05.

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Freddo, fu la prima cosa che sentii

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Freddo, fu la prima cosa che sentii. Avvertii gli spifferi pungolarmi la pelle nuda ed esposta ancora prima di aprire gli occhi.

Un senso di spossatezza mi intorpidiva gli arti, mentre la puzza di muffa, di chiuso, continuava a pizzicarmi le narici. Mi trattenni dall'arricciare il naso.

Ormai ero sveglia da un po'. Ma non doveva saperlo. Perciò continuai a fingere, cercando di reperire quante più informazioni possibili.

Cercando di dominare il panico. Cercando di non pensare. Di non ricordare. Se mi fossi lasciata trasportare, non ne sarei mai uscita viva.

Sentivo il cuore scoppiarmi nella cassa toracica, con i polmoni che si accartocciavano come vecchi giornali. Trattenni le lacrime dietro le palpebre calate.

Mi aveva presa. Non ero riuscita a sfuggirgli, non ero riuscita a farmi valere e impormi come avevo sperato per tanti anni. Avevo permesso alla paura di avere la meglio.

Ma quando avevo visto quella testa, la testa di Denver... cazzo. Ingoiai l'ennesimo singhiozzo. Denver...

Denver era morto. Decapitato e castrato. Denver era morto. Lo aveva ucciso. E la sua testa mozzata mi era rotolata fino ai piedi. Non avrei dimenticato una cosa simile. Sapevo mi avrebbe tormentata in tutti i miei incubi, un'aggiunta a quelli che già avevo.

E gli altri, gli altri stavano bene? Elisa, Ben, Cody...

La percezione del tempo ormai mi era sfuggita dalle mani, potevano essere passate ore così come giorni.

Concentrati, Grace. Ragioniamo.

Inspirai profondamente. Non avvertivo alcun peso ai polsi alle caviglie. Potevo muovermi liberamente. Quell'idiota... quell'idiota mi aveva sul serio lasciata libera?

Probabilmente dovevo ritenermi offesa. Stava sottovalutando la mia combattività. Dopotutto lui aveva ancora in mente quella povera bambina che correva a rifugiarsi al buio per ogni timore, che andava a piangere da lui per paura di affrontare una realtà che non le piaceva.

Ma io non ero più quella bambina.

Freddo. Chiuso. Muffa. Vecchio. Libera.
Dove diavolo ero?

Mi soffermai sull'udito. Michael Baker era sempre stato fin troppo silenzioso, lo sapevo bene, eppure io... io potevo avvertire la sua presenza. Ne ero sempre stata capace, fin dall'inizio.

Deglutii. Una perfida inquietudine mi si insinuò dietro la nuca, sotto la pelle, perché la percepivo la sua presenza. Acuminando i sensi, potevo quasi sentirmelo addosso, feroce e implacabile, il rancore covato in sette anni di solitudine ribolliva nell'aria fino a scivolarmi sulle labbra.

Poi mi fece dono del suo respiro. Ne trasse uno profondo, per farmi capire che sapeva, sapeva che ero sveglia.

Apri gli occhi, Grace. Aprili, studia, panifica. Fuggi!

Call Me MichaelWhere stories live. Discover now