Capitolo 27.

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Sabato, 21 Novembre 1964

Sono le 5:30 del mattino e dire che fa freddo è un eufemismo.
Diana mi offre una gomma da masticare, ma io la rifiuto.

«Rischio di strozzarmi mentre cammino con quella cosa in bocca.»

La squadra raggiunge la cima della collina e si sistema su vecchie casse di munizioni abbandonate lì da chissà quanti anni.

«Come vuoi. Sai quando arriverà Bucky?»

Mi guardo intorno.
Nei mesi invernali, la tundra si ammanta di buio e riceve luce per pochissime ore al giorno.
Ora è ancora notte, ma la via è illuminata da grossi lampioni che gettano pozze di luce gialla sulla neve.

Bucky mi ha detto che doveva aiutare Nick a disincastrare una motoslitta dal ghiaccio, poi sarebbe arrivato.

«Tra circa un quarto d'ora. A quanto siamo?»

Alek, avvicinatosi a noi, risponde alla mia domanda.

«Siamo a -32 °C. Se non ci muoviamo rischiamo il congelamento.»

Qualcuno tira un calcio ad una cassa.
Dimitri.

«Non capisco il fottuto motivo per mandarci a congelare qui fuori. Abbiamo almeno dieci palestre al chiuso, potevamo restarcene lì!»

Mi stringo nella giacca termica e arriccio le labbra contro i cristalli di neve che vi si stanno depositando.

«Perché non presenti i tuoi dubbi a Barnes? Sono convinta che li accoglierà con gioia.»

La traduzione della mia frase è: "non vedo l'ora di vederti rimettere la coda tra le gambe quando arriverà Bucky" e sembra che tutti l'abbiano capito perché risatine tiepide si sollevano in sbuffi di vapore.

Dimitri si gira verso di me con la furia di un toro in una corrida.

«Perché parli, mezza calzetta?»

Come scusa? Faccio un passo avanti.

«Come mi hai chiamata?»

Diana deve trovare il mio gesto davvero sconsiderato, perché mi ferma con un braccio per mettersi tra me e Dimitri.

L'uomo si avvicina a sua volta.

«Mezza calzetta. Dovresti tornare a farti le treccine, non è il tuo posto qui.»

Non è la prima volta che qualcuno qui mi fa capire che mi vorrebbe da tutt'altra parte. Solitamente lascio correre, non voglio cacciarmi nei guai, ma se uno di questi commenti esce fuori mentre Bucky è presente, potrebbe rivelarsi un serio problema.

«Vuoi una treccina anche tu, Dimitri? Magari quando ci farai il piacere di lavarti quei capelli potrei anche pensarci.»

La mano di Diana si serra sulla mia giacca e mi spinge indietro quando il grosso e tozzo indice del russo si solleva per indicarmi.

«Attenta Karpov.. Attenta. Perché se ti becco senza la tua guardia del corpo, io..»

«Dimitri.»

La voce preoccupata di uno dei suoi compari lo ferma.

«Non farlo.»

Lui si gira per un momento prima di tornare su di me. È quasi convinto a lasciarmi perdere.
Ed è adesso che le mie labbra intirizzite si piegano in un sorrisino di sfida.

«Sì Dimitri, non farlo.»

Lo canzono.
Diana quasi mi spezza le dita e il volto dell'uomo diventa addirittura paonazzo in quel freddo glaciale.
Vorrebbe spezzarmi, glielo leggo negli occhi.
Triturarmi come farebbe con un osso di pollo.

Winter RosesWhere stories live. Discover now