capitolo 13

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a volte il nostro equilibrio può stravolgersi,
cambiare,
mutare,
solo grazie ad una piccola cosa.

ed è così che deve andare.

così deve andare tutto perché se l'equilibrio formato resterebbe sempre uguale a quel punto diventerebbe impossibile.

perciò è giusto che cambi.

ma ogni volta che qualcosa cambia veniamo travolti,
il battito del cuore cambia,
l'intensità delle relazioni cambia,
e rimaniamo sconvolti senza sapere cosa fare.

sconvolti perché ci eravamo abituati,
ma nonostante questo è la cosa più giusta che possa esserci sulla terra.

mi sento impazzire.

le dita delle mie mani si toccano e si staccano per il tremolio.

nelle braccia i brividi escono come gocce d'acqua che mi pungono,
che mi fanno male.

il respiro è fermo, in gola,
non riesce ad uscire.

gli occhi bruciano,
vengono coperti da un velo sottile trasparente.

le labbra secche, nonostante cerchi di bagnarle non funzioni, sembrano materiale da essiccazione.

le orecchie ovattate,
spente,
sentono a malapena.

le parole mi muoiono in gola mentre vengo esposta nel modo più ridicolo ma più doloroso possibile.

sono congelata davanti ad una persona che sta dando di matto.

cammina avanti e indietro, leggendo quei pezzi di carta così liberi davanti alle sue mani ma così privati per me.

ha il respiro smozzato,
la sua voce esce con un sussurro ma non lo impedisce di urlare.

le sue lacrime scendono possenti,
sicure,
continuamente.
le bagnano le guance,
scivolano su tutto il corpo,
pure su quei fogli di carta che stanno esponendo una parte che non volevo far conoscere, soprattutto alla persona protagonista dei quei pezzi di carta.

e sembra arrabbiata,
sembra incasinata,
sembra impazzita,
delusa.

e io rimango congelata senza sapere cosa fare, con le lacrime che bagnano anche me.

sfoglia quelle pagine come se fosse ossigeno,
come se non ne potesse fare a meno.

chiude il libro,lo lancia nel divano più vicino a lei, non riuscendoci dato che cade a terra aprendosi.

muovo la testa e riesco a mettere occhio sul quel libro,
quel libro così personale,
così liberatorio
e osservo la pagina caduta.

<ti amo Danielle>

è scritto in grande, circondato da piccoli disegnini per il resto della pagina.

mi volto di nuovo verso di lei e la guardo.

si tira i capelli all'indietro, spingendo così anche la testa.
il suo respiro è veloce,
la vedo tremare.

va avanti così da circa 15 minuti,
senza dire una parola,
senza comunicare, anche se in realtà il linguaggio del corpo è già abbastanza.

"perché non me lo hai detto"

sussurra.

denti stretti,
quasi pronta per spaccarsi la mascella per la forza in cui li stringe.

gli occhi spalancati, forse dal bruciore che prova, non equivalente a quello che prova dentro.

supero il mio strato di congelamento e ritorno calda,
pronta a reagire,
pronta a rivelare tutte le emozioni che sussistono dentro di me.

𝐫𝐢𝐮𝐬𝐜𝐢𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐚 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐢𝐫𝐚𝐫𝐞Kde žijí příběhy. Začni objevovat