Capitolo 6.

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"Estratto senza data dal diario di Rozaliya Karpov su James B

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"Estratto senza data dal diario di Rozaliya Karpov su James B. Barnes"

.. A volte lo vedo fermarsi e fissare il vuoto. Tutto attorno sembra sparire per lui e spesso, quando torna al presente, non è felice.
Vorrei poter fare di più.
Non ho mai conosciuto nessuno come lui, né mai qualcosa mi ha mai attratta tanto. So che corro un grosso rischio ad aiutarlo, ma non posso non farlo. Quando mi guarda, nel suo imperturbabile silenzio, sento di poter rischiare la mia intera carriera per lui e non solo quella.
È folle, lo so. Pensavamo di sapere tutto di lui, da quel misero fascicolo, ma cosa sapevamo?
Non c'è scritto del modo in cui flette la spalla destra quando è contrariato.
O di come si mordicchia il labbro inferiore quando è indeciso o semplicemente distratto.
Vorrei aggiungere tra quelle pagine che vederlo addormentarsi mentre gli racconto di qualche evento nazionale è qualcosa che vorrei vedere per sempre. I suoi sospiri rapiti in un vero sonno sono il più grande ringraziamento che potrei avere per ciò che sto facendo.
Non so dove tutto questo andrà a finire, so solo che Bucky merita di vivere. Merita di essere felice.

Mercoledì, 7 Ottobre 1964

Fuori impervia una tempesta di neve.
So che nei libri che leggo, la tempesta è sinonimo di enorme confusione e chiasso, ma qui non è così. L'unico rumore che si sente è il furioso ululato dei venti che talvolta è attenuato dal copioso precipitare dei fiocchi di neve.
È curioso come il cadere della neve sia capace di rendere tutto silenzioso; so che c'è una spiegazione fisica di acustica, ma preferisco pensare che sia un modo per riportare pace nella natura.

Nella mia stanza però non c'è silenzio; quando esco finalmente dalla doccia, mi avvolgo nell'asciugamano e inizio a pettinare i capelli mentre la radio nell'altra stanza diffonde le note di You Don't Own Me di Lesley Gore.
Così americana.
Canticchio qualche frase mentre elimino gli ultimi nodi e poi mi lavo i denti.

«And dooon't tell me what to do!»

Faccio una piroetta con lo spazzolino in bocca per mettere a posto il pettine.

«Dooon't tell me what to say!»

I capelli ancora bagnati sgocciolano quasi tutto il pavimento, ma poco mi importa. È la mia serata di relax, ci avrei pensato dopo.

«And please, when I go out with you..»

La cantante finisce la frase mentre mi sciacquo la bocca, poi chiudo l'acqua e torno in camera. Apro i cassetti per pescare l'intimo pulito, muovendo i fianchi al lento ritmo della canzone e quando mi giro per poco non mi metto ad urlare.

Seduto comodamente sulla mia poltrona trovo Bucky, intento a frugare tranquillamente tra le audiocassette nel cofanetto della radio.

E continua a farlo come se non mi avesse notata.
Sollevo un indice per fargli una domanda mentre decido QUALE fare, visto che ne sono parecchie e non so da dove cominciare.

Winter RosesWhere stories live. Discover now