Capitolo 21.

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Well, eccomi qui. Dopo lunghe sofferenze sono riuscita a chiudere questo capitolo e a racimolare le mie idee per metterle per iscritto.
Devo dire che tutto ciò è stato anche provvidenziale perché revisionando alcune cose mi sono venute nuove cose in mente che adoro più di prima.
Per il momento, ecco un po' del Sergente Barnes a luci rosse.

Avverto immediatamente che sarà per un'audience over 18. Have fun :)



~~~

Chiudo la porta alle mie spalle. Respiro.

Conto i passi fino alla camera di Tatiana. Respiro.

Busso tre volte.

«In nome della Vergine Maria, chi diamine è a quest'ora della notte?!»

La sua porta si spalanca e l'aria calda mi travolge. Note di tabasco e mirto essiccati, i profumi di incensi orientali timbrano sempre i luoghi in cui la mia ex balia si stabilisce.

«Rose..? Bambina mia, che succede??»

So cosa sta vedendo. Il mio volto distrutto stravolto da lacrime, l'espressione di chi si è perso e ha smarrito sé stesso.

Respiro.

«N-niente. S-solo..»

Le mani sapienti di Tatiana si posano sulle mie guance bagnate, stringono ma non riescono ad essere di conforto

«È per il soldato? Per Barnes? Gli è accaduto qualcosa?»

Scuoto la testa.
La mia gola è chiusa, contratta nel tentativo di strozzare i singhiozzi, e non riesco a risponderle. Non come vorrei.

«N-No, James sta b-bene.. I-io.. Mi s-servono dei vestiti.»

La donna inarca un sopracciglio. È confusa e a ben vedere: la ragazza che per lei è come una figlia si è appena presentata piangendo disperata nel cuore della notte con la scusa di chiedere degli abiti.

«Vestiti, hai detto?»

«S-sì. È t-tornato da poco e sta f-facendo una doccia di là e i-io non ho..»

La faccia di Tatiana si illumina di consapevolezza.

«Oooh, certo, certo. Capito. Aspetta qui, dovrei avere qualcosa di Nick.»

Mi fa entrare nella stanza e inizia a rovistare tra i cassetti mentre mi guarda di sottecchio.

«Ha fatto qualcosa che non doveva?»

La sua domanda a mezza bocca mi arriva come un suono lontano, non la recepisco. I miei occhi svogliatamente abbandonati sul tappeto si alzano a difficoltà.

«..Che?»

«Senti Rose, se ha allungato troppo le mani io lo rimando a..»

«Non.. Non si tratta di lui, Tata..»

Il mio tono lamentoso sembra sbloccare l'espressione divenuta arcigna di Tatiana che apre le labbra a formare una "o" preoccupata quando mi sente usare un nomignolo con cui non la chiamo più da quando avevo 8 anni.

«E di chi, cara? Non ti lascio andare se non me lo dici, non posso.. Sei distrutta.»

Respiro.

La mia faccia si accartoccia come un foglio stropicciato.

«Della mamma.»

Gli occhi di Tatiana brillano.
Immagino abbia già capito quali risposte otterrebbe se indagasse oltre. Sa cosa è andato a fare Bucky, sa quali informazioni cercava.

Winter RosesWhere stories live. Discover now