Capitolo 7.

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Giovedì, 8 Ottobre 1964

Ore 3:00 del mattino

Mi sveglio sentendo dei mugolii e l'affannarsi di un respiro agitato. La coperta mi copre fin sotto al naso e la abbasso appena per girarmi verso quei rumori.
Il ragazzo accanto al quale mi sono addormentata è appoggiato su un fianco e mi da le spalle, i suoi muscoli si muovono in piccoli spasmi convulsi.
Mi tiro su ancora assonnata e poggio una mano sul suo braccio, sporgendomi sopra di lui per scoprire che dorme ancora. Probabilmente sta avendo un incubo.
Provo a scuoterlo un po'.
«Bucky?»
Lo sento singhiozzare e la sua espressione si contrae e si fa preoccupata.
«Bucky, sveglia!»
Finalmente lui spalanca gli occhi e con un scatto fulmineo è già seduto, si guarda intorno con il fiatone e poi abbassa lo sguardo per guardarsi le mani tremanti, non sembra aver realizzato dove si trova.
Accolgo il suo viso tra le mani e quasi lo obbligo a guardarmi. Stringo un po' la presa al fine di riportarlo al presente, di riportarlo da me.
«Hey, hey, tranquillo. Va tutto bene.»
Accarezzo il suo volto sudato con i pollici, sostengo i suoi occhi ancora spaventati e sconvolti che distruggono ogni mia barriera.
«L'ho fatto di nuovo? Ho fatto del male a qualcuno?»
Mi chiede con un fil di voce roca e resa bassa dal sonno appena interrotto. Scuoto il capo e lo attiro verso di me finché le nostri fronti non combaciano e il suo respiro mi riscalda le guance.
«No.. No, va tutto bene. Nessuno si è fatto male, vedi?»
Ci vuole un po' affinché si tranquillizzi, poi sento le sue mani sfiorare i miei fianchi sopra la stoffa della camicia da notte che mi sono infilata al volo e ci si fermano, facendomi provare i brividi di un tocco caldo e morbido e altri di una carezza fredda.
«Ah Rose, perché lo fai..?»
Borbotta lui dopo un po'.
Sollevo le palpebre e lo trovo a fissarmi. Da quella breve distanza, non è semplice concentrarsi su qualcosa da dire.
«Che cosa?»
La sua mano destra mi percorre il busto, la spalla ed il braccio fino a posarsi sulla mia, ancorata sul suo viso.
Sento la pelle d'oca affiorare sotto le vesti.
«Aiutarmi.»
Non sento il bisogno di allontanarmi, voglio restare lì, guardarlo, parlargli.. Anche se devo dirgli qualcosa che l'istinto mi urla di non dire.
«Beh, forse..»
Deglutisco a vuoto e mi obbligo a parlare, aiutata dalla situazione che ha un che di irreale e nascosto nel cuore della notte. Sembra uno strappo alla realtà, una piccola nicchia in cui potersi rifugiare con la consapevolezza che tutto ciò che avremmo detto sarebbe rimasto lì.
«Forse perché tengo all'uomo che mi ha salvata anni fa.»
Ammetto con un tremolio nella voce e probabilmente le gote che vanno a fuoco, ma grazie a dio la luce è troppo fioca affinché si notino.
Mi sembra di vedere un bagliore nei suoi occhi alle mie parole e una lieve contrazione delle palpebre come se fosse sorpreso.
La sua mano, che prima era sulla mia, si infila tra i miei capelli e sfiora la linea del mio zigomo mentre le dita si attorcigliano alle mie ciocche e mi bloccano lì. Il mio petto si solleva in furente ricerca di ossigeno, la mia mente si svuota, contemplando solamente quel viso tanto vicino al mio che la luce accarezza solo per metà, ma che non rende meno bello.
«Allora lasciami fare questo.»
Anche se avessi voluto rispondere, non ne avrei avuto il tempo.

Non ho mai baciato nessuno nei miei diciannove anni, escludendo quel bacio all'asilo dato per sbaglio ad un mio compagno.
Sento il cuore pulsare ovunque dentro di me, nel petto, in testa, nelle mani che nonostante tutto cercano di spingerlo via, ma talmente flebilmente da farlo sembrare un gesto inconsulto che si trasforma in un disperato tentativo di tenerlo attaccato a me.
Sento le sua labbra chiudersi sulle mie, il suo respiro venir spinto violentemente fuori e unirsi al mio.
Mi trascina fuori dalla realtà, risveglia sensazioni dentro di me che non credevo di poter provare e che mi mandano in estasi.
Quel bacio è un'estasi.
James sfiora la mia bocca con la punta della lingua e a quel suo comando silenzioso le mie labbra si aprono e lo lasciano entrare.
Mi viene naturale farlo e lasciare che la sua lingua danzi con la mia, che si scontrino e che si cerchino nella stessa maniera in cui iniziano a farlo le nostre mani.
Nella foga, finisco di nuovo sul pavimento e Bucky mi sovrasta. Poggia un gomito a terra, accanto al mio viso, per sostenersi e si stacca dalla mia bocca, provocandomi un mugolio di scontento.
Sento le sue labbra umide sulla guancia e poi scendere fino al collo, dove si aprono e mi lasciano sentire il tocco rigido ed erotico dei suoi denti. Mi morde quei punti sensibili lentamente e poi li bacia, li lecca e ricomincia daccapo.
Io resto immobilizzata dal piacere che si sprigiona da quei semplici gesti, pervasa da un calore sconosciuto che non avevo mai provato. Arrossisco quando mi accorgo di come il mio corpo desideri il contatto con il suo; la mia testa si piega di lato per lasciargli libero accesso al collo e alla spalla, come la mia schiena si inarca alle sue carezze, come la mia coscia ama sfregare contro la cinta dei suoi pantaloni.
Una delle mie mani si intrufola tra i suoi capelli, accarezzando le lunghe ciocche tra le dita, mentre l'altra delinea la curva allenata della sua spalla destra e poi scorre verso il basso, avida di poter toccare ed esplorare la sua schiena con il palmo aperto e le dita che strattonano la stoffa della maglia.
Sento la sua gamba farsi spazio tra le mie e sfiorarmi l'interno coscia, causandomi una pulsione che mi spinge a volere che vada oltre e un innocente gemito che non riesco a soffocare.
Riapro le palpebre e cerco di mettere a fuoco il soffitto, prima di incontrare nuovamente i suoi occhi azzurri. Sollevo di poco il capo per avere un altro bacio che si prolunga in un momento di silenzio, poi sento le sue labbra aprirsi in un sorriso quasi in sintonia con le mie.
Gli resto aggrappata quando lui si lascia ricadere sulla schiena e quindi sono io a finire sopra di lui.
I nostri respiri sono ancora frettolosi. Poso la testa sul suo petto per calmarmi e sento il suo battito altrettanto forte e martellante; il pensiero che sia per me fa sussultare il mio.
Chiudo gli occhi alle sue carezze che si posano sui miei capelli; restiamo così per un bel po'.
«Bucky?»
Sollevo il viso e ni sistemi a braccia conserte sul suo buato per osservarlo, poso il mento sul mio avambraccio.
«Mh mh?»
Lui guarda verso l'alto e non smette di passare le dita nella mia chioma in disordine.
«Puoi dirmi cosa stavi sognando?»
La sua mano si ferma per un istante prima di riprendere il lento pettinare e vedo la sua mandibola ferrarsi.
Ho paura di aver rovinato il momento.
«Sempre se vuoi.. Non devi per forza..»
James Scuote il capo per fermarmi.
«No, volevo dirtelo.»
Mi faccio più attenta mentre lui prende aria.
«Ma non so bene se fosse un ricordo o soltanto un sogno. Stavo..»
Lo vedo mordersi nervosamente le labbra e poi fare una smorfia.
«Stavo affogando una donna in un lago ghiacciato. Lei continuava a guardarmi da sotto l'acqua.»
Resto terrificata dalla scena che mi si piazza in mente, ma non esito ad allungare una mano verso il suo viso per tranquillizzarlo.
«Posso darti io la risposta. Era un sogno.»
I suoi occhi guizzano verso i miei.
«Come lo sai?»
«Ho studiato ogni tua azione da quando sei arrivato qui. E non hai mai fatto nulla del genere.»
Il giovane sospira di sollievo e mi avvicina a lui per baciarmi un angolo della bocca e poi insieme cerchiamo le labbra l'uno dell'altro finché non ci addormentiamo.

Winter RosesWhere stories live. Discover now