2.Appearances

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2.

I think I might drown
I'm suffocating silently in front of the crowd
(The Material-Appearances)

Camila POV

Scendo dal taxi, terrorizzata. Non ho mai avuto più paura di così. Per la festa la produzione ha noleggiato una villa con piscina dalle parti di Long Beach. Si vede il mare da qui. Eppure, questo spazio sconfinato non fa altro che soffocarmi ancora di più. Inspiro ed espiro, quattro volte.
«Signorina, ha intenzione di pagarmi la corsa o vuole fare un altro giro?» mi richiama il tassista.
«Oh, sì, scusi.» rispondo, frugando nella borsa alla ricerca disperata del portafogli. Sono così agitata che mi cade tutto di mano e il contenuto della pochette si riversa sull'asfalto.
«M-mi s-scusi, o-ora la p-pago.» balbetto, mentre recupero le mie cose. Iniziamo bene, Mila. Benissimo. Sto ancora raccattando il contenuto della mia borsa da terra, quando una mano fredda si posa sulla mia schiena. Sussulto.
«Mila, sono io, Dinah.». Non so se devo agitarmi ancora di più o se posso rilassarmi. Scelgo una sorta di terza via. Mi alzo, mascherando il mio evidente disagio.
«Pago io.» afferma Dinah, allungando la mano piena di soldi al conducente. Mi aiuta a sistemarmi e mi abbraccia, salutandomi calorosamente. Sobbalzo a quel contatto, così disabituata alla presenza di altri esseri umani all'infuori di Ariana e Billie.
«Mi sei mancata, Cabello. Dov'eri finita? È da due mesi che io e gli altri proviamo a scriverti o a telefonarti.»
«Io ho... Ho il cellulare rotto.». Che scusa patetica. Ovviamente non se la beve, ma non insiste oltre. La ringrazio con lo sguardo per questo. Entriamo nella villa e ci dirigiamo nel salone principale. Vorrei solo poter scappare a casa. Persone, troppe persone. Volti noti e sconosciuti, tutti rivolti verso di me. Sento il cuore battere all'impazzata.
«Mila, stai bene?» si preoccupa Dinah. Non riesco nemmeno ad aprire la bocca. Sono totalmente bloccata, riesco solo a pensare di voler essere a casa, nella mia stanza.
«Mila!» mi chiama, cingendomi il polso con una mano. Pessima mossa, Dinah. A quella stretta sento il respiro farsi sempre più affannato. Vorrei solo riuscire a chiamare Ariana e farmi venire a prendere, ma non ne sono in grado. In qualche modo, riesco ad indietreggiare fino all'ingresso. Qualcuno mi trascina fuori. Annaspo.
«No!» urlo. Sono nel panico.
«Mila, ferma. Ferma!» prova a calmarmi qualcuno. Continuo a divincolarmi, ignorando la persona che ha appena parlato. Cado per terra. Mi giro a pancia in su e la vedo. Lauren è di fronte a me. Si accuccia e mi si avvicina. I suoi occhi verdi sono lucidi e preoccupati. Lei è l'ultima persona che avrei voluto mi vedesse così. Striscio all'indietro, incapace di fare altro.
«Camz. Camz, fermati.» dice. Non la ascolto. Continuo ad indietreggiare, fino a quando non mi ritrovo contro ad un muro. Maledizione, sono in trappola. Ormai sono in iperventilazione.
«Camz...»
«No, vai via! Andate via!» grido. Paura, panico, angoscia, non so più nemmeno io cosa mi stia trascinando nell'abisso. Davanti a me vedo solo ombre. Vengono a prendermi e io non posso resistere. Non stavolta. Un muto urlo è tutto ciò che esce dalla mia bocca. Non esiste appiglio. Nulla può salvarmi da questa caduta. Precipito nel buio e nulla mi afferrerà. Nulla.

Lauren POV

Non la vedo da due mesi, ma mai avrei immaginato che me la sarei ritrovata davanti in queste condizioni. Non so cosa fare. Dinah mi osserva, sgomenta. Forse si aspetta che sia in grado di aiutarla, ma la verità è che non ho idea di come agire. Più provo ad avvicinarmi e a stabilire un contatto, più lei si perde in chissà quale mondo pieno di orrori. Deglutisco, incapace di prendere una qualsiasi decisione.
«Hai il numero di Ariana o Billie?» chiedo infine a Dinah. La mia amica mi fa cenno di no col capo.
«Maledizione!» impreco. Dovrò usare il suo telefono e questo significa che sarò costretta ad avvicinarmi a lei e a prenderle a forza la borsa. Mi chino e cerco di accostarmi a lei il più lentamente possibile. I suoi occhi castani sono completamente dilatati, non sono nemmeno sicura che veda realmente me. Non appena afferro la borsetta e faccio per sfilarla, la vedo irrigidirsi. Che diamine ti è successo, Camila?
«Scusa.» mormoro, impadronendomi della pochette. Ci rovisto dentro. Trovo il cellulare e prego tutte le divinità esistenti che Camila non abbia un codice per bloccare lo schermo. Ovviamente non è così. Mi volto verso di lei. In queste condizioni non sarà mai in grado di dirmi qual è la combinazione numerica giusta. Provo l'ultima carta, quella delle chiamate d'emergenza. Grazie al cielo il primo numero è quello di Ariana. 
«Mila? Stai bene?» risponde subito. È agitata, come se si aspettasse quella telefonata.
«Ariana, sono Lauren. Camila è qui davanti a me e ha una crisi di panico. Io e Dinah non riusciamo a calmarla.» spiego. La sento imprecare e agitarsi.
«Arrivo subito, il tempo di salire in macchina e sono lì.»
«Cosa dobbiamo fare?» chiedo. Camila trema sempre più forte e sono davvero preoccupata.
«Aspettatemi. Ti prego, Lauren, non fare nulla di avventato.» si raccomanda Ariana. Conclude la chiamata e io non mi sono mai sentita più impotente.
«Cosa ti ha detto?» domanda Dinah. È preoccupata quanto me.
«Che sta venendo a prenderla e di non fare niente.» rispondo, laconica. Ho le lacrime agli occhi. Mi piange il cuore a vederla in questo stato. Mi metto di fronte a lei. Vorrei solo che la smettesse di tremare così tanto. Le sfioro la gamba e lei la stringe a sé, come se avesse paura che io gliela porti via.
«Camz, ti prego, guardami.» la richiamo. «Sono io, sono Lauren. Qui c'è Dinah. Siamo qui per te.». Niente, nessuna reazione. Sto per gettare la spugna, quando decido di provare un'ultima mossa. Comincio a canticchiare una canzoncina, sperando che la riconosca. Fa una faccia strana, come se non sapesse bene cosa seguire fra la sua crisi e la mia melodia.
«La sigla di Dawson's Creek? Sei seria?» sbotta Dinah. Le faccio segno di tacere e continuo a cantare. Camila sembra quasi una bambina. Sta uscendo dalla sua testa, lo sento. Le sorrido. Trema ancora, ma decisamente meno.
«Mila!». Mi giro. Ariana è arrivata. La stringe a sé e io mi allontano. Mi chiedo perché rifiuti qualunque contatto fisico all'infuori del suo. L'aiuta a riprendere un respiro regolare e a smettere di tremare e la fa alzare. La fa accomodare in macchina e poi ci raggiunge.
«Grazie ragazze.» esordisce.
«Non abbiamo fatto niente. Ed è vero.» risponde Dinah.
«Siete state con lei. Mi dispiace, vorrei potervi spiegare di più, ma purtroppo non posso. Sappiate solo che è una situazione complicata.». Mi gratto la nuca, mentre osservo Ariana mettere in moto l'auto e andarsene. Piccola Camila, che cosa diamine ti è capitato in questi ultimi due mesi?

~𝑺𝒐𝒎𝒆𝒕𝒉𝒊𝒏𝒈 𝒕𝒐 𝒉𝒐𝒍𝒅 𝒐𝒏 𝒕𝒐~ 𝑪𝒂𝒎𝒓𝒆𝒏🌙☀️🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora