Prologo.

64.7K 2.3K 5.6K
                                    



Attenta, bambolina, attenta...

Le nuvole si erano ammucchiate, portavano pioggia, e lui se ne stava lì a guardare il suo riflesso, stoico come sempre.

Aspettate, aspettate... cos'è che aveva detto lo psichiatra?

Oh, giusto. Lui soffriva di catatonia. Allora usiamo i termini giusti.

Guardava il suo riflesso, catatonico come sempre.
Guardava il suo riflesso, ma era lei che vedeva.

La vedeva quando chiudeva gli occhi e quando li apriva.
La vedeva quando precipitava nei suoi incubi più oscuri e quando si svegliava nelle allucinazioni.

Lei era sempre, sempre... lì, affamata del suo sguardo, padrona di ogni più infimo pensiero e ingorda di prendersi spazi che non le appartenevano. Ma lui sapeva, nella più perpetua profondità della sua anima sporca, sapeva che scacciarla sarebbe stato impossibile.

C'era soltanto una cosa che poteva fare.

Attenta, bambolina, attenta...

«Baker, allontanati subito da quella finestra e tornatene al tuo posto», urlò la guardia.

Era Lambert, lo stronzo grasso che si ingozzava di ciambelle mentre a loro poveri pazzi toccavano schifezze scongelate e scadute.

Non gli diede ascolto. Preferiva restarsene a osservare la costa frastagliata di Monterey. Magari lei, adesso, si stava facendo il bagno con qualche amico.

Chissà com'era andata la sua vita, dopo che lo avevano prelevato quel giorno di sette anni prima.

«Maledizione, Baker, non te lo ripeterò un'altra volta. Allontanati da quella fottuta finestra e torna a sederti!».

Uno, due, tre, quattro... quanto gli sarebbe costato un quinto?

Era una guardia. Era un ufficiale pubblico.

Quindi, quanto gli sarebbe costato?

Tanto, sperava. "Fa' che mi costi tutto", pregava.

Attenta, bambolina, attenta...

«Come preferisci, figlio di puttana».

Arrivò prima il tintinnio di tutte quelle cianfrusaglie che portava addosso, poi il peso della mano di Lambert sulla spalla.

Chiuse gli occhi. Odiava quando lo toccavano.

«Ci senti, pazzoide, o devo infilarti questo manganello su per il culo e fartelo uscire da queste orecchie sporche di merda?».

Il Notturno risuonava nell'aria dal vecchio giradischi posto nell'angolo. Di solito si sedeva proprio al tavolo lì accanto e giocava a scacchi da solo, per tutta la durata dell'ora di ricreazione. Se non lo trovavi lì, allora potevi star certo di beccarlo attaccato alla finestra.

Ma tranquilli, nessuno osava mai cercarlo.

Del resto, nessuno l'aveva mai compreso. Nemmeno lei. Tantomeno lui stesso.
Gli psichiatri ci avevano provato, ma avevano fallito anche loro.

Perché l'hai fatto, Michael?

Non aveva mai risposto.

Non avrebbe risposto nemmeno per il quinto. E per quelli dopo.

Attenta, bambolina, attenta...

Un colpo secco sui reni, finalmente, lo indusse a trattenere il respiro.

Virò il viso, pregno dei suoi occhi vuoti e freddi, e risucchiò qualsiasi picco di adrenalina avesse raggiunto Lambert. Aveva sempre avuto quella capacità: lui terrorizzava, seminava paura e inquietudine. Poi se ne cibava.

La follia si espandeva a macchia d'olio su quel volto di pietra.

«Baker...», lo richiamò l'agente, d'improvviso tutta la boria era scemata.

Lo colpì di nuovo, stavolta nello stomaco, e si calò sulle ginocchia. Aveva percepito il tremolio, fiutava il sangue e ne era affamato, così quando Lambert sollevò il braccio puntando alla faccia, impose la mano e parò. Poi rispose.

Strinse la presa sul manganello, facendolo suo e rialzandosi in piedi, e glielo infilò nella gola, fino in fondo, soffocandolo. Gli strappò i lobi delle orecchie a morsi. Il sangue gli colava per i denti, ma non era ancora abbastanza.

Lambert gemeva, cercava di ribellarsi, ma più soffriva e più lui si sentiva forte. Alla fine lo liberò dall'oggetto, ma soltanto per frantumargli la faccia contro il vetro della finestra.

«Fermo, Baker, o sparo!».

Ecco. Ne era arrivato un altro. Troppo tardi.

Sollevò le mani, lasciando che il corpo morto e grondante di sangue si afflosciasse a terra.

Erano tutti sconvolti.

Oh, se ne era stato buono per così tanto tempo...
Cosa gli era successo?

Perché l'hai fatto, Michael?

Scoppiò a ridere quando gli misero le manette.
Aveva ancora la bocca sporca di sangue.

Ma forse un quinto sarebbe bastato. In caso contrario sarebbe arrivato un sesto, un settimo e poi i massacri.

Uccidere lo aveva sempre saputo fare bene.

«Riderai ben poco, quando riusciremo finalmente a condannarti a morte, pezzo di merda».

Non aspettava altro.

Attenta, bambolina, attenta... perché sto venendo a prenderti.

Call Me MichaelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora