Capitolo 15

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Seduta su di un comodo divano, una donna dai lunghi capelli bianchi si passa tra le mani il libro rosso, segnando con un dito il contorno della stella nera.

«E così sei preoccupato per il Soldato d'Inverno o per la nostra bambina?»

L'uomo dinnanzi a lei si porta alle labbra un calice di cristallo in cui è stato versato dello Château Le Grand Vostock Cuvée.
Continua a fissare nervosamente quel libro.

«Non mi chiedi perché io abbia deciso di non aspettarvi per finire il tedesco?»

La donna sorride ed è bellissima quando lo fa.

«Ti prego, Vasily.. Non sono qui per dilettarmi delle tue doti da giullare.»

Si alza e raccoglie la sua coppa cristallina in cui danza il vino pregiato. Ma non ne beve una goccia.

«Stava per avere successo e tu stavi per perdere la tua unica figlia. Il problema quindi non è il nostro Soldato, vero? Perché Schwartz ha deciso di tradire?»

La sua voce è profonda, bassa, eppure melodiosa come l'armonia di un'arpa.
Il generale è costretto a rispondere.

«Credeva che Rose stesse rovinando il suo progetto ben riuscito.»

«Rose? È così che la chiamate adesso?»

«Chi la conosce meglio..»

La signora fa qualche passo per la stanza, andando a frugare indifferentemente tra le scartoffie sulla scrivania.

«Capisco. E come starebbe cercando di rovinarlo?»

Karpov fa un sospiro profondo e abbassa lo sguardo.
La donna se ne accorge.

«Oh.. Non dirmelo. Tale e quale a Mariya?»

L'uomo annuisce e lei scoppia in una risata graziosa e altisonante.

«Prendi nota, voglio che le recapiti un invito per il gala di fine anno. È tempo che il giovane bocciolo inizi ad affacciarsi al mondo. Manca poco al suo ventesimo compleanno ormai.. Oh, e ridalle il libro.»

Mercoledì, 21 Ottobre 1964 

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Mercoledì, 21 Ottobre 1964 

La febbre alta dura per qualche giorno.
Il mio sonno causato dagli antibiotici e cortisonici è tormentato da incubi e pensieri cupi, i tentacoli del mostro a più teste mi soffocoano e mi spingono nell'ombra di una foschia di ricordi confusi.
Un volto teso e degli occhi azzurri, di un azzurro identico al lago ghiacciato della mia vecchia casa, sono gli unici bagliori in quella sofferenza psichica.
E quando svaniscono, la paura di continuare a vagare da sola in quel mare nero mi fa svegliare. E stavolta, la febbre è scesa di parecchio.
Sono nel mio letto e soprattutto sono sola. Per fortuna.

O almeno così credo finché un'apprensiva Tatiana non piomba su di me.

«Non. Provare. Ad alzarti. La dottoressa ha detto che hai avuto un trauma cranico e ti ha prescritto almeno dieci giorni di riposo assoluto prima di riprendere le attività.»

Winter RosesWhere stories live. Discover now