XXXXXXIV

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Gaia

Sono passate da poco le cinque del pomeriggio, quando sento il campanello della porta suonare.

Non faccio in tempo a mettere in pausa il film che stavo guardando e ad alzarmi, che Leon entra nella stanza.

Beh, sì, ormai casa mia è praticamente anche casa sua, quindi ovviamente ha le chiavi.

In fondo, stiamo insieme da quasi un anno, quindi ormai mi fido completamente di lui.

Gli affiderei la mia stessa vita, e so che anche per lui è lo stesso.

-Come stai?- esclama, abbracciandomi.

Il suo profumo mi avvolge; stamattina non ci siamo potuti vedere, aveva un impegno con sua madre, da quello che ho capito.

Ricambio l'abbraccio e mi sporgo per dargli un bacio, ma appena dopo questo contatto aggrotto la fronte.

-Leon, sei sempre più pallido...- dico, preoccupata.

E' da tanto tempo che noto il fatto che la sua carnagione sia molto, molto chiara, ma pensavo fosse legato al fatto che comunque non prendeva molto sole, ma ora siamo in estate inoltrata...

Lui abbozza un sorriso, guardandomi negli occhi.

-Ti devo parlare- sussurra, con una voce improvvisamente seria.

Si siede sul divano, allora faccio lo stesso, in silenzio, aspettando che parli.

Lui affonda le mani fra i propri capelli, con un sospiro, poi si alza di nuovo in piedi, passandosi una mano sul volto.

-Gaia. C'è una cosa che avrei dovuto dirti da tanto tempo ma che non ho mai avuto il coraggio di dirti- esordisce.

Il mio cuore si blocca dalla preoccupazione.

Cosa sta succedendo?

Un tipo di ansia che non avevo mai provato inizia a crescere dentro di me, ma cerco di non pensarci.

-E' una cosa che ho scoperto quel giorno in cui ho saltato la scuola per andare... dal "dentista"... lo stesso giorno in cui... beh, la serata in cui abbiamo litigato- continua.

Non ho il coraggio di interromperlo, quindi rimango ancora in silenzio.

-Quella mattina mi è stata diagnosticata una malattia genetica. La stessa malattia che aveva mio padre- quando dice questa frase, la sua voce è poco più di un sussurro.

Un sussurro capace di farmi crollare il mondo addosso.

Ecco perché la crisi di Ale... ecco perché quella sera sembrava stanco... ecco perché in tutti questi giorni ha sempre avuto come una specie di velo che gli adombrava gli occhi...

Leon Faun || Un tiro e passa tuttoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant