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"Il divertimento è l'unica cosa che il denaro
non può comprare"
[The Beatles]

«Buon Natale!». L'urlo di uno Zander per metà ubriaco riecheggiò per le pareti del cal0x, mai stato così vuoto prima d'ora a causa della giornata in cui ci trovavamo. Avevamo deciso di goderci il Natale all'interno del locale perché potevano avere tutto ciò che desideravamo: drink, alcolici, musica e divertimento in solitudine. Zander aveva portato dei bellissimi cappellini da babbo natale, uno anche per Soter, Winston aveva comprato dei dolci, io mi ero occupata di comprare i vestiti, per loro dei semplici boxer rossi attaccati a delle bretelle e per me una tuta aderente da moglie di babbo natale, rossa e a forma di gonnellina da studentessa. Sembrava l'inizio di un qualcosa di pervertito, ma era tutto molto divertente. Calum, che per oggi faceva il dj, fece partire "Party Rock Anthem" dei LMFAO, raggiungendoci poi in pista mentre si scolava da solo una bottiglia di rum. Malgrado il mio drink analcolico, feci cin cin con lui e iniziai a saltare e girare per l'intero locale con lui al seguito, che sorrideva e beveva, sorrideva e beveva.
Zander ci seguì muovendosi ritmicamente e buttando la testa all'indietro da alcune risate. «È il Natale migliore della mia vita!».
Winston sorrise, con la bocca sporca di cioccolato, causato dal muffin pieno che stava mordendo. «Questo perché sei sempre stato solo come un cane».
Risi, sapendo che era da loro stuzzicarsi a vicenda, e Zander gli dedicò un bel dito medio. «Fanculo, stronzo! Però ti amo!».
Calum gli passò la sua bottiglia. «Questo è l'alcol che parla, amico». Si girò e mi passò sotto le gambe, alzandosi di scatto e facendomi finire sopra di lui, nella stessa posizione che avevamo usato tempo fa al lago. Sentì la fitta di mancanza al cuore a pensare che tutti quelli del nostro gruppo erano dai propri familiari, perfino Heron che era andato a casa di Harriet, tranne me e Calum. Perché noi non avevamo una famiglia, noi eravamo la nostra stessa famiglia, la nostra stessa casa, i nostri unici affetti. Adesso si erano aggiunti anche Zander e Winston, che a quanto pare non ne possedevano neanche, e io non mi ero permessa di chiedere qualcosa. Non sarebbe stato gentile.
«Ehi, stronzi, perché non giochiamo a one shot one truth?». Winston sorrise e si ficcò un biscotto intero in bocca senza problemi.
Zander, che era salito in piedi sul bancone, si fermò dal ballare. «Ma Sun è astemia». Mi venne da sorridere quando mi chiamò con il nuovo, anche se in realtà vecchio, nome. Erano stati tutti amorevoli su questo e avevano da subito preso l'abitudine di chiamarmi così.
Winston alzò le spalle indifferente. «Usiamo del succo alla pera. Noi siamo già abbastanza ubriachi anche senza shot e lei è sempre sincera».
«Stai per caso dicendo che io non sono sincero senza alcolici?». Calum si voltò di scatto verso di lui e io urlai di paura. Winston ammiccò divertito.
Zander scese con un salto dal bancone. «Facciamolo!». Posizionò gli shot di succo alla pera, che erano più di trenta ad occhio, su un vassoio e poi lo portò su uno dei tavoli contornati da divanetti neri di pelle. Si sedette con poca delicatezza e fece segno di raggiungerlo.
Calum mi buttò letteralmente sul divano, facendomi cadere di schiena e poi rotolare per sedermi composta. Sorrise. «Che brava bimba».
Sbuffai. «Fottiti».
Winston fece una tosse teatrale. «Ha una lingua lunga questa bimba».
«Sicuramente più lunga del tuo-».
La mano di Calum si posò sulla mia bocca e mi strattonò. «Non provocare il can che dorme o ti farà battute sessuali». Sbuffai e feci il dito medio ad entrambi.
Zander sorrise. «Se avete finito di disturbare la piccola-». Posò uno shot di fronte ad ognuno di noi. «Iniziamo a giocare».
Calum annuì. «Comincio io?». Annuimmo tutti. «Non riesco a dormire se c'è buio totale nella mia camera». Prese lo shot e lo bevve.
Questo lo sapevo già. Pensai a cosa dire. «La prima volta che ho guidato da sola a 18 anni ho investito un riccio e ho lasciato la macchina in mezzo al nulla solo per potergli fare una degna sepoltura». Presi il bicchierino di fronte a me e lo bevvi tutto d'un colpo. Il gusto fresco della pera placò un po' la sete che avevano lasciato i drink precedenti.
Scoppiarono tutti a ridere, poi Zander prese il suo. «Non ho mai provato nulla per una donna se non la voglia di portarmela a letto». Bevve.
Sbuffai sorridendo. «Adesso che lo hai detto il destino farà entrare nella tua vita una donna che ti sconvolgerà».
Winston alzò il suo shot. «Qualche anno fa stavo per diventare padre, ma lei ha deciso di abortire senza dirmi nulla e-». Deglutì. «Il resto lo potete immaginare». Bevve tutto d'un fiato.
«Mio Dio, è orribile, Winston». Mi portai una mano alla bocca.
Calum si allungò per battergli una mano sulla spalla con affetto. «Amico, io non ne avevo idea».
Lui alzò le spalle e ci fece segno di continuare. La prima fui io. «Non ho mai fatto una gita né un viaggio di classe perché non sopportavo l'idea che sarei rimasta sola. Così facendo ho perso molte prime esperienze». Bevvi il contenuto e mi pulì con il dorso della mano.
Calum mi osservò indecifrabile, ma non aggiunse altro. «Non ho mai, e dico mai, passato le feste in compagnia. Sempre a lavorare o solo in casa, a parte quando è arrivata Sun in città l'anno scorso». Tracannò lo shot in due secondi.
Zander sorrise. «Il mio primo rapporto sessuale è stato ad undici anni, con una ragazza più grande, aveva tipo diciotto anni». Bevve.
Quasi mi strozzai. «Non sapevo neanche cosa fosse a quell'età io».
Sospirò teatralmente. «I tempi cambiano, ragazzina». Rise fragorosamente nel vedere la mia occhiataccia.
Winston prese il bicchierino e spinse Zander con una spallata. «Mi accollo alla confessione di questo idiota-». Ammiccò. «La mia prima volta è stata a dodici anni, appena compiuti. È stato il mio regalo». Bevve velocemente.
Strabuzzai gli occhi, sapendo che toccasse a me. «Io sono normale, credo, più o meno». Alzai il bicchierino e sorrisi. «Sedici anni». Bevvi tutto d'un sorso, pensando che avrei tanto voluto rispondere "diciannove", perché per me era stata quella, ma Zander aveva parlato di primo rapporto sessuale, non di quando avessimo fatto l'amore per la prima volta.
Calum storse il naso, ma sorridendo. «Vi batto, ma in positivo. Ho perso la verginità a diciassette anni, con la mia prima ed unica fidanzata». Un ombra scura passò sul suo volto, ma la nascose alla velocità della luce e tracannò il bicchierino. Chissà quanto zucchero stavamo assumendo, ma sicuramente il più del necessario.
Zander sbuffò. «Infondo sei un romanticone, piccolo bastardo».
«È l'effetto che mi ha fatto May-». Giocò maliziosamente con il bicchierino e si leccò le labbra. «E non è neanche l'unico».
Scoppiai a ridere, mentre Winston fingeva un conato e Zander si portava le mani sulle orecchie. «Amico, nessuno ti ha chiesto niente! Sono sicuro che il cobra lì sotto funzioni bene quando passa May senza bisogno che tu me lo dica». Assunse un ghigno malefico. «È lei che non ha nessun effetto nei momenti in cui è con te».
Calum ringhiò come un cane. «Finiscila, non è vero».
«Se si tocca la bambolina, lui azzanna come un cane». Winston fischiò.
Scossi la testa ridendo. «Siete perfidi!». Mi voltai verso Calum. «Tranquillo Cal, sono sicura che May sia costretta ad indossare un costume quando ti vede, perché altrimenti diventa una cascata».
Mi osservarono tutti sbalorditi e poi scoppiarono a ridere, con Zander che posava la testa sul tavolo, Calum che si teneva la pancia e Winston che era impegnato ad asciugarsi le lacrime. Ridacchiai anche io, ma non come loro.
Winston si sporse per battermi il cinque. «Sei proprio una di noi, Sun!».
«Adesso siamo una famiglia». Zander mi fece l'occhiolino. «E, nel caso tu non lo sapessi, nelle famiglie si può sempre contare l'uno sull'altro».
Lo guardai confusa. «Sento che c'è qualcos'altro dietro le tue parole».
Sorrise. «Semplicemente, io come tutti, ho visto come questo odiota-». Il suo dito indicò Calum. «È stato nervoso ed arrabbiato quando sei partita da sola, senza avvisare tutti, e com'è tornato solare e allegro ora che ci sei. Per cui, per favore, non fare più cazzate».
Winston annuì. «La famiglia è il luogo in cui potrai sempre tornare e loro ti accoglieranno a braccia aperte. Noi lo siamo e famiglia vuol dire che-». Il suo sguardo affettuoso si posò su di me e lasciò la frase in sospeso.
Calum sorrise e mi circondò le spalle con un braccio, lasciandomi un bacio sui capelli. «Nessuno viene abbandonato o dimenticato».
Zander sospirò. «Mi piacerebbe avere uno stitch personale».
Fui costretta a voltare la faccia verso la vetrata del locale, coperta da una tenda nera e rossa, colpita da un grande interesse di vedere cosa succedesse in città durante Natale. Non sia mai che qualcuno avesse visto i miei occhi diventare lucidi per una cosa che non mi ero mai sentita dire.

MepakWhere stories live. Discover now