Marco Verratti

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-Ares dove vai?- domando al mio pastore tedesco quando lo vedo deviare strada verso l'interno del parco, di solito facciamo un giro intorno al lago per poi tornare indietro, ma oggi ha deciso di no

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-Ares dove vai?- domando al mio pastore tedesco quando lo vedo deviare strada verso l'interno del parco, di solito facciamo un giro intorno al lago per poi tornare indietro, ma oggi ha deciso di no.

Mi affretto a seguirlo richiamandolo, preoccupata che possa perdersi o ferirsi, fino a quando non sento il pianto di un bambino.

-Papà!- grida con tutto il fiato che ha in corpo, piange disperato e singhiozza. Appena lo vedo, seduto in mezzo al prato e con il viso paonazzo, corro verso di lui.

-Ciao tesoro, io mi chiamo (Y/N) e tu?- domando inginocchiandomi davanti a lui che smette di piangere per concentrarsi su di me, respira a fatica a causa della crisi di poco fa. Ares si avvicina a noi lentamente per non spaventare il piccolo che, appena lo vede, sorride.

-Lui si chiama Ares, è il mio cane. Ti va se io e Ares ti aiutiamo a trovare il tuo papà?- domando con cautela al bambino che allunga la mano verso Ares che abbassa il muso per lasciarsi accarezzare. Il bambino muove la testa su e giù per rispondermi e così lo prendo in braccio e inizio a camminare verso il punto che il piccolo mi indica essere l'ultimo dove si trovava col padre. Lui però dice di non vederlo e la preoccupazione inizia a farsi spazio dentro di me.

-Okay tesoro, il tuo papà come si chiama? Magari se lo cerco su qualche social lo trovo?- domando dolcemente, il bambino mi guarda confuso ma poi mormora un "Marco", gli occhi di nuovo colmi di lacrime.

-No amore, non piangere, ora troviamo il tuo papà, te lo prometto- mi affretto a rassicurarlo, lui tira su col nasino annuendo.

-Tommaso!- sento gridare in lontananza, con il viso scatto verso il punto da cui proviene la voce e il piccolo fa lo stesso.

-Papi- esclama con gli occhi sgranati, seguo Ares che cammina deciso e pochi attimi dopo troviamo il papà del piccolo. Appena ci vede fa una corsa verso di noi e prende il bambino tra le braccia stringendoselo al petto.

-Quante volte ti ho detto di non allontanarti da me? Ti sei fatto male amore?- domanda controllando che il figlio non abbia ferite, il piccolo scuote la testa.

-Ares mi ha trovato e mi ha aiutato- spiega indicando con la manina il mio cane che abbaia soddisfatto facendo ridere Tommaso. Il padre si accorge solo allora della mia presenza e mi sorride.

-Grazie mille, io... non mi succede mai, ero così spaventato. Un attimo prima era con me che giocavamo e quello dopo non lo vedevo più. Grazie- parla velocemente e con gli occhi lucidi, non oso immaginare il suo spavento. Tommaso scalcia per farsi mettere a terra e torna a giocare con Ares che scodinzola felice.

-Papà possiamo stare con Ares ancora un pochino?- domanda Tommaso guardando verso il padre con aria speranzosa, il padre mi guarda per sapere cosa ne penso e quando io faccio cenno di sì con la testa sorride al piccolo.

-io sono Marco- si presenta porgendomi la mano, io la stringo abbozzando un sorriso

-(Y/N)- rispondo ricambiando il suo sguardo, ci sediamo su una panchina attenti a tenere Tommaso e Ares accanto a noi e li lasciamo giocare mentre chiacchieriamo.

-Inizia a fare freddo, che ne dite se andiamo a bere qualcosa di caldo?- domanda Marco quando il sole cala e Tommaso si avvicina a noi seguito da Ares. Il bambino batte le mani emozionato

-io non saprei, forse non è il caso...- cerco di ribattere, ma Ares abbaia come se potesse capire cosa sta succedendo e Tommaso mi guarda con il labbro inferiore tremolante. Sospiro, incapace di dire di no e poi annuisco.

-Va bene, vada per qualcosa di caldo- cedo, Marco sorride alzandosi con il bambino in braccio, lego Ares per tenerlo sotto controllo per strada e usciamo tutti insieme dal parco.

-Tu hai una macchina?- domanda Marco fermandosi davanti a quella che presumo sia la sua auto. Io scuoto la testa

-abito a pochi passi da qui, sono venuta a piedi- spiego chiudendomi il cappotto dato che inizia a fare davvero freddo.

-Allora ti va bene se venite con noi e poi vi riaccompagniamo? Se non te la senti possiamo andare da qualche parte qui vicino ma ti assicuro che il posto a cui ho pensato è davvero buono- propone mettendo Tommaso per terra ma tenendogli la mano, io lascio vagare gli occhi su Ares, sul piccolo e poi sull'auto, indecisa su cosa fare. Ho appena conosciuto quest'uomo, perché dovrei salire sulla sua auto?

-So a cosa stai pensando, non sono un maniaco, ma se non ti senti sicura possiamo andare qui vicino a piedi- insiste Marco guardandomi, alzo gli occhi su di lui e annuisco. Non per cattiveria ma lo preferirei.

-Scusami ma per me sarebbe meglio- mormoro imbarazzata, lui però mi sorride raggiante

-nessun problema, andiamo allora- esclama e riprendiamo a camminare. In poco più di cinque minuti ci troviamo fuori ad un piccolo bar, fortunatamente hanno un gazebo e permettono ad Ares di stare con noi e così Tommaso riprende a giocare col cane mentre io e Marco ordiniamo da bere.

Sulla televisione poco lontana dal nostro tavolino vedo una vecchia partita e fanno il primo piano di un calciatore. Marco si gira per vedere cosa io stia guardando. Il suo volto è in tv. Mi giro verso di lui a corto di parole e lui sorride imbarazzato

-sei un calciatore?- domando con voce spezzata, lui si gratta il retro del collo prima di annuire con la testa.

-Te lo avrei detto, ma non era uscito il discorso e...- balbetta a disagio, scuoto la testa ma prima che possa parlare il cameriere ci porta i nostri ordini. Lo ringraziamo e aspetto che vada via prima di parlare.

-Non c'è nessun problema, ero solo scioccata perché non me lo aspettavo. Scusami ma non seguo molto il calcio- spiego girando lo zucchero nel mio caffè, Marco sembra rilassarsi alle mie parole e torna a sorridere.

-Non importa- si limita a rispondere e ricominciamo a chiacchierare come poco fa. Il tempo sembra volare e quando si fa ora di andare Tommaso quasi scoppia a piangere all'idea di lasciare Ares.

-Hey tesoro, che ne dici se tu e Ares vi rivedete un altro giorno al parco per giocare?- domando inginocchiandomi per essere alla stessa altezza di Tommaso che mi guarda con gli occhi colmi di lacrime ma più tranquillo di prima. Annuisce asciugandosi il visino e, soddisfatta, torno in piedi.

Usciamo dal locale e facciamo la strada di ritorno in silenzio, quando arriviamo all'auto Marco mette Tommaso sul seggiolone nell'auto e chiude lo sportello.

-Dicevi davvero prima? Quando hai detto di rivederci?- domanda guardandomi, sento le guance arrossire ma per fortuna è buio e non si vede.

-Quando è che hai tempo? Non voglio di certo darti fastidio con il lavoro- rispondo sorridendogli gentilmente, Marco ricambia il sorriso e lo vedo rifletterci su prima di rispondermi.

-Sabato gioco, per cui domenica dovrei essere libero- risponde lanciando un'occhiata al piccolo in auto, Ares tira dal guinzaglio, è stanco.

-Vada per domenica allora! Ti lascio il mio numero così puoi avvisarmi se i piani cambiano-propongo e caccio dalla borsa la penna che mi porto sempre dietro, Marco annuisce e mi osserva mentre su un tovagliolo scrivo il mio numero. Glielo lascio prima che una strattonata di Ares mi faccia capire che è ora di andare.

-Allora ci vediamo! Ciao- saluto camminando all'indietro e saluto con la mano, Marco ricambia il mio saluto e l'ultima cosa che vedo prima di dargli le spalle è il suo sorriso gentile.

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