Capitolo 3 - Paris, Rome, New York

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La ragazza con gli occhi verdi catturò ancora una volta la mia attenzione. A mantenermi interessata fu la sua immutabile sicurezza, ma nonostante tutto era il suo modo di parlare a tenermi ancorata a lei.

Se n'era andata, dopo la serie di sfortunati eventi del giorno precedente, lasciandomi ad affogare la mia tristezza nell'alcol.

Mi svegliai sul mio pavimento accompagnata da una bottiglia vuota di whisky e una bottiglia iniziata di tequila. Non sono mai stata una fan dei superalcolici, finché non è arrivata Lauren. Mi ha insegnato a berli e ha decisamente aumentato la mia capacità di reggerli.

La luce del sole che entrò dalla finestra mi colpì la testa quando cercai di mettermi in piedi.

Sfortunatamente, fallii nel mio tentativo e inciampai sul divano in pelle.

Sospirai mentre tutti gli eventi di ieri attraversarono la mia mente: l'aula, la gravidanza, la breve visita di Lauren e tutto l'alcol che adesso scorreva nelle mie vene.

Guardai l'orologio sulla parete ed emisi un leggero sospiro. Erano quasi le 7 e sapevo che dovevo alzarmi per essere puntuale il primo giorno di lavoro.

Preparai il caffè più forte che potessi bere mentre mi sistemai, nel tentativo di tornare sobria. Mi cambiai subito con l'abito che avevo scelto il giorno prima mentre bevevo quanta più caffeina possibile.

Mentre andavo al lavoro non potei fare a meno di chiedermi come sarebbe stata la mia vita se non avessi mai incontrato Lauren. Dopotutto, lei è la ragione per cui sono diventata ciò che sono. Sarei più felice ora? Più triste? Avrei capito cosa fare con la mia vita senza di lei? Il primo giorno che entrai nella sua classe, ero una matricola confusa che non aveva deciso una specializzazione. Fu Lauren a farmi considerare la carriera da insegnante, nonostante non avessi deciso di rinunciare totalmente alla mia passione.

***

"Cerca di stare ferma, okey?" Risi quando Lauren arricciò il naso in segno di protesta.

"Quanto tempo devo restare qui, Camz?"

Sorrisi "Il tempo necessario".

Sospirò e si sedette con la schiena contro la testiera del letto rivolta verso di me. Era coperta solo dalle lenzuola bianche in cui avevamo dormito la sera precedente, mentre io indossavo semplicemente la camicia bianca che aveva indossato il giorno prima a lezione.

"Ecco perché sono una fan delle foto", continuò mentre rimasi seduta sullo sgabello. "Solo un clic e via", insistette.

Sorrisi e scossi la testa mentre continuavo a far scorrere il pennello sulla tela cercando di catturare la bellezza della ragazza di fronte a me.

"La pazienza è una virtù, signora Jauregui".

"Le foto sono più efficienti signorina Cabello", scherzò.

Provai a non sorridere, ma non ne potei fare a meno. A volte era difficile dire chi di noi due fosse veramente l'adulto.

Potevo sentire i suoi occhi su di me mentre continuavo a dipingere, ma decisi di ignorarla e mi concentrai sulla tela.

Dopo pochi minuti, la voce rauca che amavo riempì la stanza ancora una volta.

"Ti piace davvero dipingere, non è vero?" mi chiese.

La guardai e le sorrisi, annuendo, catturando il mio labbro inferiore tra i denti.

Lei ridacchiò "Allora è su questo che dovresti basare la tua laurea".

Sospirai sapendo che i suoi tentativi di aiutarmi a decidere non portavano a nulla.

"No, ascoltami", iniziò prima che potessi protestare, "Specializzazione in arte, pittura o qualsiasi altra cosa, e la laurea minore in insegnamento", mi propose.

"In questo modo, se dovessi fallire come artista, potrai sempre fare l'insegnante d'arte".

Diedi gli ultimi ritocchi al mio disegno e annuii "Oh sì? Ti aspetti che fallisca come artista?" Scherzai.

"No!" si corresse velocemente "Certo che no, sei un'artista estremamente talentuosa. Ma quando avrai venduto tutti i tuoi quadri e avrai viaggiato in giro per il mondo con la tua arte ed esposto a Parigi, Roma, New York, potrai insegnare. Preferibilmente ovunque starò insegnando io", disse felicemente.

Sorrisi e posai il pennello "Sì? Vorresti che lavorassimo insieme?"

Annuì velocemente mentre mi mettevo a letto con lei.

"È finito? Posso vedere?" chiese ansiosa.

Mi misi a cavalcioni sul suo grembo e avvolsi le braccia intorno al suo collo posando un dolce bacio sulle sue labbra.

"Appena si asciuga", dissi "Ma dimmi di più su come sarebbe se lavorassimo insieme".

Sorrise, mettendo le mani sui miei fianchi.

"Beh, ogni mattina ti sveglieresti con l'odore del caffè appena fatto," iniziò, "E andremmo a lavorare insieme. Dipingeresti tutto il giorno e io parlerei di libri".

La guardai con stupore mentre le mie dita tracciavano il profilo della sua mascella. Dipingeva sempre ritratti perfetti con le parole riguardo al nostro futuro insieme.

"E poi decideremmo di avere un figlio", continuò facendomi battere forte il cuore.

"Potresti anche insegnarle a dipingere".

Sorrisi "Insegnarle?"

Mi guardò come se fosse ovvio, "Certo! Voglio una piccola te girare scalza con una maglietta abbastanza lunga da essere un vestito e con macchie di vernice ovunque".

Lo facevamo spesso, riempivamo le nostre giornate di fantasie sul nostro futuro insieme, ma in realtà entrambe sapevamo che non sarebbe mai successo.

Perché alla fine della giornata, oltrepassata la porta del mio appartamento, lei avrebbe rimesso la fede e tutto questo sarebbe scomparso.

Ma guardai i suoi occhi mentre brillavano parlando del nostro futuro immaginario descrivendo come nostra figlia sarebbe uguale a me. Mi permisi persino di crederci per una frazione di secondo, fino a quando non squillò il suo telefono.

Abbassammo lo sguardo sul cellulare, leggendo il nome 'Ronny' sul display.

Mi guardò con comprensione prima di annunciare di dover andare.

***

"Tu devi essere Camila Cabello".

Guardai la piccola ragazza sorridente di fronte a me e annuii. Non sapevo nemmeno come avessi fatto ad arrivare, ma ero felice di averlo fatto in tempo.

"Si, sono io".

Proprio quando pensavo che non fosse possibile, il suo sorriso crebbe ulteriormente e applaudì con entusiasmo.

"Mi chiamo Ally, ti accompagno nella tua classe."

Mi fece fare un tour del piccolo college statale in cui avrei insegnato introduzione all'arte alle matricole. Non potemmo visitarlo tutto, visto il ritardo, ma mi promise di mostrarmi il resto più tardi.

Non ero sicura di quale fosse esattamente il suo ruolo in questa scuola, ma immaginai che fosse importante dato che si sentiva responsabile di mostrarmi tutto. In ogni caso non mi importava così tanto saperlo. Non appena entrai in classe, la maggior parte degli studenti si mise dietro i loro cavalletti guardando verso di me.

"Buongiorno classe." Annunciai, appoggiando varie scartoffie sulla mia cattedra e ringraziando Dio per il ridursi del mio mal di testa. "Mi chiamo Camila Cabello, e sarò la vostra insegnante di introduzione all'arte in questo semestre."

The Iceberg Method [Camren] ~ Traduzione ItalianaWhere stories live. Discover now