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"Non pretendiamo che le cose cambino
se continuiamo a fare nello stesso modo."
[Albert Einstein]

Era davvero esilarante scoprire di sapere le cose più intime di una persona, ma non quelle più semplici. Per esempio, avevo scoperto solo adesso dove  il bronzo e il pulcino avessero scelto di alloggiare. La maggior parte delle persone che conoscevo, compreso i miei amici, avevano scelto un alloggio fuori dal collage stesso per avere più libertà, per la parte bella del vivere da soli pur rimanendo all'interno di alcuni condomini, come me e Harriet. Sia io che lei abitavamo nello stesso condominio, quindi non avevamo alcun problema a raggiungere la casa dell'altra. Ecco, forse "casa" non era poi un termine giusto. Era il necessario per uno studente fuori sede: una cucina, un bagno con la possibilità di scegliere doccia o vasca in base alla disponibilità delle case libere, un salotto con la tv e il divano e una camera da letto con un letto matrimoniale. Poi c'erano quelle con due camere da letto per chi voleva dividere l'affitto con un amico o un coinquilino, per esempio Angel e May. Jay e Heron invece avevano deciso di unirsi ad una confraternita, la Sigma Pi. Io e la bionda stavamo torturando Calum da quando ci eravamo sedute per cenare in un locale molto distante dai nostri luoghi di lavoro ma non era importante, tanto avrei dovuto aspettare le 22 per fare la chiusura mentre Harriet, invece, aveva già finito l'intero turno al supermercato. Cal sarebbe tornato al pub verso mezzanotte, il momento in cui il pub era più  pieno di gente ed era più facile che si formassero violenti risse. Infatti per le uniche due donne che lavoravano lì, lui si era preso molta cura di insegnare ad entrambe come difendersi e aveva anche pagato loro un paio di corsi di autodifesa. Tutto si poteva dire di Cal dal suo aspetto, ma in realtà era uno dei pochi uomini di cui ci si poteva fidare al 100%.
Cal mosse le mani in un gesto impaziente. «Vedrete, santo diavolo!».
«Non puoi dire che stiamo aspettando della gente prima di cenare e poi non dire di chi si tratta. Ho fam-». Harriet venne interrotta da un pezzo di pane ficcato in bocca da Calum, così da farla zittire all'istante.
Ridacchiai. «Non credo che le parole "santo" e "diavolo" possano essere messe nella stessa frase».
Mi guardò scocciato. «E chi lo dice». Spostò lo sguardo dietro di noi, verso l'entrata, e alzò la mano per farsi vedere da qualcuno. Non mi girai perché sarebbe stato imbarazzante, ma piuttosto continuai ad osservare le pareti colorate del locale, pieno di divani con tavoli di legno. Assimigliava molto allo stile del Road House o altri ristoranti stile Texas.
«Finalmente, cazzoni! Queste due donnacce stavano per morire di fame».
Un ragazzo con i capelli biondi, più simili al castano chiaro che a quelli di Heron, gli occhi grigi e una lieve barba ispida prese posto nel divanetto al mio fianco, mentre ridacchiava per le parole di Calum.
«È colpa di Heron, ragazze, ha avuto una certa indecisione su quale tipo di nero indossare oggi». E con questa frase si era aggiudicata la mia simpatia.
Io e la bionda ridemmo fragorosamente, mentre Heron ci fulminava con lo sguardo sedendosi al suo fianco. Jaymes si posizionò tra me e Calum, con un sorriso luminoso che sembrava stesse dedicando solo a me. Io invece mi sentivo a disagio, visto che l'ultima volta che eravamo stati così vicini le nostre lingue non erano state da meno.
Il ragazzo nuovo sorrise a me e poi dedicò lo stesso sorriso ad Harriet. «Mi chiamo Derick, piacere».
Altri due ragazzi si aggiunsero al tavolo portandosi dietro altre sedie e il corpicino di May, che richiamava sempre l'attenzione con i suoi vestiti di pelle nera e le sue catene, spuntò dietro di loro, mentre teneva la mano alla sua coinquilina Angel. Il suo nome non era poi un caso, poiché sembrava davvero un vero angelo con la sua bellezza disarmante e angelica. I suoi bellissimi capelli rossi erano sempre naturalmente arricciati sulle punte e i suoi occhi azzurri erano molto differenti da quelli di Heron, più sul verde acqua. E con "capelli rossi" non intendevo il tipo di capelli rossi più simile alle carote o alle zucche, ma il vero rosso fuoco, che non sapevo se fosse naturale o meno, ma rimanevano comunque uno spettacolo da guardare. Più volte le avevamo fatto notare la somiglianza con una dea irlandese di nome Morrigan, che era conosciuta come una sensuale fanciulla dai capelli rossi come il sangue.
Dopo aver fatto sedere May, con un occhiataccia da parte di Cal, e Angel, i due ragazzi si presentarono. Quello con i capelli neri lunghi, o almeno fino agli zigomi, e con una barba più folta di Derick mi osservò attentamente prima di parlare. «Io sono Bradford». Non aveva un tono cordiale, però era sorridente. Forse non gli facevo simpatia? Non che mi importasse.
L'altro era quello che sicuramente spiccava tra tutti per via dei suoi capelli: un intera nuvola bianca. Aveva i capelli più chiari che avessi mai visto, non sapevo se fosse albino ma ne dubitavo per via delle sopracciglia più scure, la pelle altrettanto cadaverica con un sottotono quasi grigiastro, e anche lui aveva gli occhi azzurri. Perché tutti avevano dei bellissimi occhi, perfino Jay e i suoi occhi color bronzo o Harriet e i suoi occhi dorati, mentre io li avevo di un semplice castano così scuro da sembrare nero?
Ad ogni modo, ragazzo nuvola sorrise in modo dolce. «Io sono Eryn».
Ognuno di noi strinse la mano ai nuovi arrivati dicendo il proprio nome, tranne Heron e Jaymes perché evidentemente facevano parte della stessa confraternita e in futuro degli stessi corsi. Il cameriere venne a prendere gli ordini e quasi tutti i ragazzi ordinarono pizza o hamburger, mentre Angel aveva preso direttamente dei pancake con panna e fragole, May un panino con bacon e cheddar seguendo l'esempio di Harriet e io un insalata. Avevo deciso di personalizzarla, mettendo pollo ai cornflakes, mozzarella a fette e crostini di pane, chiedendo anche delle bustine di ketchup a parte.
Lo sguardo di Derick passò da me ad Angel. «Siete strane. Ed è per questo che mi piacerete sicuramente».
Angel alzò le spalle con fare innocente. «Mi piace molto cenare con i dolci invece che con il salato».
Sorrisi e le battei il pugno. «E a me piace sperimentare con il cibo».
Jay, che fino ad ora era rimasto ammutolito, sbuffò. «Le patatine insieme al gelato al fior di latte lo chiamerei abominio, non sperimentare».
Vidi Eryn battere le mani ridendo. «Anche io lo faccio, amica!».
Sorrisi. «Vedi? È buonissimo».
Cal storse il naso. «Non direi».
May lo colpì con la mano. «Oh tu chiudi il becco, che ieri notte ti sei messo a mangiare le Doritos con il burro di arachidi». Mi chiesi come faceva ad esserne a conoscenza. Forse avevano passato la notte a casa sua?
Derick rise, sputando un po' d'acqua sul tavolo. «Questo è troppo».
Heron osservò Harriet sorridendo malvagiamente. «Sapete cosa è troppo? Non mangiare gli spaghetti perché ti fanno vomitare».
La mascella di Derick cadde definitamente a terra. «Ma perché diavolo non siete ancora stati dichiarati criminali al livello mondiale?».
Bradford, che adesso pareva essersi rilassato, iniziò a ridacchiare. «Se la smettete di litigare come bambini, vi prometto che vi farò rinascere le papille gustative con i miei biscotti al burro di arachidi, banana e noci. Loro sanno quanto cazzo sono buoni». Indicò Eryn e Darick, che stavano già per bagnare l'intero tavolo con la bava.
Jaymes annuì. «Amico, se sono come quelli che fa mia madre ti sposo».
Bradford gli fece l'occhiolino. «Allora prepara l'anello, amico. Stasera tutti alla Sigma Pi per uno spaccio illegale dei miei biscotti».
Quando il cameriere ci portò i piatti battemmo tutti le mani per ringraziarlo, poiché a quanto pare eravamo tutti molto affamati, e lui rise. Lo ringraziai quando mi posò il piatto di insalata davanti, piena di pollo cucinato con la tecnica del pollo del KFC, e quasi sbavai.
Jay mi sussurrò all'orecchio. «Come mai oggi così sana?».
Alzai le spalle indifferente. «Non mi andava di esagerare ancora, ieri sera ho cenato con i tacos a casa di Harriet e oggi a pranzo Win mi ha portato un sacchetto di five guys».
Sorrise. «Capisco la tua preoccupazione, ma mi sento di doverti rassicurare e farti sapere che-». Si avvicinò ancora di più e il suo respiro caldo sulla parte sensibile delle mie orecchie mi mandò mille brividi per il corpo, con la mente tornata al ricordo del nostro bacio. Da quando ci eravamo baciati non ci eravamo quasi più visti, malgrado fossero passati solo due giorni, e la voce dentro di me si era zittita del tutto. Non era più tornata a galla, pur avendola aspettata con molta ansia fino ad ora. «Sarai sempre bellissima».
Lo spinsi di lato dandogli dell'adulatore e aprì le bustine di ketchup con i denti, per poi metterlo nell'angolo più libero del piatto, sporcando ogni forchettata con esso.
Jay aveva ordinato dei burrito e degli anelli di cipolla fritti come contorno. «Vuoi assaggiare?».
Annuì senza neanche pensarci troppo. «Cosa c'è dentro?».
«Bacon, lattuga, pomodoro, mozzarella e salsa alla yogurt».
Mi avvicinò metà del burrito, che i camerieri avevano tagliato per renderlo più facile da mangiare, e ne presi un morso. Ovviamente qualche pezzo di insalata e bacon cadde involontariamente, ma Jay aveva avuto la premura di mettermi una mano sotto alla bocca come si fa con i bambini, per cui non mi sporcai.
Alzai un pollice per comunicargli che avevo gradito e lui rise, prendendone un po' anche lui. «Grazie per avermi fatto scoprire il nettare degli Dei».
Presi una forchettata della mia insalata e mi fermai a metà. «Ti va di avere coraggio assaggiando anche questo? È buono».
Mi guardò di traverso per un po', però poi cedette, mentre lo imboccavo con la mano sotto la sua bocca proprio come aveva fatto lui. Dopo un paio di minuti di masticazione diede un giudizio. «È buono, ma non vado matto del ketchup. Preferisco la maionese o la senape, il ketchup è aspro».
Lo guardai scioccata. «Perché la senape no?».
Rise. «Non hai tutti i torti». Con il pollice mi pulì l'angolo della bocca, un gesto tanto tenero quanto intimo, e indugiò un po' prima di ritrarsi, con lo sguardo fisso sulle mie labbra. Me le leccai involontariamente come una stupida e lo sentì inalare profondamente, alzando lo sguardo verso il mio. I suoi occhi parevano dirmi "non farlo o non risponderò più di me". La nuca mi iniziò a pizzicare, come se avessi mille sguardi puntati addosso, ed era effettivamente così: a parte la bionda e Heron, occupati a punzecchiarsi, ci stavano osservando tutti. Dopo un momento di imbarazzo tornammo a mangiare e a fare conversazione come se niente fosse, per mia fortuna.

MepakWhere stories live. Discover now