21.Let Love In

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21.

The only way to feel again
Is let love in
(Goo Goo Dolls-Let Love In)

Camila POV

Sola. Sono sola in mezzo ad un prato. È notte e c'è freddo. All'improvviso, lo sento. Sta arrivando. È qui per me. Comincio a correre, ma è inutile. Mi trova. Mi afferra per il polso e mi getta malamente per terra. Ho paura, ma non riesco a reagire. Mi è addosso, una figura nera senza volto. Ride.
«Ti prego.» mormoro. Non risponde. Ride di nuovo. Ha un coltello in mano. Sta per penetrare la mia carne e io non posso fare altro che urlare.
Mi sveglio di soprassalto. Sto tremando. Il buio mi soffoca.
«Camz.» mi richiama una voce calda, così familiare. È Lauren. Perché è qui? Ah, sì, gliel'ho chiesto io di restare.
«Camz, era solo un incubo. Sei al sicuro qui, nessuno ti farà del male.» prova a tranquillizzarmi. No, è inutile. Non ci riesco, non la ascolto. Le do le spalle e stringo a me il cuscino. Vorrei solo che mi lasciasse. Vorrei mi confermasse per una buona volta che non ho valore. Non posso illudermi di essere più di questo. Non me lo posso permettere. Sono un'altalena di emozioni, ne sono consapevole. La sento avvicinarsi e sfiorarmi la schiena. Mi irrigidisco e lei ritrae immediatamente la mano.
«Ho b-bisogno d-di stare s-sola.» balbetto. Non penso sia la verità, ma ho bisogno di crederlo, per un'ultima volta.

Lauren POV

«Ho b-bisogno d-di stare s-sola.» balbetta Camila. Mi si spezza il cuore. Non so cosa devo fare. La assecondo? È davvero ciò di cui ha bisogno? No, non credo. Mi alzo e, dopo aver circumnavigato il letto, mi metto di fronte a lei. Fa per girarsi dall'altra parte, ma la costringo a restare ferma. Chiude gli occhi.
«Camz, guardami.» ordino.
«No.» rifiuta lei.
«Perché?» trovo il coraggio di chiederle. Ho paura della risposta. Temo il dolore che prova in questo momento.
«Non voglio che tu mi veda così.» mormora. Provo una tristezza infinita. Come può una persona rompersi a tal
punto?
«Non voglio diventare questo.» confessa, infine. Ricaccio indietro le lacrime. In questo momento devo essere forte. Camila ha bisogno di un appiglio, anche se non lo sa. Non posso crollare. Le carezzo con delicatezza una guancia. È bellissima e nemmeno se ne rende conto.
«Camz, tu non sarai mai il dolore che ti porti dentro. Non potrei mai guardarti così. Vali molto di più, a prescindere da tutto e tutti, anche da me.». Scoppia a piangere e io la stringo a me. Voglio che mi senta. Voglio che capisca che non la lascerò mai, a meno che lei non lo desideri davvero. Voglio che veda il bene senza fine che provo per lei. Non so se posso chiamare amore il sentimento che mi pervade, ma è certo che ci va molto vicino. Non glielo dirò di certo ora, non voglio spaventarla, ma esserne consapevole mi aiuta a capire meglio perché io sia qui con lei ora. Non per pena, non per dovere, nemmeno per salvarla. No, io sono con lei perché ho bisogno di guardarla come lei non sa fare, sperando che, un giorno, riesca a percepirsi con occhi nuovi. La sento tremare sempre più forte contro la mia spalla e comincio a preoccuparmi. Mi scosto appena, quanto basta affinché possa guardarla in volto.
«Ehi...» bisbiglio, provando ad attirare la sua attenzione. Le sorrido, anche se in questo momento il mio cuore sanguina. Nessuno al mondo merita di sperimentare un dolore simile.
«Scusa.» mormora. Non resisto oltre. Sento le lacrime bagnarmi le guance e non  posso fare nulla per arrestare la loro corsa. Le circondo il viso con le mani e le asciugo le gote con i pollici. Vorrei solo capisse che non ha colpe.
«Non hai fatto nulla di male, Camz.»
«Ti sto facendo piangere» replica lei.
«Non tu. Sono triste perché stai male, è stato il dolore che provi a farmi piangere. E tu, Camz, non sarai mai il dolore che provi, non ai miei occhi.». Rimane impassibile e non risponde. Se non altro, ha smesso di piangere e tremare. Le prendo la mano e gliela carezzo con venerazione. Chiunque le abbia fatto tutto questo l'ha derubata di due delle cose più preziose, la fiducia verso il prossimo e il mondo ed il contatto umano. Camila merita di poter riscoprire ciò di cui è stata privata.
«Torniamo a dormire?» propongo. Mi fa segno di no con la testa. Controllo che ora è. L'una e mezza, per fortuna domani nessuna delle due ha impegni particolari. Una folle idea attraversa la mia mente. Le passo i vestiti e vado in bagno a cambiarmi. Quando torno in camera, ha  ancora gli abiti in mano e li fissa, confusa.
«N-non capisco.» confessa.
«Non importa. È una sorpresa. Ti prometto che non ti succederà nulla di male. Devi solo fidarti di me.». Annuisce e si alza. Va in bagno, probabilmente per non mostrarmi la cicatrice e la cosa mi fa male. Non deve vergognarsi. Non lei. È il verme che le ha fatto questo che dovrebbe sotterrarsi.
«Ci sono.» annuncia dalla soglia, gli occhi castani spenti. Voglio solo che tornino a brillare. La prendo per mano e la conduco giù per le scale. Apro la porta e la faccio accomodare fuori. È sempre più confusa.
«Aspettami qui.» le dico. Rientro e la raggiungo poco dopo, tenendo una coperta da pic nic in braccio. La srotolo sul prato e invito Camila a stendersi. Fa come le ho detto, senza pormi altre domande. Mi sdraio accanto a lei. Incrociamo i nostri sguardi e le sorrido. Lei fa per voltarsi dall'altra parte, ma non glielo permetto. Non la lascerò affondare di nuovo in quell'abisso pieno di orrori. Non più.
«Guarda.» sussurro, indicando il cielo con il dito. I suoi occhi roteano verso l'alto. Trattiene il respiro. Da quanto tempo non vedevi le stelle, Camila?
«È... È bellissimo.» sospira, meravigliata. Ha gli occhi lucidi e, finalmente, vivi. Rimaniamo in silenzio per svariati minuti, rapite da quel cielo meraviglioso.
«Mi dispiace non poterti spiegare le costellazioni, conosco solo il carro.» esordisco, imbarazzata. Camila si lascia sfuggire un sorriso divertito.
«Avevo un amico a Cuba, si chiamava Sean. Era lui l'esperto, mi portava spesso a vedere le stelle.» spiego.
«Non lo fa più?» mi chiede lei, timida. Sospiro. Non so se raccontarle la verità. Ha già la sua croce da portare, non voglio addossarle anche la mia.
«Lolo?» insiste. Mi mordo il labbro.
«Non può più farlo Camz. Lui è... È morto. Incidente stradale.». Camila si allunga verso di me e mi asciuga una lacrima.
«Guidavo io. Una macchina non si è fermata all'incrocio e ci ha presi in pieno. Mi sono data la colpa per anni, ma la verità è che certe cose succedono e basta. La gente è cattiva, meschina, superficiale. Non possiamo farci nulla, le azioni degli altri non sono una nostra responsabilità. L'unica cosa che ci resta da fare è reagire, cercare di rovesciare il dolore che ci pervade, usarlo se necessario. Non siamo quello che subiamo, mai. Chi te lo fa credere non tiene a te.». Non ho la minima idea di come queste parole siano uscite dalla mia bocca. Mi sento svuotata. Solo Brad era al corrente di Sean. Mi volto verso Camila. È pensierosa.
«Io... Non so come spiegarlo, ma mi sento come se avessi dovuto subire senza fiatare. Forse l'ho meritato, forse...»
«Ehi, no!» la interrompo. «Non pensarlo nemmeno. Chiunque sia stato, non ne aveva il diritto. Tu non hai fatto nulla di male.». Scoppia di nuovo in lacrime e io la stringo a me. Non dico nulla, non servirebbe a niente. È un pianto diverso il suo. Non c'è ansia, solo una comprensibile confusione. Forse sta cominciando a vedere le cose in maniera diversa. Alza lo sguardo. I suoi occhi nocciola incontrano i miei e io mi sento così vulnerabile.
«Torniamo a dormire?». Annuisce. L'aiuto ad alzarsi e rientriamo in casa. Ci rivestiamo per la notte. Scrivo a Billie che ci sono io con lei e che può darmi il cambio per l'ora di pranzo. Ci corichiamo e spengo la luce.
«Beh, allora buona notte.» dico, sistemandomi fra le lenzuola. Silenzio. Ho il cuore in gola.
«Lolo.». Il mio nome. La sua voce. Mi giro lentamente verso di lei. È buio, ma riesco comunque a distinguere i suoi lineamenti. La sento avvicinarsi a me. Percepisco il suo respiro, mentre la sua mano carezza la mia guancia.
«Non mi lascerai, vero?» domanda, timida. Deglutisco. E come potrei?
«Mai.» dichiaro. Di nuovo un silenzio assordante. So cosa sta per succedere e ho paura. E se non fosse pronta? E se dovesse rivivere quella sera?
«Sei sicura?» chiedo. Nessuna risposta, solo un timido movimento in avanti. E, quando le sue labbra incontrano le mie, ogni nostro timore svanisce. Siamo solo io e lei, nient'altro. Il suo dolore, il mio senso di colpa, chi le ha fatto male, Sean, ogni cosa non esiste più. Restiamo solo noi due e un sentimento nuovo per entrambe. No, Camila, non potrei mai lasciarti. Ne andrebbe della mia stessa vita.

~𝑺𝒐𝒎𝒆𝒕𝒉𝒊𝒏𝒈 𝒕𝒐 𝒉𝒐𝒍𝒅 𝒐𝒏 𝒕𝒐~ 𝑪𝒂𝒎𝒓𝒆𝒏🌙☀️🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora