II

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Ero sicuro che il criceto che abitava nella sua testa mantenesse ancora attivo il suo cervello, e quindi confidavo nel fatto che avesse recepito il messaggio di aspettarmi, lì dov'era.
Ma a quanto pare, anche quel criceto ha avuto vita breve.

Dal momento in cui ero stato mollato in mezzo alla strada, non avevo più saputo niente del Nerd. Non si era nemmeno presentato a lezione quella mattina, probabilmente abusando del permesso di assentarsi che ogni mese il professor Aizawa gli concedeva per i giorni del ciclo, uhm, calore, si volevo dire quello.

Ed io ero stato troppo orgoglioso per inviargli anche un semplice messaggio, o un augurio di morte, su Messenger.
Che poi, cosa avrei dovuto scrivergli? Qualcosa come "sei un cadavere ambulante" o un messaggio/scenata dove gli chiedevo, poco gentilmente, dove stracazzo fosse finito.

Il mio orgoglio però non mi vietò affatto di andare a controllare di tanto in tanto se, sotto al suo nome nella chat, fosse apparso "connesso" o l'orario del suo ultimo accesso, tanto per controllare se fosse ancora vivo o fosse finalmente morto, anche perché la seconda cosa sarebbe avvenuta per mano mia appena l'avrei rivisto.

Ecco, c'era qualcosa che non riuscivo a comprendere di ciò che stavo provando in quella giornata: se la sensazione di frustrazione fosse dovuta al fatto che mi avesse piantato in asso, o perché la mia curiosità restava insoddisfatta e nel retro della mia testa veleggiava quel timore che potesse capitargli qualcosa. Un omega quasi in calore in giro chissà dove, con chissà quanti alpha che avrebbero potuto fiutarlo.

Si, mi preoccupavo di qualcuno con uno dei quirk più potenti al mondo, se non proprio il più forte, e che si allenava da anni per poter essere un eroe.
Ma quella stessa testa di cazzo, era lo stesso che non riusciva ad allacciarsi le scarpe da appena sveglio e che si dimenticava anche di mangiare quando aveva quella fottuta testa bacata tra le nuvole. Lo stesso che dimenticava i farmaci che gli servivano letteralmente a vivere, e che si ritrovava sempre nelle situazioni più assurde.

Mi avrebbe portato sicuramente ad un esaurimento nervoso.

E poi, alla fine della giornata, se ne era uscito, verso le sei del pomeriggio, con un sms che diceva "è arrivato il calore, non possiamo vederci, mi dispiace per stamattina e per il tuo regalo" con una faccina triste a contornarlo.

Credeva seriamente che così facendo non gli avrei fatto il culo per ciò che aveva fatto?! Mi aveva lasciato in mezzo alla strada dopo che gli avevo detto che lo avrei accompagnato ovunque dovesse andare, per essere fottutamente gentile per una cazzo di volta! E specialmente dopo aver passato la giornata a fargli quasi da stalker per controllare che almeno fosse VIVO.

Quando quel messaggio arrivò al mio cellulare, la velocità in cui lo lessi fu equivalente a quella che ci mise la mia mano a cominciare ad emettere delle scintille pirotecniche, infiammate almeno la metà di quanto lo fossero i miei occhi in quel momento.

Probabilmente, se non fosse stato per quella banda di coglioni che mi ritrovavo sempre attorno, sarei andato dritto dalla causa del mio problema, così da metterci una pietra sopra, e non in modo metaforico.

«Oi Bakubro, che ti prende? Ti è arrivata una email di spam?» la voce di Kaminari arrivò al mio orecchio proprio un secondo prima che mi alzassi dal divanetto dov'ero seduto, nella stanza principale del nostro dormitorio.
Lo guardai per un breve istante, poi gli sorrisi in modo quasi sadico.

«Oi Kaccha-» non riuscì neanche a finire la frase, che una mia esplosione la finì per lui, zittendolo prima che potesse pronunciare completamente il nomignolo con cui quello stupido Nerd mi chiamava, e lo stesso che faceva avvicinare Denki alla tomba ogni volta che lo pronunciava.

Fu Kirishima a consolare il beta biondo che fingeva di frignare, passandogli le dita callose sulle guance per ripulirle dal bruciacchiato che si era lasciata dietro quella piccola scintilla esplosiva.

The Infamous Rut ~ a BakuDeku Omegaverse storyWhere stories live. Discover now