23

754 73 87
                                    


« Salve » disse.
Le consumate Reebok – modello di scarpe, le quali erano spopolate negli anni '90 – varcarono la soglia. La porta in silicato, alle sue spalle, abbellito dall'adesivo cinabro di una frase in cinese, si chiuse piano piano. Il volto del ragazzo non lasciava trapelare alcuna emozione; i suoi occhi a frutto del mandorlo saltellevano, con casualità, dallo scaffale di noodles a quello degli snack.
Come se di fretta, fosse intento nel trovare qualcosa poiché in ritardo.
« Prendo i noodles e » riferì tirando fuori il portafoglio di pelle, « una di quelle birre lassù. »
Indicò, con la punta sporca di saliva della sigaretta accesa, che tuttora emanava fumo, uno scaffale dietro alla schiena dell'uomo corpulento.

« 7 yuan. » parlò quest'ultimo con lo stesso sguardo scocciato di poco fa.
Gettò, con un enorme sbadiglio che si faceva spazio sulla sua bocca, le iridi sulle lancette dell'orologio che segnavano, ormai, le due, inoltrate, di notte.

Il giovane si sbrigò a porgere la banconota ma, tutt'a un tratto, una moneta gli scivolò via dal palmo della mano. Un piccolo incidente dovuto forse al sonno che stava lentamente facendo barcollare il suo corpo debole.

« Cut! » gridò un membro dello staff, « È buona. »
Il regista volle aggiungere con il pollice in su.

Una delle tante scene di Your broken Chopsticks era appena stata conclusa con successo. Talmente fatta bene che non c'era neppure bisogno di rigirarla.
Adesso era, giustamente, giunto il momento di far prendere una breve pausa; proprio per dare del tempo agli attori di riprendersi, consumare qualche bevanda o un veloce spuntino.

Felix, pertanto, si allontanò dal set, decidendo di raggiungere la seggiola dove aveva poggiato la giacca, dalla quale, infatti, estrasse il cellulare. Il display mostrava le undici passate di sera. Qui a Las Vegas.
Un flebile sospiro gli uscì quasi spontaneo.
Era da stamattina presto che stavano qui.

Certo, era entusiasta e contento di aver cominciato con le riprese del film, ma portavano via un sacco del suo tempo libero che era solito a spendere in cazzate. Ad esempio, fare un giro per le infinite vie, della città dei peccatori, con la Lamborghini solo per andare in una sala giochi per ragazzini e assaggiare la vittoria.
E che faceva lì?
Be'... Provava a battere i bambocci che vantavano il posto dei Top 3. E nel caso in cui avesse perso la partita, – e sì, perdeva spesso – per non danneggiare la sua reputazione, offriva venti dollari a ciascun vincitore pur di fargli tenere la bocca serrata.

Qualcuno lo aveva visto da queste parti?
Nessuno lo aveva mai visto da quelle parti.

Ma tornando a ora, con due modeste ciotole di noodles istantanei e le sue bacchette, il bruno marciò, canticchiando sereno, verso la panchina di legno situata sotto alla chioma folta di un albero di nespolo. Le cui verdognole foglie si erano lasciate cadere per terra o sulla superficie legnosa, e i cui frutti, invece, erano cresciuti, diventando ormai di un arancio.

« Allora, come le sono sembrato, dottore? » domandò con un sorriso bastardo formatosi sulle labbra, « Hai talento, lo devo ammettere. Mi stupiscono le tue espressioni mentre fai la cosa più banale. Tipo scegliere quale pacchetto di noodles prendere. Il modo in cui si muovono le tue sopracciglia, oppure le tue labbra... Davvero bravo. »
Lo dovette complimentare con sincerità.

Che Felix non si aspettasse un Dottor Hwang attento ai mimini particolari, era piuttosto ovvio. Era piacevolmente sorpreso.
Anzi.
La cosa lo rendeva in qualche modo felice.
Felice del fatto che il corvino aprezzasse il suo recitare. Ma anche sollevato nel non vederlo annoiato.

« Ora mangiamoli prima che si raffreddino. » disse sedendosi, comodamente, accanto all'altro.

Entrambi gli uomini erano stati impegnati, ognuno con il proprio lavoro, in questo ultimo periodo. Trovare almeno un giorno per potersi incontrare, che andasse bene a tutti e due, era stato ancor più arduo. L'australiano che partiva per diverse città per girare Your broken Chopsticks e il coreano che rimaneva chiuso, a salvare vite umane, tra le grigie mura dell'ospedale. Tra un impegno e un altro, con la distanza che si faceva sempre più lunga, furono rare le volte in cui avevano avuto la possibilità di vedersi nelle scorse e lunghe settimane.

Ma eccoli qua.
Seduti su una semplice panchina a consumare dei noodles freddolini in rigoroso silenzio.
« Sai stavo pensando. » disse Hwang, accennando un mezzo sorriso.
« A cosa? »

« Mi chiedo come facciano gli attori a girare film d'amore e non innamorarsi » rispose lui, « insomma, sono consapevole che sia solo finzione, ma, almeno io, finirei col provare qualcosa per l'altra persona. »
Spiegò.
« Capisco quello che dici. Alcuni attori, non a caso, si sono fidanzati o addirittura sposati dopo aver fatto un film insieme. » annuì.

Il corvino ridacchiò. « Mi sento stupido sai. Basta poco per farmi innamorare di una persona; bastano quei piccoli gesti, bastano quelle rassicuranti parole. Quelle poche parole che sentite pronunciare dalla persona giusta... sono in grado di riempire gli spazi vuoti nel cuore. »

L'uomo dalla capigliatura marroncina lo ascoltò il silenzio, rendendosi conto per la prima volta, che in realtà, Hyunjin era una persona con i sentimenti. Avrebbe persino osato dire: una persona ancora in grado di amare. Con le sue insicurezze e con le sue paure. Nel bene e nel male.
Non ci aveva mai fatto caso prima d'ora. Forse perché non gli era mai importato più di tanto.
« Tu credi nell'amore? » chiese un Lee incerto.
« Sì, nonostante tutto quello che ho passato nei miei trenta anni di vita, io ci credo ancora. » le sue labbra, leggermente macchiate dal rosso della salsa piccante, si incurvarono, « tu invece? »

« No. » rispose semplicemente, abbassando lo sguardo sull'asfalto grigiastro.

Un silenzio tombale piombò fra i due. L'unico rumore udibile fu soltanto il fruscio delle cartacce che svolazzavano qua e in là lungo la strada oppure un paio di voci in lontananza di qualche membro dello staff.
Felix non credeva nell'amore. Come avrebbe potuto crederci se i suoi genitori non gli avevano mai dato modo. Detto brevemente, suo padre e sua madre erano stati per lui le mille ragioni per i quali non dovevi credere all'amore.
L'amore rende ciechi. L'amore rende gelosi.
L'amore fa male.
L'amore fa soffrire.

« Credere nell'amore è per femminucce, per questo io non ci credo. » ridacchiò facendo dell'ironia.

L'ironia.
Quante volte ne aveva usufruito per nascondere i suoi veri sentimenti.

« Secondo me hai paura di innamorarti; hai paura di mostrarti vulnerabile davanti a qualcun altro. » Hyunjin fissò i suoi occhi color nocciola sul volto del giovane uomo accanto a sé. Era sicuro di aver indovinato dato che l'altro lo stava ormai fissando, anche se in un modo decisamente incomprensibile.
« No dai, e io che volevo fare il misterioso solo per conquistarti. » si lasciò scappare l'australiano.

Il cardiochirurgo rise.
« Vuole conquistarmi signor Lee? »

« Eh già, così la sua piccola ching chong Gea, non sarà l'unica a chiamarla Daddy. » il brunetto non poté evitare di fare una delle sue solite stupide battutine accompagnato dall'immancabile occhiolino.

Entrambi finirono col sghignazzare: Hyunjin un po' imbarazzato e Felix soddisfatto delle sue stupidaggini.
« Adesso che ci penso, è da un po' che non ci riproduciamo come conigli in calore, Dottor Hwang. Non dovremo rimediare? »

« Smettila. » disse divertito per poi tirargli un leggero pugno sul braccio.
« Ouch, mi hai fatto un male cane. » finse.

A un tratto, però, la comparsa dell'ombra di una persona li interruppe.
« Chantelle ti sta chiamando, tra dieci minuti si comincia a girare la nostra scena quindi sbrigati. »
Era la figura Changbin.

« D'accordo » disse alzandosi di malavoglia per poi stiracchiarsi un po', « Dottore, mi farò sentire domani per una bella e interessante lezione su come si riproducono i conigli. »
Ammiccò un sorriso.

Il biondo, lì per lì, non capì cosa significasse.

« Allora, l'aspetterò per la lezione di riproduzione, signor Lee. » confermò Hwang, mettendosi anche lui in piedi.

« A domani Dottore, mi sa che sentirò la sua mancanza. » lo salutò triste, marciando assieme al suo collega biondo.

Dunque, i due attori si avviarono verso il set nel mentre il cardiochirurgo avanzava, un po' stanco, verso la sua auto.

« Chi era? » gli chiese un Changbin curioso,
« Nessuno di che, solo il mio caro Dottore. »
Rispose lui.

DADDY, HYUNLIX Where stories live. Discover now