di salire vedo Declan farsi il segno della croce e poi pronunciare una preghiera.

Che esagerazione!

«Allora chioma rossa, prima di partire presta attenzione a quello che ti sto per dire», si fa serio e rimango ad ascoltarlo, o almeno ci provo, non è facile quando l'unica cosa che penso è il contatto del suo corpo contro il mio.

Il suo petto che aderisce sulla mia schiena e il suo fiato che solletica il mio collo, provocandomi quei maledetti brividi su tutto il corpo.
In questa posizione, data la vicinanza, riesco anche a inalare il suo profumo: virile e sensuale. Profondo e intenso.
Questa fragranza gli s'addice parecchio.

«Ricordati di lasciare, dolcemente l'acceleratore», finisce finalmente il suo noioso sproloquio.
Sussulto dalla scossa ricevuta quando stringe la sua mano nella mia, per aiutarmi a lasciare delicatamente come dai lui più volte detto, l'acceleratore per poi, infine, sfrecciare a tutta velocità.

Sono così contenta che una risata incontrollata e spontanea esce dalla mia bocca e si sperde tra il vento.
«Rallenta Erin», lo sento urlarmi da dietro, e invece che ascoltarlo faccio di testa mia e accelero come se potessi mettere distanza tra me e il mio passato.

E quando mi si parano davanti i miei demoni interiori, accelero di più come se potessi seminarli del tutto.
Come se potessi allontanarmi da quella parte della mia vita e cercare di chiuderla per sempre nel dimenticatoio.
Aumento ancora la velocità, in questo modo mi sembra di andare ad abbracciare del tutto quella libertà da sempre sognata.
Lo sento sussurrare qualcosa che non riesco a capire e poco dopo, mi fa segno di deviare facendoci avvicinare sempre di più ad una piccola ma graziosa spiaggia.

Destini IncrociatiWhere stories live. Discover now