20. Ti amo

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(Venere)

Nella casetta c'è silenzio quando mi sveglio, un silenzio a dir poco assordante. Non sono abituata a questo silenzio, mi piace sentire le persone intorno a parlare, mi piace ascoltare e mi piace essere ascoltata.

Mi piace sentire il rumore della carte quando gli altri giocano in cucina, o i sospiri di chi butta fuori il fumo della sigaretta.

Mi piace il rumore che fa il telecomando mentre chi è seduto sul divano cambia morbosamente i canali, perché non si vede mai niente di interessante.

Mi piace il rumore che fanno i piedi mentre qualcuno corre per la casa, facendo incrinare il parquet, perché è in ritardo per la lezione.

Mi piace tantissimo il rumore che fa il respiro di Luca sul mio volto, e le sue dita che mi accarezzano.

Anche quando tutti stanno zitti, c'è sempre rumore, anche se flebile.

E io amo il rumore della casetta, amo tutto di questo posto.

Ma ora c'è silenzio, nessun sospiro ne mormorio ne rumore.

Solo silenzio.

E a me non piace, mi viene voglia di strapparmi i capelli, o di spaccare tutto, così che non ci sia più questo silenzio che mi tormenta.

Quando la porta sbatte, tiro un sospiro di sollievo, perché finalmente qualcuno è tornato, e il silenzio sparirà.

"Perché piangi?" Corre verso il mio letto Luca, abbassandosi alla mia altezza.

Neanche mi ero accorta di star piangendo, mentre delle lacrime salate stanno scendendo a fiotti sulle mie guance.

"C'era silenzio" sussurro, sentendomi quasi stupida mentre il cantante mi abbraccia e asciuga il volto.

"Non ti piace il silenzio giusto?" Scuoto il capo, poggiando la testa sulla sua spalla, facendo finta che tra noi vada tutto bene.

"Quando dormivo in sala, nella mia palestra, di notte c'era sempre silenzio. Ma non il silenzio che c'è quando tutti stanno zitti. Un silenzio tombale, come se tutti fossero spariti dalla faccia della terra. Mi sentivo sola, tremendamente, e avevo tanta paura. Il silenzio era una tale abitudine, seppur spaventosa, che quando sentivo anche un minimo rumore, non sapevo se essere felice che il silenzio non ci fosse più, oppure se morire di terrore. Ed è quello che è successo quando ho sentito te rientrare, suppongo. Ero talmente spaventata e in panico che quando ho sentito il rumore sono scoppiata." Mi sorride accarezzandomi i capelli. "Scusa se ti ho spaventata"
Scuoto la testa, alzando le spalle.

"Stiamo facendo finta che non sia successo nulla, Lù, sai che la odio come cosa" annuisce, staccandosi solo per guardarmi negli occhi.

"Mi dispiace se ho fatto una cazzata e se sono stato un coglione, perdonami ti prego" muovo piano la testa, sentendola scoppiare, per fargli cenno di sì.

Mi bacia, piano, dolcemente.

Posa le mani sulle mie guance, stringendole e baciandomi con dolcezza e delicatezza.

Sento le sue mani passare sul mio collo, mentre io le infilo nei suoi capelli girandoci le dita intorno.

Mi morde un labbro, diventando più bisognoso, mentre una mano scende sui miei fianchi.

Finisco sdraiata sul letto, con il ragazzo sopra di me.

Continuiamo a baciarci, alternando dolcezza a passione, mentre delicatamente tiro i ciuffi dei suoi capelli verso l'alto.

Ci stacchiamo per respirare dopo qualche minuto, guardandoci sorridendo.

Le labbra rosse e gonfie, i capelli scompigliati, il respiro pesante.

Non riesco a trattenermi, è più forte di me, esce dalle mie labbra senza che io riesca a controllarlo.

"Ti amo"

Resta fermo, mi guarda, sto per piangere, sapendo di aver fatto una grandissima cazzata.

E poi mi bacia, ancora e ancora.

E lo dice, esce dalla sua bocca in fretta, ma scandisce bene, e lo comprendo e mi arriva in faccia come una sportellata.

"Ti amo"

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Scusatemi se per la scuola sto un po' sparendo! Prometto che appena posso m faccio perdonare.
Intanto, potreste rispondere alle due domande su delle storie che ho pubblicato nella mia bacheca? Grazie in anticipo❤️

Afrodite | LDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora