Capitolo 19

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Just before our love got lost you said,

"I am as constant as a northern star"


Joni Mitchell, James Taylor, "A case of you"


ANNO 2020


10 APRILE, VENERDI'

Panesecco


Era il venerdì di Pasqua, e a Panesecco pioveva.

Pioveva sulle cime e sui tetti, sui boschi e sui prati. La pioggia scioglieva i ghiacciai a monte e ingrossava il torrente che scrosciava verso il lago, tambureggiava sulle sue acque grigie.

Pioveva su Piazza San Pietro, mentre un Papa curvo e silenzioso risaliva i gradini verso la basilica. Le sue parole di conforto riecheggiavano nello spazio vuoto, illuminato a intermittenza dai lampeggianti della polizia a presidio della piazza deserta.

Sembrava che il mondo stesse per finire. Paura e desolazione si erano insinuati nei cuori della gente, in quell'ultimo mese, strisciando e crescendo come una pianta infestante dalle radici ormai inestirpabili.

Maurizio sedeva cupo sul divano, accanto a sua figlia, di fronte al televisore. Celeste invece se ne stava appartata, appollaiata su una sedia a pochi passi dallo schermo, come se il suo ritiro spirituale casalingo potesse compensare la mancanza delle celebrazioni in chiesa.

In mezzo a tutta quella devastazione, l'unico barlume di luce che il fato aveva concesso a Tea era la possibilità di tornare a stare accanto ai propri genitori.

Il periodo di isolamento era ormai trascorso; nessun segno della terribile malattia si era manifestato, così alla ragazza era stato permesso di tornare alla normalità domestica.

Normalità. Quella era stata la parola esatta che la dottoressa aveva pronunciato.

Ma quanto c'era di normale in tutto ciò che stava accadendo?

Tea aveva la svilente sensazione, guardandosi attorno, che tutto ciò che aveva creduto reale, in quel momento o in passato, si stesse sbriciolando tra le sue mani.

Aveva un bel dire, Chiara, quando durante le visite di controllo la incitava a guardare il lato positivo: Tea riusciva di nuovo a muovere con facilità la spalla, i giorni di emicrania si facevano sempre più rari ed era al sicuro con la propria famiglia. Escludendo la perdita della memoria, le conseguenze dell'incidente potevano dirsi quasi del tutto risolte.

Eppure quel mondo malato che la circondava era tenebroso e piangente come il suo cuore. Sentendosi quasi mancare il respiro per quell'ansia che scavava dentro di lei, si alzò in piedi di scatto e disse: "Ho bisogno di una boccata d'aria; esco a fare una passeggiata qui intorno."

"Non è un clima adatto alle passeggiate, questo", la ammonì suo padre, serio. "E si sta facendo buio. È meglio che tu rimanga qui."

Tea sbuffò, tornando a sedersi al proprio posto. "Se almeno avessi la mia attrezzatura per lavorare il legno... Che fine ha fatto, papà? Perché nel mio laboratorio non è rimasto nulla?" chiese, voltandosi verso Maurizio.

L'uomo la fissò, prendendosi qualche momento per decidere come formulare la risposta, poi optò semplicemente per la verità. Forse era giusto continuare a mantenere riservate alcune notizie, ma almeno le piccole cose era giusto raccontarle, trauma o non trauma. "Qualche tempo fa", raccontò quindi alla figlia, "sei passata di qui, hai caricato sulla tua auto attrezzi e macchinari e hai portato via ogni cosa. Questo è tutto quello che so."

Non c'è una nuvolaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum